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Strani incontri

Un pomeriggio di mezz’estate mi presentai in casa sua.
Aveva un dente nero.

L’atmosfera non era delle più cordiali ed anche la comunicazione aveva perso vigore. Credevo che rivedendola sarebbe stato come se non ci fossimo mai divisi, avevo un idea impressa come un marchio nella mente. Eravamo speciali noi, eravamo come andare in bicicletta, ma l’evidenza dei fatti smentisce anche le convinzioni più ostinate. Cominciai a rivalutare la natura del mio interesse nei suoi confronti. D’un tratto proprio mentre la stavo riabbracciando, stavo riconsiderando la consistenza delle sue ossa e mi rendevo conto che il suo calore, l’odore e la familiarità del contatto reciproco erano svaniti nel tempo. Non cancellati di punto in bianco, bensì dimenticati nei meandri dei ricordi.
Aveva perso la bellezza  dei vent’anni e la spensieratezza del suo sorriso aveva lasciato il proprio posto ad una smorfia imparata per smorzare gli animi. Un sorriso affascinante al quale ricorreva per sciogliere quelle situazioni imbarazzanti in cui la sua singolare bellezza l’aveva sicuramente messa in questi anni in cui non avevamo più notizie reciproche.

“Cosa sei venuto a fare?.. " un esordio non molto incoraggiante- .. non penserai di poterti ripresentare così nella mia vita!!”
Non mi sarei mai aspettato un accoglienza di questa forgia, ma ormai ero lì e non potevo tirarmi indietro.
“Non capisco, Marta, noi eravamo speciali.. Cosa c’è successo?”
Lei continuava a fissarmi con quel sorrisetto che non lasciava spazio ad interpretazioni.
“Non credo sia molto particolare quello che c’è successo. Ci sono storie che finiscono bene ed altre un po’ meno. Ci siamo persi di vista!”
Era stata risolutiva e cominciavo a pensare che forse sarebbe stato meglio avvisarla del mio arrivo, d’altronde era evidente che la nostra confidenza non ci fosse più. La socializzazione è un esercizio ginnico ed io non ero più uno sportivo da tempo.
Si esprimeva così con questa mezza misura. Dolcetto e medicina. Sorrisi e frustrazioni.
“Niente Marta, non sono venuto per nessun motivo. Sono solo qui per darti questo”
Gli porsi una pietra a forma di cuore, di quelle che lei cercava sulla spiaggia.
“Cos’è il tuo cuore di bambino?”
I suoi occhi riuscivano solo a velare una certa emozione.
“…”
Andai.
Marta rientrò in casa. Suo padre le chiese chi fosse venuto alla porta.
“Un vecchio amico, papà! Solo un vecchio amico”
Scese le scale che conducevano in cantina e prese un piccolo scrigno porta-gioie, ripose lì la pietra. Poi mise lo scrigno in un cassetto e lo chiuse a chiave.
Il mio cuore di bambino era al sicuro. Per ora.

 

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1 commenti:

  • eurofederico il 13/08/2014 18:26
    piccola delusione, ma... racconto carino!

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