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Era Triste

Tutto si cominciava, come sempre. La sala di pranzo. La prima collazione. Molto rumore. S'iniziava un altro giorno scolastico-educativo.
- Fate una linea! - dice il professore. Lui si appoggia a una tavola vicina- già si è stanchi. Dopo la notte.
- Deve iscrivere un rapporto d'incidente: prendono in giro un insegnante!
- Sì, lo devo fare.
- Per favore, con silenzio, andiamoci sù.
... ma, che silenzio: i piedi pesanti- una protesta. non vogliono stare qua. Però, debbono.
- Buongiorno! Cominciamo la lezione. Oggi è lunedì. Dunque, dobbiamo fare molte cose.
... Un'allieva è dipressata. L'altra- con una debolezza strana. Uno si mette a parlare, chiaccherando delle cose non-importanti. L'altro comincia a produrre dei suoni della belva, come quelli di una mantra antica indiana- una protesta. Protestano: vogliono - "con la famiglia", però sono vigliacchi. Non lo fanno a una consigliere, una lavoratrice dell'officina: pensano, che quella abbia una potenza di Minerva. E- con professore- si può. Poco a poco, si studia: si quarda un film sulle bellezze dei parchi nazionali. Si studia delle parole sul continente e sul paese, si ripete, si scrive...
Una pausa. - Io murió. - dice l'alunno. Senta, signora dirigente, che dice? - No, non si può!
Eh... - scusi: non ha capito una parola. Non la sapeva in spagnolo. Era uno sbaglio. -Oh, grazie a Dio!...
La fine delle lezioni. Dopo una lezione dell'arte. Si getta via delle bozze incompiute... Su una di quelle- un dito medio in un color viola. - Un gesto del dire grazio da quello, a qual manca la famiglia... ma non mancano delle emozioni. Sì, riccione astuto.
Ciao!
di Ivan Petryshyn

 

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