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Ritorno da Layla

Da lassù Gabriel aveva una visuale spettacolare:
la città si intravedeva tra una nuvola e l’altra.
Scorgeva in basso le guglie della cattedrale centrale, in perfetto stile neo-gotico, annerite dagli anni. Le case erano perfettamente allineate l’un l’altra e tra le vie si vedevano correre tutti quei puntini neri come piccole formiche.
Era un giorno di festa, il mercato richiamava tutte quelle persone, chi per comprare e chi per vendere. Oppure solo per vedere le meraviglie che recuperavano i mercanti e poi esponevano sui loro banchi.
Dai comignoli delle panetterie si inalzava il profumo del pane e delle focacce appena sfornate,
mentre piroette di fumo scuro e pungente giungevano dalle botteghe dei fabbri.
Scese un altro po’ tagliando di netto una nuvola, e si avvicinò a quella scena da quadro.
La sua attenzione fu attratta dal gridare di un carovaniere che si era scontrato con un banco di frutta. La merce era sparsa al suolo, mentre il proprietario imprecava tutti i santi che gli passavano per la mente. Sorrise….
Fletté con maestria le ali per sfruttare appieno le correnti ascensionali, e in un baleno tornò metri più in alto.
Il sole gli scaldava dolcemente le piume.
Con un rapido movimento strinse le ali assieme e si diede lo slancio per aumentare la velocità:
non vedeva l’ora di raggiungere Layla.
Non ci credeva ancora…
Stava tornando a casa, i brutti ricordi che teneva dentro parvero scomparire.
Dimenticò il motivo del suo viaggio, dimenticò le difficoltà incontrate, e tutto il resto.
Solo una ferita sul braccio sinistro rimaneva in vista.
La coprì con la mano destra, come fosse sufficiente a coprire l’intero passato.
Gabriel tremò nel ripensare a quegli ultimi tre mesi.
Aveva rischiato la sua stessa vita, aveva rischiato di perdere tutto…ma ora…
Ora stava tornando a casa…Gli mancava quella piccola casetta ai piedi del monte, immersa nel verde del bosco che ogni volta inebriava con i suoi freschi profumi.
Ma non era tanto la casa…. ma Layla…
Dopo tutto quel tempo l’avrebbe rivista.
Non aveva dimenticato i suoi occhi azzurri come il mare, i suoi capelli corvini che gli ricadevano sulle spalle e sulle ali candide venate d’azzurro…
Il suo viso dolce, con le inconfondibili fossette sulle guance rosee.
No, non aveva dimenticato nulla di lei.
Sentì il desiderio aumentare sempre più, ma si trattenne dal volare ancora più veloce, era inutile….. tra poco sarebbe arrivato.
Tra poco avrebbe rivisto il suo angelo, l’avrebbe rassicurata sul fatto che non sarebbe più mancato così tanto da casa.
L’avrebbe coccolata finché non si sarebbe addormentata tra le sue braccia, e poi si sarebbe addormentato anche lui, tra il dolce respiro di lei…

 

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2 commenti:

  • Anonimo il 13/02/2011 19:40
    Un bel racconto, mi è piaciuto.

    Suz

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