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Storia di una chiamata - Capitolo 5° (prima parte)

È una ventilata mattinata settembrina dell’ 80. Il caldo acuto è già passato ed io mi guardo dentro: sono serena perché ho smesso l’aria cupa di “affossatrice della speranza” ed ora (dopo l’incontro con Francesco ad Assisi) non sono più disposta a “piangermi addosso” bensì ho ripreso a lottare per ricercare qui, a Catania, una comunità.

Certo sarà diversa dalla mia prima speciale comunità catanese nata lì a Lentini, tra i verdeggianti filari di pere, impreziosita dalle “nostre” Messe celebrate fra i campi a contatto diretto con la natura!

Ora sono pronta a ripartire perché ho portato via da Assisi il bastone … della speranza. Lo so, dovrò attraversare, ancora una volta, “deserti di città”, “oceani d’indifferenza” per vivere la mia unica, personale, ineliminabile chiamata, quella della comunità intesa come “luogo privilegiato” della presenza dello Spirito, anzi della Trinità.

<<… Neppure Tu ami restare solo>>

Sei un Dio di compagnia,

un Dio-comunità, un Dio-insieme,

un Dio: Trinità.

Ho chiaro perché tutte le anime

entrano in terra innamorate.

Ho chiaro perché l’insieme è medicina,

la solitudine veleno

perché l’uomo solo è in cattiva compagnia,

perché la gioia è a portata di cuore,

non a portata di mente.

Ho chiarito perché gli uomini risorgono

quando smettono di stare accanto

e si mettono insieme.

Solo insieme si parla,

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