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Stanchezza

A volte mi coglie una stanchezza - non quella delle membra, quella la si supera lasciando che il corpo si distenda - no, non quella - e non è neppure una stanchezza psicologica, quella la si supera semplicemente dormendo - questa è una stanchezza oserei dire ontologica, stanchezza dell'essere, e di essere! Stanco di migliaia di sguardi che ti scivolano accanto, stanco di sentire passi che si allontanano, stanco di sentire voci flebili che sussurrano vane parole, stanco di sentire quel dolore sordo che ti pulsa nel centro del petto.
Vorrei essere nudo, ma non privo delle vesti, ma spoglio di pensieri e di sguardi. Spoglio di gesti desueti e antichi. Spoglio di abitudini e consuetudini.
Spoglio della carne fino a ridursi all'essenziale e sentire fino nel più profondo di ogni fibra l'attimo che si consuma in sé e lasciar che la luce del sole penetri fino in fondo a dissolvere anche le ultime ombre. Ecco cosa vorrei essere: pura energia, disancorata dalla carne greve e trascinata dall’inevitabile forza gravitazionale. Vorrei librarmi verso l’alto e roteare come un antico Sufi e perdermi…perdermi e perdermi e dissolvermi fino ad essere un punto denso ma sciolto da ogni legame, da ogni pensiero, da ogni vincolo. Finalmente libero di fluttuare e di essere solo un respiro che lento ma costante scandisce e ritma i tempi dell’universo.

 

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