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11 settembre, una storia

Un caldo sabato mattina di uno dei primi giorni di settembre 2001, Luca e Paola si sposarono nella chiesa della loro parrocchia. La cerimonia fu semplice e la festa che seguì in un ristorante vicino, con parenti e amici, fu allegra e spensierata, e altrettanto semplice. I giorni seguenti prepararono il loro viaggio a New York, dove avevano deciso - con qualche incertezza, ma dopotutto era la metropoli più importante del pianeta - di passare la loro luna di miele.
In quei giorni anche Mohamed Atta e 18 suoi compagni stavano facendo i preparativi di quello che sarebbe stato l'attentato terroristico più spettacolare (in diretta tv) della storia dell'umanità, a New York, poiché anche loro ritenevano che rappresentasse la vera capitale del mondo, oltre che l'autentico simbolo imperialistico degli Stati Uniti d'America.
Il programma turistico di Luca e Paola prevedeva che la mattina dell'11 settembre avrebbero visitato le torri del World Trade Center.
L'11 settembre 2001 accade quello che accade. Alle 8, 45 e alle 9, 03 due aerei dirottati dai terroristi di Atta si schiantarono, uno dopo l'altro, sulle altissime torri del World Trade Center, un altro aereo si abbatté sul Pentagono in Virginia, e un altro precipitò in Pennsylvania prima che raggiungesse il Campidoglio a Washington DC. Poi tutto il paese entrò in una enorme confusione e le comunicazioni di qualsiasi tipo divennero difficilissime se non impossibili.
In Italia le famiglie di Luca e Paola, che in diretta tv seguivano i drammatici avvenimenti, non riuscivano a mettersi in contatto telefonico con i due giovani, ogni atroce scenario si palesava possibile ai loro occhi. Muti davanti a un mare di parole e notizie che si riversava loro da televisioni, radio e giornali, speravano e pregavano. Amici e parenti si recavano a visitarli cercando di dare loro conforto.
L'attacco suicida fece 2996 morti, compresi i terroristi di Al-Quaida, e 6400 feriti. (A Pearl Harbor furono meno, 2403, di cui solo 68 civili, e 1178 feriti.) Lo sceicco Usama Bin Ladin, dapprima negò il suo coinvolgimento negli attentati, e in una intervista del 7 ottobre 2001, diffuso dalla televisione araba Al-Jazeera, dichiarò: "A Dio riconoscenza e grazia. L'America si è riempita di paura. Da nord a sud. Da est a ovest. E ciò che l'America prova oggi è ciò che noi abbiamo provato per decenni. La nostra Umma (la comunità di tutti i mussulmani) sperimenta questa oppressione da più di 80 anni e subisce quest'onta". In seguito, invece, lo stesso Bin Ladin ammise esplicitamente il suo diretto coinvolgimento.
Qualche giorno dopo l'11 settembre Luca e Paola riuscirono finalmente a mettersi in contatto con i loro familiari. Spiegarono che il gruppo turistico cui erano aggregati doveva essere alle Twin Towers prima delle 9, 00. Era però in ritardo, per cui, in pullman, quando si seppe che "qualcosa di molto grave" era accaduto, fu cambiato programma e destinazione. Luca e Paola, probabilmente, dovevano la loro salvezza a quel provvidenziale ritardo. Per le famiglie, i parenti e gli amici l'incubo, e la logorante attesa di notizie, ebbe termine. Il padre di Luca, qualche tempo dopo, si recò a piedi, pellegrino, in un non vicino santuario per ringraziare Iddio del ritorno, sani e salvi da New York, del figlio e della sua sposa. In lui maturò anche il convincimento, consapevolmente non privo di contraddizioni, e, in una certa misura, diffuso nell'Europa occidentale, che l'America fosse fonte di iniquità e di ingiustizia in tutto il mondo.

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