Aveva terminato la tela con paziente maestria.
Affidato al vento il primo sottilissimo capo, che grazie ad un po’ di fortuna si era appoggiato su un ramoscello di Rubus, aveva tessuto l’altra estremità rafforzando i fili affinché risultassero abbastanza forti e partendo da metà dell’ archifilo si era calato fino alla base della ragnatela, dove aveva attaccato un secondo filamento perpendicolare al primo costruendo con abilità i primi tre raggi.
Congiunse infine gli ultimi fili della spirale per completare la sfera.
La trappola invisibile era pronta, non restava che nascondersi e aspettare che qualche ignara preda vi rimanesse invischiata.
La conversazione era stata piacevole, mai banale. Le aveva raccontato dei suoi viaggi conducendola nelle spiagge tropicali del Mozambico, nella splendida laguna di Bilene, nel deserto rosso australiano e nei souk di Tetouan. Una vita ricca di esperienze, riconoscimenti, avventura dietro cui si celava un alone di mistero.
Era rimasta infatuata, stregata da quell’uomo così abile nel raccontare, nel suscitare forti emozioni, nell’incuriosire non svelandosi.
Ignorava persino il suo nome, si faceva chiamare Shokunin, l’artigiano, colui che eccelle in un’arte. All’inizio si era avvicinata con distacco e cautela cedendo poi alla curiosità ed ora le era entrato con prepotenza nella mente. Un filo invisibile, una totale dipendenza e sottomissione psicologica la legavano allo sconosciuto, sentiva di appartenergli pur non sapendo nulla di lui.
Shokunin attese la sua preda. Esperto e paziente, immobile nel suo nascondiglio, era riuscito ad attirarla, a conquistarla col suo fascino verbale, a catturarla con sapiente ingegnosità.
Fulmineo nella presa l’aveva immobilizzata in un istante e avviluppata nel bozzolo le aveva instillato il suo dolce e fatale veleno.
Non si era accorta quasi di nulla.
Non si dibatteva, sentiva il suo corpo incapace di qualsiasi movimento, i pensieri confusi, si abbandonava ad uno stato di lenta agonia.
Shokunin spalancò le fauci soddisfatto, si apprestava ad un succulento, lauto pasto.