racconti » Racconti su sentimenti liberi » La prima volta che ho visto il mare
La prima volta che ho visto il mare
Il giorno in cui Anita corse in casa, tutta trafelata, stavo sbucciando le pannocchie di granturco. Sotto il capanno ombreggiato, il cappello calato sulla testa, me ne stavo intento a sgranare, senza fretta. Il mucchio di granturco cresceva lentamente e anche per quell’anno il pasto per i polli era assicurato. Sono una persona ignorante?" questo è vero?" ho fatto fino alla terza elementare e per la verità l’ho ripetuta tre volte. Non mi avevano bocciato, che caspita, so leggere, scrivere e far di conto. Il fatto è che ero ancora troppo piccolo per dare una mano al mio babbo e alla scuola del paese la maestra insegnava fino alla terza elementare. Allora, senza tanta burocrazia, il mio babbo chiese alla maestra se avessi potuto continuare ad andare a lezione, che importava se gli altri eran più piccini, l’importante è che non stessi a bighellonare a casa.
Son convinto che le cose non succedono mai per caso: fu in quella classe che conobbi Diletta, la mia moglie adorata. Ma non voglio dilungarmi nella storia della mia vita, che peraltro non è nemmeno molto interessante. Una vita come tanti, che tanti hanno cercato di migliorare, di cambiare. Io no. Io mi sono sempre accontentato di questa vita, semplice e tranquilla. Il solo veder riunita a tavola la mia famiglia e il sapere che un piatto caldo per tutti c’era sempre era più che sufficiente per esser sereno.
Non avevo mai visto il mare. Questo era l’unico mio cruccio. Il mio paese era troppo lontano dal mare. Prima non c’era la possibilità, poi ho rimandato poi…. boh non lo so. Io il mare l’avevo solo sentito raccontare.
Anita è l’ultima di undici nipoti. La più piccola, la più ribelle, la più bella (ma questo agli altri dieci non l’ho mai detto). Anita sembra Diletta da giovane. Carnagione chiara, occhi verdi, capelli biondo scuro. Bel fisico asciutto e scattante, sembra una gazzella. Belle labbra morbide e rosee. È sempre stata la mia preferita - lo ammetto?" ma lo ammetto solo a me stesso perché con Anita le discussioni ci sono state eccome. Sempre. Una delle più forti fu quando volle caparbiamente continuare gli studi…
- Che te ne fai del diploma? Chi ti mette ‘ste stupidaggini in testa? Lo sai che le scuole son lontane, che bisogna che tu pigli il bus per andarci, che là ci sono i pericoli. L’hai presa la licenza media? Guarda tù nonna, c’ha la terza elementare e quasi ottant’anni, è campata lo stesso e bene. Pensa a pigliarti un bel fidanzato, a sposarlo e a farci i figli, dà retta a nonno che vòle solo il tuo bene, un dar retta ai tuoi amici che han solo grilli per la testa..
- Nonno, nonnino, io ti adoro, sei il mio nonnino preferito?" diceva dandomi pizzicotti sulle guance.
La presi anche con mia figlia che caldeggiava l’istruzione di Anita.
- Oh babbo ma mica si può continuare così per tutta la vita, via babbo, i tempi son cambiati, senza l’istruzione non si fa nulla, lasciala stare l’Anita, vuol diventare geometra, la professoressa m’ha detto che è brava, che è un peccato non farla continuare. Via babbo, cerca di capire, la donna s’è emancipata!
La donna s’è emancipata.
Dicono sempre così in casa mia. Che poi che vorrà dire? La donna è donna. È fatta per essere donna, per seguire la casa, per mettere al mondo i figli, per accudire il marito. La donna è come la mia Diletta, che i pantaloni non l’ha mai messi. Mi prende una rabbia quando vedo l’Anita con quei calzoni, i blue jeans?" li chiama lei. Io glielo ripeto sempre che ha le gambe belle e che con una gonna fatta per bene sarebbe tanto ma tanto più bella e che i giovanotti la corteggerebbero. Lei mi guarda con quegli occhi dolci, mi stringe forte forte e mi da un bacio sulla fronte…
- Ma io non ho bisogno dei giovanotti, perché l’amore mio sei tu!
Io la scanso e le dico “va via, via, un mi sbaciucchiare che tanto non mi compri” . Poi però mi giro per non farle vedere la mia emozione.
Quel giorno però no. Quel giorno mi infuriai davvero.
Stavo dicendo?" appunto?" che quel giorno Anita salì in casa tutta trafelata. Non ci feci caso, perché Anita è una bomba di vita, si entusiasma per tutto e per niente. Sentii un vociferare, poi lei scese le scale di corsa, mi travolse e sventolando come una bandiera un foglio gridò a squarciagola: “m’han preso nonno, m’han preso!”.
- “ma t’han preso dove? Ma di che parli?”.
- “m’han preso nonno, m’han preso, ho superato la prova. Il 18 parto! ”
Misi giù la pannocchia, entrai in cucina. C’erano Diletta e Giuseppina?" mia figlia. Mi guardavano con occhi strani, un po’ timorosi.
- Allora? ?" chiesi?" Qualcuno mi spiega qualcosa?
- Ascolta babbo, mettiti a sedere, cerca di star calmo che ora ti spiego tutto. Qualche mese fa Anita, dopo la maturità, ha fatto domanda per un concorso per l’accademia militare. Non t’abbiamo detto niente perché credevamo che non ce l’avrebbe fatta, i concorrenti erano tanti, troppi, le prove da superare erano dure. Non t’abbiamo detto niente babbo, ora… ora invece è arrivata la raccomandata che dice che Anita ha superato le prove ed entra in Accademia. È una scuola militare dove insegnano a diventare militari, marescialli, capitani, non ho capito bene, qualcosa del genere…
Io ci credo in Dio, eccome se ci credo, ma quel giorno la rabbia mi fece rivoltare l’anima e scaraventando la seggiola per terra cominciai a inveire contro Dio, con la rabbia che mi graffiava gli occhi e l’anima. E più bestemmiavo più la rabbia saliva. Diletta cercava di calmarmi. Feci una cosa che in cinquant’anni di matrimonio mai avrei creduto possibile: la colpii con una mano in pieno viso.
- Pazze, siete tre pazze. Ora basta. Ho sopportato oltre il sopportabile. Una donna militare in casa mia. Con tutti i lavori che ci sono al mondo?" che tra l’altro una donna neppure dovrebbe lavorare?" ma mettiamo che “la donna s’è emancipata” come dite tutti, mettiamolo: il militare deve andare a fare? C’ha il diploma di geometra no? Che faccia la segretaria a qualche geometra, che faccia la commessa, la parrucchiera, che faccia tutto ma la carabiniera no- no- no per dio! “. Il militare e la guerra è roba che è sempre stata per gli uomini e così deve rimanere! Pazze, pazze siete, pazze furiose, Anita no, Anita non ci deve andare! Se la vedevo io la prima domanda che ha fatto, nel fuoco la buttavo?" ecco che facevo - e lei la chiudevo nel granaio per un mese, così le tornava la ragione! A fare il soldato…. roba da matti, ma che vi siete bevuti il cervello tutti quanti in questa casa? Eh? Il demonio a voi v’ha preso, ecco ch’è successo, il demonio. “
Quella sera?" credo per la prima sera da quando mi sono sposato, non abbracciai Diletta, come sempre facevo prima di dormire. Spensi la luce e mi girai dall’altra parte. È ossessionante il rumore del silenzio forzato, quello cupo, quello fatto di rabbia, di rancore. La mia Anita, la mia dolce e piccola Anita, alla quale avevo raccontato le favole più belle, ora se n’andava, in una caserma, lontano da me. Tutti i sogni fatti per lei si infrangevano in mille pezzi, come quel fiasco di vino che avevo lanciato contro il muro. Nel cassetto in fondo all’armadio custodivo gelosamente il collier di perle che era appartenuto a mia mamma : era un oggetto antico, bello e prezioso, gliel’avrei dato il giorno in cui si fosse sposata, con l’abito bianco e i fiori d’arancio, così come me l’ero sempre immaginata. Invece ora partiva per la caserma, a far l’uomo andava la mia Anita. Che se ne fa una carabiniera di un collier di perle? Che se ne fa?
Il giorno in cui partì, sgranavo le pannocchie, senza fretta, sotto il capanno. Non mi alzai a salutarla. Ero carico di rabbia e di emozione. Avrei voluto abbracciarla forte, dirle “resta con me”, ma l’orgoglio me lo impedì. Vidi la sua ombra in piedi. Mi disse solo “ti voglio un mondo di bene”. Poi partì.
**
Anche se sono un ignorante sono un essere umano; e l’essere umano si abitua a tutto, alle gioie e ai dolori. Mi vergogno un po’ a dirlo ma quando arrivò la prima foto di Anita in divisa ebbi un sussulto. Non pareva una foto, pareva un dipinto tanto era bella con quella divisa nera bordata di rosso. Le mani dietro la schiena, un piede semi-incrociato sul davanti e, la gonna. Per dio?" la gonna! Guarda che mi tocca vedere alla mia età. Una donna che va a fare il lavoro di un uomo, che girava in casa coi calzoni e che ora invece è con la gonna. Con quelle gambe affusolate. Splendida.
- Babbo, che tu l’hai vista la foto di Anita? Non la trovo. Eppure era qui vicino al camino, ce l’ho messa io.
- Io non ho visto nulla, l’ho appena guardata quella foto. A me non me ne importa nulla dei militari, c’ho sofferto tanto io quando m’hanno mandato al fronte per forza e questa cretina ci va da sola, ma io dico….
- Ok ok basta babbo, basta, non importa, l’avrà presa mamma, non importa, me la farò rimandare.
Nessuno l’avrebbe trovata quella foto. L’avevo messa insieme alle perle. Una perla deve stare tra le perle. E poi quella foto era mia. Dietro c’era scritto “baci a tutti, dite al nonno che sono felice e che gli voglio bene”. Quindi era la mia. Che se la facessero rimandare.
Quando Anita tornò il mio orgoglio andò al diavolo. Lasciò a terra la valigia, mi corse incontro, mi abbracciò. Io non dissi niente. Mi misi a piangere mentre lei mi abbracciava e mi accarezzava i capelli… “Cocciuto, sei un nonno cocciuto ma sei il mio nonnino preferito”.
Stette qualche giorno a casa?" in congedo.
-Senti nonno, io domani parto, ma non torno in caserma. Vado più lontano. Molto più lontano. Non ci vedremo per qualche mese, però ti giuro una cosa. Quando torno starò a casa un bel po’ di tempo e quant’è vero che c’è Dio ti porto al mare. A te e alla nonna. Va bene?
- Ma tu sei felice? E dove vai così lontano? Perché vai lontano? Non ti trovi bene nella caserma dove sei ora?
- Sì che mi trovo bene nonno, sì che mi trovo bene. Però se accetto di andare lontano quando torno ho un grado maggiore, una stellina in più qui, vedi? ?" disse indicando la spalla?" e poi mi danno tanti tanti soldi, così andiamo in un Hotel bellissimo al mare. Oh nonno, io sono felice, tanto felice, se tu solo sapessi quanto sono fiera di questo mio lavoro, quanto ne sono orgogliosa!
- E allora va figliola, se così dev’essere che così sia!
- Prepara le valigie nonno, sarà la prima volta che vedi il mare. Ma ti rendi conto nonno? Il mare! Bello il mio nonnino al mare, bello!!!
Il giorno in cui Giuseppina corse in casa, tutta trafelata, portando un foglio in mano, stavo sbucciando le pannocchie di granturco. Sotto il capanno ombreggiato, il cappello calato sulla testa, me ne stavo intento a sgranare, senza fretta.
Pensai - “ora che va a fare il soldato anche lei?”.
Non sentii vociferare. Mi dissi “bisogna che vada su, chissà che combinano quelle due. Quando due donne stanno zitte c’è qualcosa di strano”
Misi giù la pannocchia, entrai in cucina. Mi guardavano con occhi strani, non timorosi ma sgomenti - in un silenzio agghiacciante.
- Allora? ?" chiesi?" Qualcuno mi spiega qualcosa?
**
Sei tornata piccola Anita. Da quel Paese lontano che nemmeno so dov’è. Sei tornata con un boing, quattro carabinieri intorno a te, giovani, immobili, con la mano obliqua in fronte a mò di saluto. E la fascia tricolore che avvolgeva la tua bara.
Te l’avevo detto di ascoltare tuo nonno, che pensava solo al bene tuo, ora se facevi la parrucchiera o la commessa non eri qui, piccola Anita mia. Ma al mare ci andiamo lo stesso. Fra pochi giorni mi consegneranno le tue ceneri. Il capitano ha detto che prima di partire hai lasciato scritto questo desiderio nell’eventualità fosse accaduto quello che in quel paese lontano purtroppo succede.
Ti ci porterò io al mare Anita: una perla deve stare tra le perle. E le perle stanno in fondo il mare.
Fine
12345
un altro testo di questo autore un'altro testo casuale
0 recensioni:
- Per poter lasciare un commento devi essere un utente registrato.
Effettua il login o registrati
- Molto bella, specialmente il modo di come racconti. Tutto molto semplice. Figa
- Forse, anche nella forma che tu definisci "diretta e parlata", basterebbe "sentire" quello che non dici ma che, e ne sono certo, hai dentro.
- Grazie Tiziano, è bello quello che dici e anche vero. La scrittura è la mia unica forma per esternare i sentimenti. Nella forma diretta e parlata sono decisamente pi? scarsa.
- Complimenti Ely, anche questo racconto è veramente molto bello.
Riesci a farci "sentire" i sentimenti, senza quasi parlarne. Una meraviglia.
- Bella! Mi piace molto! é spontanea e vera. Commovente1
Opera pubblicata sotto una licenza Creative Commons 3.0