Cos’è questo calore luminoso che nell’avvolgermi le spalle non riesce fare breccia fra le crepe del muro. Fatico il respiro, mentre si rafforza la convinzione che ogni piccola molecola diminuisce di volume, si allunga, si adatta alle asperità della calce, proprio là dove una feritoia si è aperta a favore della creatività del mio pensiero, che è libertà.
La ragione non sostiene nessuna posizione, né quella ove sosto, né quella che mi vede molecola intrusa fra le irregolarità di una nuova libera vita. E la luce, fino allora invitante alla continuità del rito, si spegne nei graffi di questa superficie, si fa buio cono d’ombra. Ma qualche minuscola fibra di luce, intrufolandosi forse nei pensieri, illumina una nuova linea che si fa forma. Profuma ed è graziosa così composta, racchiusa e perlacea nel grappolo sembra lenire lo spavento con grazia e bellezza. Liliacea e sacra, perlomeno in letteratura, quasi umana, forse per la sua assonanza con Liliana, lei a me cara. Ma sono solo percorsi della mente, vie di fuga. La luce è cambiata, non la realtà ove batte esagerato questo tonfo di cuore. E non vi è amnistia. Vi è il duro sentiero della libertà.