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Penny è volata dal tetto. (Cap 2)

Il bar del sardo c’ha colori strani. Non lo ricordavo così. Sembra quasi un bar da fighetti, striscia verde mare di varie tonalità in alto su sfondo crema.
“È quasi carino” .
I piragna sono sempre nell’aquario che si incontrano con gli occhi tristi e chissà a cosa pensano. Forse alle acque limacciose dell’orinoco, forse a quella volta che ci è caduto dentro il vecchio con lo sbrego nella gamba “e che buon mangiare che si è fatto”.
Forse sono nati in un acquario e non pensano a niente, però così è meno romantico.
Anche gli avventori sono sempre uguali. Magari son cambiati ma hanno sempre le stesse facce e fanno sempre le stesse cose. Il sardo ha cambiato livrea alla sua tana, ma la sostanza è rimasta la stessa.
Busso sul vetro dei piragna, come facevo sempre.
“avanti, avanti” mi sorride un piragna “entra pure”.
Un vecchio quarantenne inchiodato alla slot machine elettronica inserisce monete e schiaccia sempre lo stesso pulsante.
Sguardo sbarrato.
Sempre lo stesso pulsante.
Due italiani, perché qui distinguere la nazione è d’obbligo, bevono mirto e parlano col sardo. Due magrebini dimentichi degli obblighi di fede bevono vino aromatizzato alla fragola, e parlano di chissà cosa nel loro idioma.
Due tardone forse dell’est sfoggiano gambe cellulitiche costrette nelle calze di molti chili fa da sotto una minigonna.
Mi avvicino al banco.
Il sardo smette di parlare, mi si avvicina.
-che prendi?- mi dice distratto.
Poi mi guarda mi riconosce e sorride.
-quale onore- dice?" tornato sei, tra noi poveri mortali-
Gli sorrido.
-ciao sardo-
Il sardo è alto poco e basso tanto.
Sfora il bancone di metà busto, ma non di più e il bancone, dietro, c’ha lo scalino.
Non ha paura di niente.
È nato in Sardegna ma vive qui da quando era un bambino, conserva ancora un che di selvaggio, negli occhi ha ancora l’istinto del montone di montagna ma ha imparato anche l’arte della pantegana di città, del randagio, del gatto da bidone.
È un saggio, è un furbo, è uno che sa mettertela nel culo quando vuole, ma solo se lo vuole. Nel quartiere non è il padrone, ne uno dei padroni, ne vive in disparte, tutto lo tocca ma niente lo graffia. Tutti gli debbono rispetto, tutti glie lo portano. Chi sgarra ne assaggia la collera, e nessuno può dirsi troppo potente per evitare la collera del sardo, ma capita di rado, quasi mai.
-beviamo- mi dice tirando fuori due bicchieri?" che prendi.-
Guardo sugli scaffali in alto.

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3 commenti:

  • sara rota il 24/10/2007 08:09
    Non mi ha particolarmente colpito, mi spiace... forse perchè non è il mio genere... alla prossima lettura.
  • luigi deluca il 20/10/2007 06:32
    OK, non concordo sulla posizione, è (o almeno sembra) un intrigante noir, non un "sentimental", insisto, devi dare particolari della "location", dedicare qualche rigo alla descrizione fisica dei personaggi (in particolar modo) dell' io narrante, fare appassionare il lettore e farlo tifare per lui, (qualunque sia il suo ruolo successivo), scrivimi appena pubblichi il seguito, CHE TI TENGO D'OCCHIO gigi

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