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La casa inquieta

Hanno suscitato chiacchiere e congetture gli strani avvenimenti del meccanico Francisco di G***. Il suo caso è apparso anche su un giornale locale.
Così un pomeriggio di settembre vado a trovare quest'uomo.
Il signor Francisco ha sessant'anni, è grassoccio, con i capelli grigi e l'aria stanca e un po' abbattuta. Gli dico che sono uno studioso di poltergeist e che mi interessa sapere esattamente cosa è successo. Lui emette un sospiro poi incomincia a raccontare:
"Sono già venuti in tanti. Dirò anche a lei quello che ho detto ai giornalisti. Prima di andare in pensione abitavo in una casetta alla periferia di G***. Una mattina mia moglie, malata di cuore da anni, ha avuto un attacco e non c'è stato niente da fare... Dopo la morte della mia cara Jenny sono rimasto solo e in casa sono incominciati i fenomeni. Le luci si accendevano, le porte si aprivano da sole... Ho chiesto aiuto ai vicini, al prete, a una maga ma non è servito. Non avevo paura, ma non potevo più restare. Dopo due settimane mi sono trasferito qui in casa di mia figlia sposata, e ho ripreso la mia vita."
Mi fermo di scrivere appunti poi faccio la mia richiesta:
"Vorrei vedere la casa."
L'uomo ha un sussulto e sembra pensarci un po'. Poi esclama:
"Venga."
Prende un mazzo di chiavi, si infila la giacca e usciamo. Dopo mezz'ora di automobile arriviamo a un sobborgo nuovo alla periferia di G***. A piedi ci avviamo verso il N°54, una casetta seminuova color giallo, con giardinetto incolto anteriore. Mentre il proprietario fa scattare la serratura noto i vicini che ci guardano sospettosamente.
Finalmente entriamo dentro.
Una saletta in penombra con il pavimento a losanghe bianche e nere. Alcuni mobiletti, un vaso di fiori in plastica, una vetrinetta con i bicchieri. Nell'angolo c'è una macchina da cucire. Sulla destra c'è un sottoscala tetro con mensole piene di scarpe e vestiti femminili attaccati ai chiodi. Fa molto freddo qui dentro.
Muoviamo alcuni passi ed entriamo in cucina. Dalla lunetta sopra alla porta del retro entra un po' di luce. La cucina è piccola e sporca. Alcune mattonelle bianche si sono staccate e l'acqua ristagna nel secchiaio. Una scopa sta appoggiata al muro.
Dalla cucina, salendo una scala ripida di legno, arriviamo al piano superiore. Entriamo in una stanza che odora di chiuso, con letto matrimoniale, un armadio, un comò. Ci sono boccette colorate, rossetti, scatole di cipria...
Il silenzio è rotto da piccoli rumori misteriosi. Si sente adesso il ticchettìo di una macchina da cucire provenire dal basso.
Faccio finta di non aver udito per non spaventare il signor Francisco che mi pare già molto nervoso. Per coprire i rumori inspiegabili che provengono dal basso cammino sul pavimento di legno lucidato e propongo a voce alta:
"Visitiamo anche l'altra stanza."
La stanza successiva è un ripostiglio con un letto da bambino e alcuni bauli.

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1 commenti:

  • gaetano il 11/04/2012 23:23
    carino come racconto.
    ma è una storia vera?

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