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La cosa che non vi ho detto

Ci sono tanti segreti dentro me, che forse rimarranno miei o che forse avrò il coraggio di dirvi.
Ma la cosa che non vi ho detto è che le perdite ti segnano dentro, ti fanno del male e, dopo il dolore iniziale, continuano a bruciare nello stomaco.
La mancanza è come una catena legata alle caviglie, la porti con te anche quando non vorresti. Con l'andare del tempo la senti sempre meno, ma sai perfettamente che fa parte di te, che si ripresenterà nei momenti più delicati, nelle giornate più cupe. La sofferenza è proporzionale in base all'importanza della persona che perdiamo. Voi siete stati importanti e la vostra mancanza, nonostante tutto, si sente eccome. Si sente nelle giornate cupe ma anche, e soprattutto, negli attimi di gioia e di svago, che sarebbero potuti essere i vostri. Mancate come quella sicurezza che una persona sa di avere in ogni giorno della sua esistenza; mancate malgrado fossimo consapevoli che fosse giunto il vostro momento. Mancate perché è sempre difficile voler ammettere del tutto che si è perso qualcuno di davvero importante. Ma la vita è questa e noi possiamo solo impegnarci a portarvi sempre con noi e a farvi vivere nei nostri momenti.
Ma io mi domando come possa star male per qualcosa che non ho mai sentito come davvero importante per me?
Non ci siete stati nei momenti di sconforto, di gioia, di confusione. O meglio, non ci siete stati come mi sarei aspettato, come avrei voluto. Sono cresciuto con l'idea che allontanarmi da voi fosse normale, ho capito tardi, crescendo, che mi sbagliavo di grosso; ma questo è un errore che abbiamo fatto insieme.
Siamo stati forse troppo stupidi, oppure forse troppo orgogliosi, per venirci davvero incontro. Sono cresciuto con le mie idee e con il mio distacco che non vi ha dato modo (non ci ha dato) di poter vivere insieme davvero bei momenti. Ciò che abbiamo passato è solo l'insieme di incontri e cene di famiglia, niente di più.
E magari la maggior parte della colpa è mia, del mio orgoglio, del mio modo di pensare e di reagire alle situazioni. Vi ho aiutato e penso di esservi stato accanto come avrei potuto e come avrei dovuto, ma mi sembrava più un mio compito, un mio dovere, e non un sacrificio fatto per aiutare davvero, o un modo per ringraziarvi. L'ho fatto perché andava fatto, ho aiutato perché dovevo farlo.
Mi dispiace e mi costa davvero tanto scrivere queste parole ma prima o poi lo avrei dovuto fare, le avrei dovute buttar fuori. Consenso o no degli altri, di una cosa sono certo. La mia coerenza e la mia onestà mi hanno portato a non pentirmi di ciò che ho scelto di fare.
Mi sareste mancati in altre situazioni ma adesso sarei un ipocrita ed irrispettoso se dicessi che mancate nei miei giorni, perché così non è.
Questa è la cosa che non vi ho detto, non so a che conseguenze porterebbe se venisse letta, ma non ho nulla da temere. Questo è un mio pensiero ed è forse il più sincero che ho.

 

l'autore Gianni Spadavecchia ha riportato queste note sull'opera

Un pensiero che ha aspettato un anno per venir fuori, un anno dalla morte dei miei nonni.
Di mio nonno in particolare.


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3 commenti     1 recensioni    

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1 recensioni:

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  • Antonio il 21/11/2017 11:00
    Avere il coraggio di esprimere i propri pensieri non è mai una sconfitta ed ha il profumo dell'onestà e coerenza. Molto bravo Gianni. Il mio plauso.

3 commenti:

  • maria angela carosia il 14/01/2019 16:19
    Non è facile dire la verità e tu ci sei riuscito molto bene. Un carissimo saluto
  • Angelica il 15/12/2017 18:03
    Forte ed intensa riflessione... la sincera analisi che offre uno spunto per riflettere. Grazie Gianni
  • vincent corbo il 18/11/2017 08:54
    Essere sinceri con se stessi è anche una scelta coraggiosa.

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