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SIREN'S DREAMS
Un giorno una bambina aprì gli occhi e scoprì a malincuore che il suo peggiore incubo era diventato realtà.
Essere lasciata sola.
La solitudine.
La paura di restare soli è la peggiore.
È la stessa per la quale continuiamo a lottare tutti i giorni.
Stampandoci sorrisi ebeti in faccia. Riempiendo i nostri armadi di maschere. Allenandoci ore ed ore davanti a uno specchio a interpretare la parte migliore per quel frammento di vita.
Quel sogno le aveva parlato di solitudine rivolgendosi a lei con parole crudeli, piene di verità, ma crudeli.
E forse lei, in effetti, non era neanche più una bambina.
Stava mentendo.
Quel sogno parlava del sogno di un uomo.
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Solo sulla prua della sua nave, sul punto più alto, quello che solcava, infrangendo le onde, il mare, senza preoccuparsi delle ferite che infliggeva ad esso.
Era lì. Solo. E guardava il mare. Libertà.
Solcava il mare per sentirsi libero, eppure, più il tempo passava più si sentiva prigioniero di quella stessa nave che, bugiarda, gli aveva promesso ali leggere per volare ma che, ora, gli offriva solo ali fradice, troppo pesanti per poter volare e intrise di salsedine.
Quella solitudine che indefessa divorava tutto, implacabile, sino a quando non sarebbe restato più nulla. Come la solitudine.
Guardava il mare e pensava …
Chissà quanti sogni ha cullato questo mare, e quante speranze hanno infranto queste onde …
La risacca del mare e la sua immensità ti fanno sentire così piccolo, così inutile, inconsistente, perché nonostante la tua esistenza il mare continua a infrangere le sue onde contro gli scogli e sul bagnasciuga in un moto eterno e perpetuo … e osservandolo sembra quasi che lui, il mare, abbia scoperto il vero senso del vivere: andare e venire, continuare a muoversi e morire, asciugato dalla sabbia, e tornare in vita, con la risacca, anche se nessuno lo guarda.
E sembra che sia questa la cosa più importante, non fermarsi mai, onda dopo onda, goccia dopo goccia, corrodendo la terra silenziosamente, lentamente, mantenendo il ritmo, improvvisamente ritrovarsi sommersi … annaspare un po’ senza evidenti risultati e poi lasciarsi andare e annegare. Ma non arrendersi. Tornare con la risacca. Annegare ma non arrendersi. Per tornare con la risacca.
Questo è il segreto della vita: continuare ad andare avanti e non mollare mai. Onda dopo onda. Goccia dopo goccia. Passo dopo passo.
Infine sommergere il mondo che aveva sommerso te.
Una volta lo pensava davvero ma ora … ora non contava più .
Dall’alto guardava il mare, scrutandolo, attentamente, esaminandolo, contemplandolo, ammirandolo, cercando qualcosa, lì , tra le sue onde, qualcosa di ben nascosto.
Lunghe e profonde rughe solcavano il suo volto, profonde come il mare che lo circondava, antiche come il suo sogno.
Due occhi di un blu profondo che avevano visto mondi e mondi, genti e genti ma che non avevano mai più rivisto ciò che desideravano davvero rivedere.
Quegli occhi si erano riflessi in quelli di tanta e tanta gente … in altri occhi che spesso avevano supplicato pietà, che avevano avuto paura, terrore o addirittura disgusto nei confronti dei suoi, nei confronti degli occhi di un pirata.
Una lunga barba bianca. Un cappello con tre punte. Il cappello dei capitani. Un viso stanco.
I suoi occhi blu avevano visto morire talmente tanta gente sotto i suoi colpi, che avevano quasi una punta di rosso per quanto sangue avevano bevuto … dalle loro vittime.
Un pirata certo. Malvagio, crudele, maligno, marchiato dal demonio. Eppure non così cattivo da essere peggiore di tanti altri. Ormai in quegli occhi non c’era più cattiveria, solo il barlume fioco e quasi spento di un sogno.
Pensava a lei. Cercava lei. Ossessionato da lei. La bramava, la desiderava, la voleva per sé, perché lei glielo aveva promesso. Era stata una promessa tacita, sottointesa, ma sempre una promessa.
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Un tempo, quando era ancora un ragazzino. Già un pirata, marchiato dalla P. Ricercato dalla marina. Scellerato assassino e ladro. Ladrone di merci e di cuori. Amante di passioni proibite. Sprezzante del pericolo, delle onde e della morte. Banchettava con ella ogni sera e ne assaporava il sapore provando piacere. Godendo. La sua patria era il mare, perché ogni terra lo rifiutava e l’avrebbe rifiutato e risputato in acqua. Sua madre era il mondo, perché era figlio di tutte e di nessuna.
Una notte, buia e assetata di vite, ci fu una tempesta, violenta. la nave si frantumò in mille pezzi infrangendosi contro uno scoglio. Il giovane pirata cadde in mare. Tentò di nuotare, di sopravvivere, di ribellarsi alla morte, quella stessa con la quale tante volte aveva stretto patti proibiti condividendo piaceri e gioie.
La furia del mare, tutta contro di lui, quasi a punirlo.
Così giovane e già così dannato.
Poi il buio, stremato dalle forze si abbandonò al volere del fato beffardo.
Al suo risveglio aspettava di trovare brucianti fiamme e diavoli infuriati con fruste di fuoco a punirlo, e invece niente, niente di tutto ciò.
Quando riaprì gli occhi capì che si trovava su una spiaggia … vivo.
Chissà quale santo misericordioso aveva avuto compassione di lui e delle sue inutili richieste di aiuto invocate a Dio, urlate durante la tempesta.
Le preghiere sulle sue labbra sembravano quasi blasfeme.
Davanti a lui, o meglio, sopra di lui, sostava il volto di una ragazza che lo osservava, lo esaminava, con due occhi verdi che lo guardavano interrogativi. Era bionda e … bellissima.
Il giovane capì che era stata lei a salvarlo. Avrebbe dovuto perlomeno ringraziarla … ma chissà per quale fottutissimo motivo non lo fece. Forse troppa acqua di mare ingerita. Stava per dirle qualcosa quando lei, dopo essersi soffermata sui suoi occhi blu, accortasi del suo risveglio, spaventata, era corsa via. Sparendo verso il mare.
Ovvio il fatto che lui si “autopicchiò” e imprecò come un diavolo per essersi lasciato sfuggire la cosa più bella che gli fosse mai capitata durante la sua scandalosa e orrenda vita.
Una vita fatta solo di piaceri, vero, ma fatta di niente.
Ripartì con la prima nave nella quale si imbatté verso Tortuga, lì si fece aggiungere alla ciurma della prima nave pirata che gli capitò.
Tante e tante altre donne avrebbero sapientemente saputo curare le sue ferite in modi piacevoli, ovviamente per un po’ di soldi in cambio, quindi non si afflisse più di tanto per quella perdita.
Una perdita dolorosa, certo, tuttavia sopportabile e facilmente curabile. Nuove avventure lo aspettavano e nuove scelleratezze da compiere, nuovi tesori da rubare … ma, stranamente, nulla gli dava più il piacere che provava prima, l’amore non aveva più calore, il cibo era insipido, l’acqua non lo dissetava, con difficoltà si addormentava …
Un giorno al giovane pirata raccontarono una favola … una famosa favola di Andersen: “la sirenetta”
Era una storia triste: parlava di un giovane che veniva salvato da un tempesta in mare da una sirena … una ragazza che lo aveva salvato e poi era sparita nel nulla dirigendosi verso il mare …
Quella sirene si era innamorata del giovane che aveva salvato e aveva fatto di tutto per trovarlo ma …
Il giovane pirata ripensò a quella ragazza che l’aveva strappato alla morte … svanita nel nulla … persa tra le onde del mare. Quello stesso mare che lo aveva partorito, che gli aveva dato la vita e avrebbe potuto togliergliela in qualunque momento … quello stesso mare che l’aveva condannato ma che poi aveva deciso di risparmiarlo consegnandolo a lei. Lei era la sua sirena, si. Nei suoi occhi ricordava di aver visto tanta tristezza e tanto amore. Sapeva che lei lo stava aspettando. Come la sirenetta. Perso in questi pensieri il giovane non ascoltò il finale della storia … la triste fine della sirenetta.
Senza pensarci su due volte rubò una nave di modeste dimensioni e decise di partire per cercarla … non sapeva dove lei fosse ma era disposto a cercarla ovunque. Lei aveva risvegliato in lui qualcosa di cui non sospettava neanche lontanamente l’esistenza.
Aveva scoperto di avere un cuore. Un cuore che bruciava. Solcando ancora quel mare. Da solo.
La passione lo infuocava. La voglia di rivederla, di stringere tra le sue braccia quella sirena che lo aveva tratto in salvo e che lo attendeva. Fottutissimo fato! L’aveva abbandonato! L’aveva lasciato senza amore l’aveva reso cosciente di questa condizione troppo tardi! Troppo tardi! Avrebbe voluto vendere l’anima al diavolo pur di trovarla … ma l’aveva già venduta in cambio di ali fatte d’oro e intrise di salsedine. Lei gli aveva rubato il cuore, era per questo che non riusciva a provare più piacere senza lei, la vita non aveva più sapore …
Lei gli aveva rubato il cuore. Un pirata derubato. Che cosa ridicola!! Lui sarebbe andato a riprenderlo!! Com’era potuto succedere?? non sapeva neanche di averlo un cuore! Come aveva potuto addirittura farselo rubare?!
Ferito.
Si era innamorato. Non voleva ammetterlo.
Sanguinante.
Eppure, che stupido!, era su quella nave da solo ancora a navigare per cercarla. E l’avrebbe cercata in eterno. Sino a quando la solitudine e la salsedine non l’avrebbero corroso completamente. Fino a quando di lui non sarebbe rimasto più niente.
Tempo.
Tanto tempo.
Ormai la vecchiaia infame aveva rinsecchito le sue vene. Il suo sangue si era quasi del tutto prosciugato.
Un giovane pirata era partito alla ricerca della sirena che un tempo lo aveva salvato. Come nella storia.
Ma non ne aveva mai ascoltato il finale: la sirenetta si trasforma in schiuma.. Sacrificandosi per il suo amore non corrisposto.
Lui la cercava ancora nel suo viaggio infinito, eterno e non sapeva che lei l’aveva sempre accompagnato. Lei era la stessa schiuma che con la sua nave si ostinava a infrangere, con rabbia, contro quel mare che non gli permetteva di trovarla.
La feriva e si feriva.
Era su quella nave da talmente tanto tempo che sembrava essere diventato parte di essa. La bandiera nera sventolava con raffigurato un teschio che ormai non faceva più paura a nessuno. Faceva quasi pena. Qualcuno avrebbe addirittura potuto provare pietà nei confronti di quel vecchio pirata solo e abbandonato che si ostinava a inseguire una sirena, il personaggio di una favola bugiarda che forse non era mai neanche esistita.
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La bambina ripensava al suo sogno. Quel sogno sembrava così vero … vero come il fatto che lei ormai non era più una bambina ma era un’adulta o forse più …
Vero come il fatto che lei era da sempre stata innamorata di un pirata. Una cosa vera come il suo corpo fatto solo di mare, aria e … schiuma.
Lei … era la sua sirena …
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