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Il persuasore
Ai tempi della pandemia
- È dura, zio. Più dura di quanto avessi potuto credere al principio. Io ci sto mettendo tutta la mia buona volontà, però questo... come chiamarlo, questo...
- Mostro. La parola giusta è mostro, Ciccio. Un mostro che ti sta dilaniando sin nelle viscere. Ma vista la particolare situazione in cui ci ritroviamo, non hai altra scelta se non quella di continuare a combatterlo con tutte le tue forze. Minchia, per caso gliela vuoi dar vinta? Fatti coraggio su, e dimostra di essere un uomo. Sei un soldato, l'hai scordato?
- D'accordo, vorrei solo che ci fosse un modo, una via percorribile che mi permetta di ammansirlo il mostro.
- E quale modo e quale via percorreresti? Ragiona. Siamo bloccati in questo cazzo di appartamento ormai da più di un mese, relegati quasi sempre al buio, perché i vicini sanno che la villetta in cui abitiamo è disabitata. Il briefing notturno organizzato con i nostri alleati Medium ci ha fottuti in pieno. Chi poteva prevedere che fossimo rimasti bloccati qui da un cazzo di virus incoronato? Fottuti alla grande dall'epidemia, ora dicasi pandemia. Ne consegue che se non vogliamo attirare l'attenzione, caro mio bello, è preferibile rimanere qui. Siamo alla frutta, ma solo metaforicamente parlando visto che non abbiamo scorte alimentari. Con solo acqua del rubinetto e scatolette di tonno. Scatolette che ho requisito a un marocchino che ho beccato in strada rifilandogli in cambio una passata di calci in culo. Ma nell'occasione ho scorto sbirri dappertutto. È impensabile uscire a far la spesa. Ci riconoscerebbero.
- E se ci costituissimo?
- Bravo, così il sottoscritto come boss riconosciuto della malavita organizzata e latitante da non so quanti anni si becca l'ergastolo, con i primi vent'anni quasi sicuramente da trascorrerli in isolamento. E a te non andrebbe meglio, te lo giuro. È vero che come soldato del clan ti darebbero solo qualche annetto da scontare. Ma chi ti dice, caro nipote, che una volta in cella non te lo beccherai lo stesso il coronavirus? Hai dimenticato gli assembramenti e le recenti rivolte in carcere?
- Be', in effetti...
- In effetti fammi la cortesia di non dire altre minchiate! E poi, ti informo che in carcere la tua vita sarebbe a rischio per altre questioni pregresse che riguardano il tuo background malavitoso nei confronti dei nostri soci alleati.
- Come? Quali questioni pregresse?
- Hai dimenticato la faccenda del Plan Colombia?
- Ma che c'entra, zio, con la situazione attuale?
- Che c'entra zio! Sentiamo anche questa, ora. Fai lo smemorato e l'imbecille con me? Hai scordato che anni fa hai minato l'efficacia delle nostre passate azioni di guerriglieri sul territorio colombiano?
- Zio, ti ho già spiegato come...
- Stop. Non è a me che devi dare spiegazioni. Io apprezzo che a suo tempo ti sei confidato raccontandomi come sono andate le cose. Ma come sai la nostra organizzazione si fonda sulla cieca obbedienza agli ordini, lealtà nei confronti dei nostri alleati Medium. Significa che oltre alla nostra famiglia, ci sono gli alleati a cui dobbiamo dar conto. Per ora sono riuscito a fermare i Medium, che ambiscono ad avere la tua pelle. Ti ritengono un traditore. Aspettano in pratica solo l'occasione giusta, per eliminarti. E dentro un carcere può succedere di tutto, caro mio. Io dall'esterno difficilmente potrei proteggerti al cento per cento.
- Ho solo risparmiato la vita a un ragazzino, zio.
- Ma, nel farlo, hai disubbidito agli ordini. Non dirmi che non te ne rendi ancora conto. Con la tua crisi di coscienza del cazzo, hai messo in dubbio il protocollo operativo dettato dalla nostra organizzazione.
- Zio, quel ragazzino non aveva fatto nulla di male, era così indifeso...
- Tutte stronzate. Un soldato che ha giurato fedeltà al padrino non può dar retta alle emozioni che albergano ogni tanto in una parte della sua coscienza. Un vero soldato non cede davanti ai propri sentimenti, li ripudia, se possibile. Se sei ancora vivo è solo perché sei mio nipote. Ma non sono pochi quelli che mi hanno chiesto la tua testa o il tuo allontanamento dalla famiglia.
- Zio, è stato più forte di me. Non potevo uccidere un innocente a sangue freddo. Aveva l'età di mia sorella.
- Però, per colpa di quel cazzo di ragazzino, che hai voluto risparmiare, è saltata fuori la conferma del nostro coinvolgimento sulla storia dei "falsi positivi". Spero che tu te ne renda conto, Ciccio. Quei diciannove giovani che nel 2008 abbiamo fatto scomparire da Soacha e Ciudad Bolivar, nella periferia di Bogotà, dovevano essere venti, minchia!
- Co-me posso rimediare?
- Intanto devi avere fiducia in me, Ciccio, a tuo zio e padrino. Ti insegnerò io come fare, passo passo, e vedrai che alla fine ce la farai a uscire dal tunnel.
- Io ce la sto mettendo tutta, zio, temo solo che il mio corpo non resista a tanto sacrificio. Ma la volontà, t'assicuro, è ferma.
- Non lo metto in dubbio. Ma come ho detto prima, è necessario che tu trovi un modo, voglio dire un metodo che ti induca a non pensare a questo mostro che ti spalanca le sue terribili fauci a ogni piè sospinto.
Nella stanza, intanto, cominciò a scandire il tamburellare della pioggia spinta dal vento contro i vetri.
- Brrr che freddo, zio.
- Tranquillo. Ora ci penso io.
Lo zio e padrino si alzò dalla sedia e andò a gettare un grosso ceppo nel camino. Poi si girò verso il nipote, e disse: - Ecco, va bene così?
- Sì, zio.
- Bene, ora come tuo padrino ti do un ordine che devi assolutamente rispettare. Da questo momento in poi devi digiunare, le scorte alimentari come sai bastano appena per una sola persona. Cioè per me. Tu sei un soldato, quindi per le regole che ci siamo dati spetta a te sacrificarti per il tuo padrino. Ma sono certo che ce la farai a resistere. Pensa ad altro. Ad esempio, che fuori c'è un freddo assassino e che tu stai qui bello al calduccio davanti al fuoco.
- Be', questo è vero.
- Lo so, Ciccio, immagino che ti devi sentire come spinto verso un precipizio, ma le tue facoltà intellettive sarebbero una risorsa inaspettata se solo ti impegnassi e aggrappassi a qualcosa di tangibile. Non dimenticarti che come tutte le cose, anche in questo tuo grande disagio ci sono un 'prima' e un 'dopo'. Un secondo fa, ad esempio, hai avuto un brivido di freddo, e dopo di ciò (sì, 'dopo') hai avuto una sensazione di calore. E ora stai cercando di schiarirti le idee, di resistere, e 'dopo' di ciò io mangerò la scatoletta di tonno e me ne andrò a letto. E tu non ci farai caso.
Ciccio annuì.
- Puoi fare tutto quello che ti pare - continuo lo zio e boss, - e non sarai schiavo del mostro né stanotte né domattina. Non fisseremo neanche un'ora per la colazione, in quanto la potrai fare 'dopo', ogni volta che vorrai. E siccome vedo che non è ancora matura in te quella fermezza che necessita, be', spezzeremo i vincoli dei ruoli che ci caratterizzano e ci faremo una bella chiacchierata senza fine. Fermerò l'orologio in modo da aiutarti a liberarti della tua ossessione.
Trascorse ancora una settimana durante la quale il tempo fu impietoso. Il freddo sembrava un uccello rapace legato con una catenella al posatoio che alitava sopra Bergamo. Lo zio e padrino seduto sulla sua poltrona fissava il nipote raggomitolato in un canto. A un tratto, si accorse che gli occhi del parente seguivano qualcosa d'invisibile ai suoi occhi, qualcosa che venne a interporsi fra lui e la mensola del camino.
- Ecco, è lui - disse Ciccio. - Ora finalmente lo vedo.
- Lui, chi? - domandò lo zio.
- Il mostro - rispose d'un fiato. Dopodiché, paonazzo in viso, Ciccio stramazzò a faccia in giù sul pavimento.
Lo zio e padrino si chinò su di lui e gli tastò il polso. Nessun battito.
- Minchia che disdetta - imprecò. - Morto proprio ora che aveva imparato a non mangiare!
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