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Zia Mary

Infilo la chiave nella serratura e apro la porta.
Mi accoglie la sala lunga e fredda, con odore di chiuso. Macchie di muffa bianca sono sparse sulle mattonelle. La pianta in vaso è secca forse per la mancanza di luce e acqua.
Sono passate alcune settimane dopo i funerali di zia Mary e durante questo tempo nessuno è venuto nella sua casa.
Qui era sistemata la cassa con il catafalco, i ceri.
Cammino verso la cucina. Nel secchiaio sono rimaste ancora le tazze capovolte.
Ritorno indietro e passo davanti allo studio. In questa stanza strapiena di carte, libri e documenti, lei ha tenuto per 40 anni la contabilità del gasometro di suo padre.
Proseguo e salgo le scale di pietra che per 80 anni ha salito lei. Tocco la ringhiera di legno consumato, alla quale lei si è appoggiata durante tutto questo tempo.
Nel corridoio superiore ci sono quadri con foto ingiallite. Un arcolaio che usava quando era giovinetta. È rimasto perfino il cavallo a dondolo di quando era bambina.
Apro una porta ed entro nella sua stanza da letto. Penombra, silenzio, odore di biancheria.
Apro una finestra per far entrare la luce metallica di questa sera di Marzo.
L'armadio severo con sopra la foto di suo padre. Il letto liberty dove lei è morta, da sola, la notte del 2 febbraio.
Resto in piedi, immobile, in silenzio, in attesa.
Mi aspetto di rivedere di nuovo mia zia, anche se ho visto quando la chiudevano dentro la cassa e quando la sotterravano in cimitero. Mi aspetto di udire nuovamente la sua voce gracchiante; mi aspetto un segnale, qualcosa che mi faccia capire che lei vive ancora.
I minuti passano e non succede niente. Allora, ad alta voce faccio la domanda:
"Zia Mary, se ci sei batti un colpo".
Silenzio totale.
Ripeto la domanda e resto in attesa:
"Zia Mary, se ci sei batti un colpo".
Nessuna risposta.
Mi sento un po' stupido a parlare da solo, nella stanza vuota. I muri imbiancati davanti a me non possono rispondermi.
Lascio passare dell'altro tempo e poi ripeto ancora la domanda un paio di volte. Niente da fare. Questo sistema non funziona.
Cammino pensieroso sul pavimento di legno lucido e scricchiolante. Come trovare un modo per comunicare? Come posso fare per avere le risposte dal suo spirito?
Mentre cammino ripeto la domanda:
"Zia Mary, se puoi batti un colpo".
Il pavimento dietro di me ha uno schianto.
Mi fermo e penso. Le tavole sono secche e scricchiolano continuamente camminandoci sopra. Dunque questa risposta non è attendibile ed è dovuta al caso.
Riprendo a camminare producendo un'ondata di leggeri scricchiolii. Intanto faccio un'altra domanda:

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2 commenti:

  • Paolo Villani il 13/02/2015 12:08
    Il tempo presente non va per i racconti come questo per il quale andava meglio il passato remoto.
  • Miriam Angel il 03/12/2007 11:16
    un racconto ben strutturato, molto belle anche le descrizioni della casa. complimenti

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