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Il seme della follia

La macchina di Jack cominciò a borbottare insistentemente, prima di spegnersi nel buio della notte. Le spie sul cruscotto della vecchia Chevrolet lampeggiavano impazzite, come a supplicarlo di togliere le chiavi dal quadro. Jack incredulo, sorrise a denti stretti, prima di sferrare un colpo sul volante. La pioggia scrosciante lo invitava a non uscire, incoraggiata da tuoni e lampi. Picchiettava impietosamente sul tetto e sulle vecchie lamiere dell'auto, scivolando copiosamente sul parabrezza. Jack deglutì. Rassegnato cercò vanamente di riavviare il motore. Quella vecchia carcassa degli anni Sessanta lo aveva già lasciato a piedi in passato, tanto da convincerlo a venderla. Si sentì impotente quando si accorse di aver dimenticato il suo BlackBerry a casa di Jane. Povera ragazza, pensò, prima di sgombrare la mente e aprire lo sportello. Si interrogò sul destino e sulle ragioni di tanta sorte avversa, mentre correva nella direzione di una piccola casetta sul lato opposto della carreggiata. Si riparò sotto il tetto osservando la zona circostante. Si accorse ben presto di essersi perso, alberi e null'altro. Il rustico sembrava disabitato, ma bussò comunque alla porta. Privo di speranze, attese qualche istante finché udì un cigolio stridulo che attirò la sua attenzione. Una vecchia signora gli sorrise invitandolo a entrare. La casa era calda e accogliente, seppur priva di qualsiasi comfort. Una pentola di rame sulla brace del camino, un tavolino con tre sedie, un letto e una poltrona. La vecchia si presentò, allungando la sua mano esile :<< Il mio nome è Ester, piacere di conoscerti >>. L'uomo tentennò un:<< Ehm, grazie, sono Jack, molto lieto >>. Ester lo osservava senza smettere di sorridere, tanto da metterlo a disagio. Indicò la sedia più prossima al camino. << Sai, purtroppo non ho dei vestiti da uomo e non viene mai nessuno a trovarmi >>. I suoi occhi evanescenti, dal nero intenso, sfumarono lesti nel nulla, manifestando un apparente stato di trance. << Mangi con me stasera? >> incalzò l'anziana. In quel momento, Jack venne travolto da una spaventosa sensazione di minaccia. <<Ester, ora è meglio che vada, è molto tardi e devo fare parecchia strada >>. Il suo sorriso scomparve, facendo spazio a un ghigno terrificante. << Tu non vai da nessuna parte, siamo intesi? Intesi??? >>. Jack si paralizzò, mentre pericolosamente, la donnina si avvicinava. Sembrava scivolare sul pavimento, senza muovere un passo. Il suo volto era cambiato, volgendo in qualcosa di inumano. A pochi centimetri dall'uomo che avrebbe voluto darsela a gambe levate, l'unghia lunga e nera della strega lo costrinse a fissarla negli occhi, premendo sul pomo d'Adamo. Le porte dell'oltretomba si spalancarono in quel preciso istante. L'uomo che si maledisse per essere entrato in quella casa, perse il controllo, fisico e mentale. In balia di forze oscure, impietrito e spettatore di perfidi malefici, vide l'essere immondo in cui si era tramutata la donna aleggiare sul tavolo e versare del liquido nero come la pece in una scodella. Poi, la creatura gli si avvicinò, afferrandogli i capelli per fargli tirare indietro la testa e costringerlo a bere. Vecchia e orrenda prima, giovane e sensuale poi, la fissò scioccato, prendere le sembianze di una dea dalla rara bellezza e scorse il suo ghigno mentre lo cavalcava senza tregua, portandolo all'apice di un'estasi surreale, culminata da un orgasmo incontenibile. Infine, divenne il suo spuntino, adagiato sulle braci ardenti del camino, nell'aria l'odore della sua stessa carne che sfrigolava, cuocendosi lentamente.

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