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Insediamenti di civiltà protostoriche in Saint-Martin-de-Corléans di Aosta

• Aosta offre oggi al visitatore una particolare e per molti poco conosciuta novità dal punto di vista storico e culturale. Di fatto oltre alle vestigia dell'epoca romana quali:Porta Prætoria, la Porta Decumana, il Teatro, l'Anfiteatro, la Cinta muraria e le torri il Criptoportico forense, il Ponte sul Buthier, la Villa della Consolata e l'Area funeraria fuori Porta Decumana, recenti scoperte del sottosuolo hanno riportato alla luce reperti di un sito megalitico la cui area risulta situata presso l'antica chiesa di Saint-Martin-de-Corléans nella periferia occidentale della città. Come noto il megalitismo si accompagna a civiltà protostoriche con manifestazione dell'architettura caratterizzata da monumenti eretti con blocchi di pietra di grandi dimensioni, grossolanamente tagliati. Le testimonianze più antiche sembrano iniziare nel Neolitico e, in alcune aree, nell'Eneolitico, prolungandosi in alcune regioni nell'Età del Bronzo. I tipi principali che si possono distinguere sono: dolmen; tombe a corridoio che introducono a una camera sepolcrale; tombe a galleria; menhir; cromlech. In particolare il significato dei cromlech (inizio 2° millennio a. C.), costituiti da pietre infitte nel suolo e disposte a circolo, è ancora piuttosto discusso. Essi sono talvolta collegati con allineamenti di pietre fitte, che sembrano costituire monumentali strade di accesso. Talora i monumenti megalitici recano una decorazione con motivi rettilinei o curvilinei (oculi), oppure con armi, strumenti, figure umane, simboli astrali. In Aosta il ritrovamento risale al giugno 1969 in occasione di scavi iniziati a scopo edilizio. Di fatto, nell'area prospiciente l'abside della chiesa lo sbancamento per la costruzione di una serie di edifici abitativi mise in luce particolari elementi litici che si dimostrarono subito di interesse archeologico. Il riconoscimento in particolare della parte sommitale di una stele decorata e in seguito dei montanti di un dolmen da parte degli archeologi della Soprintendenza regionale portò alla sospensione dei lavori edili e all'inizio delle ricerche sul campo in quanto l'importanza del rinvenimento apparve ben presto evidente. Così al fine di poter eseguire lo scavo nel modo più corretto, la Regione Valle d'Aosta dispose l'acquisto dell'intera area. Gli scavi sono stati lunghi e complessi e sono terminati solo nel 1990 e se ne capisce facilmente il motivo, se si pensa che sono stati individuati ben 22 strati, per una profondità di 6 metri, e che alcune strutture risalgono alle fasi più antiche dell'Eneolitico. L'area comprende numerose testimonianze realizzate a più riprese e gli archeologi dividono l'intera storia del sito in cinque fasi strutturali che, a partire dal Neolitico recente (fine del V millennio a. C.) e attraverso tutta l'Età del Rame (IV-III millennio a. C.), giunge all'Età del Bronzo (II millennio a. C.). La più antica sembra essere quella relativa all'erezione di una serie di grossi pali, probabilmente come parte di un tipico rito di fondazione: sul fondo di alcuni di essi sono infatti state ritrovate ceneri di crani d'ariete. Le date relative ad alcuni di questi pali, ricavate con il metodo del radiocarbonio, vanno dal 3070 a. C. al 2850 a. C. con una indeterminazione di 180 anni in più o in meno. I pali sono estremamente interessanti, visto il loro allineamento e la loro età. Configurata dapprima come un santuario all'aperto destinato al culto dei viventi, l'area assume solo negli ultimi secoli del III millennio funzioni funerarie, divenendo una necropoli privilegiata, con tombe monumentali di varia tipologia megalitica. In ordine cronologico sarà possibile apprezzare: le tracce di un'aratura propiziatoria corredata dalla semina rituale di denti umani (fine V millennio a. C.) seguita dalla creazione di pozzi allineati sul cui fondo trovano posto offerte quali macine unite a resti frutti e cereali. In un momento successivo (inizi del III millennio a. C.) si ha l'allineamento di almeno 24 pali totemici in legno orientati da Nord Est a Sud Ovest progressivamente affiancati e poi sostituiti da più di 46 imponenti stele antropomorfe, prima vera manifestazione del megalitismo in quest'area, magistrali capolavori della statuaria preistorica. La destinazione d'uso dell'area si fa infine nettamente funeraria con la costruzione delle prime tombe megalitiche, probabilmente occupate da membri di eminenti famiglie della comunità, costruite totalmente fuori terra. Protagonista esemplare è la cosiddetta "Tomba 2", eretta su un'insolita piattaforma triangolare di pietrame, utilizzata per quasi un millennio come sepoltura collettiva ospitante i resti di ben 39 individui. L'amministrazione regionale oltre ad essere intervenuta per tempo per proteggere e valorizzare i ritrovamenti ha anche in seguito realizzato un museo per conservare i monumenti e lasciati nella loro sede di rinvenimento. Lo spazio espositivo che si estende su un'area di circa 18000 mq protegge con una significativa costruzione architettonica l'area archeologica salvaguardando monumenti e reperti e nello stesso tempo li propone all'interno di un percorso informativo educativo. Il percorso espositivo, inaugurato nel giugno del 2016 inizia con una discesa temporale dall'odierno alla preistoria: lungo un tragitto costellato da immagini riferite alla storia umana, le passerelle dall'ingresso del museo conducono il visitatore al livello del sito archeologico vero e proprio (a circa 6 metri sotto il livello stradale). Qui si apre allo sguardo un ambiente grandioso: l'effetto cercato è quello di una comprensione visiva emozionale dell'insieme, colto come complesso monumentale, modulato dall'illuminazione che muta gradatamente con riferimento alle diverse ore del giorno. Attraversando la dimensione del tempo, i toni delle luci colorano l'atmosfera che avvolge i reperti archeologici, il dolmen, le stele abbattute, le piattaforme, le tracce delle arature. La visita è un continuo affaccio sul sito archeologico, in una sorta di costante dialogo "interno-museo / esterno-sito". Spiegazioni, approfondimenti e interpretazioni sono disponibili su apparati didattici e multimediali. L'itinerario si articola in sei sezioni, che seguono e ricostruiscono la periodizzazione del sito: la curva accogliente della cronologia termina indicando il passaggio alle arature, quindi ai pozzi, attraversando poi il lungo ambiente dedicato agli allineamenti di pali, per giungere alle stele antropomorfe e alla conclusiva fase delle tombe.

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