Quando scegliamo una donna siamo attratti da un particolare insignificante.
Io mi sono innamorato di Patrizia per le sue lunghe trecce nere. Con qualsiasi pretesto mi piace toccarle delicatamente: sono pesanti e hanno un forte odore di capelli.
I capelli, gli occhi, il seno, una gonna, un profumo E subito scatta l'amore, l'attrazione che vorremmo durasse tutta una vita.
Ma la donna, l'oggetto donna, rimane sconosciuta; non sappiamo niente di lei, niente del suo corpo e della sua psiche. Non conosciamo quasi nulla di lei e pretendiamo di impegnarci per sempre.
Io conosco e amo Patrizia solo per le sue trecce. Non faccio attenzione ai suoi discorsi, non mi interessano i suoi gusti, il suo carattere, ma solamente le trecce. Eppure un giorno lei le taglierà, e quel giorno il mio amore finirà.
Ma anche se conoscessi tutto di lei, anche se avessi vissuto insieme a lei per un anno e avessi analizzato la sua mente come uno psicologo, a cosa servirebbe? Lei cambierà; tutti cambiamo. Fra alcuni anni sarà una donna differente da adesso, sarà fisicamente e psichicamente diversa, sarà un'altra persona.
Dire <amo una donna> significa amare un oggetto in fuga, un oggetto in movimento; e tutti i cambiamenti futuri che farà sono assolutamente imprevedibili.
Nonostante questo, prosegue il mio amore per Patrizia, continua la mia illusione stupida, frivola e meravigliosa.
Giugno 2002