La solitudine.
Quella cattiva, quella che ti spara nello stomaco.
La casa, fredda, quasi come il cuore
I suoi colori, spenti. Tu non li volevi.
Tu avresti scelto il cielo.
Qualcuno per te ha scelto l'inferno.
La cucina, piccola.
Una finestra con le tende a metà.
Per fare primavera, dicevi. O meglio, pensavi.
Ma era sempre buio, anche quando c'era il sole.
Quando cucinavi gli odori non andavano via.
Scoppiavano in quella cucina troppo piccola.
E le tue lacrime scivolavano sulla frutta caduta a terra.
La camera da letto, pulita. Un inferno pulito.
Orribilmente vuota di emozioni.
Neanche l'ombra di un cuore.
Un soggiorno pieno di tristezza
interrotta da una pila di Diabolik colorati.
E da un carillon a forma di mandolino
di cui ti sei innamorata in un mercatino africano.
Fuori le urla dei bambini, un pallone che rimbalzava sul marciapiede.
E nella tua testa.
Dentro, i litigi di chi non si ama più.
La magia di quei silenzi improvvisi
Dopo porte sbattute
Quei silenzi che scendevano come un regalo improvviso e inaspettato.
Ma che non avevi il coraggio di aprire.
Fino al giorno in cui l'hai fatto. Finalmente.
Hai aperto un silenzio e hai sentito il cuore che scoppiava.
Ti sei chiusa a chiave nel bagno per non sentirne il rumore.
Ti spaventava quel rumore, dopo tutto quel silenzio.
Ti seguiva ovunque tu andassi.
In quella cucina troppo piccola con la finestra che fa primavera
In quel soggiorno triste e grigio
In quella camera senza emozioni
E allora è stato un attimo.
Hai messo dentro una borsa
Le tue cose
Quei Diabolik colorati
Il carillon a forma di mandolino
E quella scatola di silenzio aperta.
Finalmente la vita.
I colori. Il sole. Il tuo cuore.
Una primavera, quella vera.
Un futuro pieno d'estate.
La tua borsa piena d'amore.