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La leggenda del corriere

Era una notte di dicembre, una di quelle notti in cui nessun viandante osa avventurarsi fuori dal riparo della sua abitazione.
Il vento soffiava gelido dal nord, e mentre spesse coltri di nubi nere si addensavano a nascondere la prima falce di luna, accecanti lampi all'orizzonte erano un chiaro presagio di tempesta.
Una figura solitaria avanzava nell'oscurità incipiente, arrancava stoicamente nella neve che raggiungeva le ginocchia. Dense nuvole di vapore fuoriuscivano dalla sua bocca spalancata per la fatica. Un voluminoso pacco era legato sulla sua schiena curva, piegata in due per sopportare lo schiacciante fardello. Nell'inquietante buio di quella notte, un solo segno distintivo spiccava sulla sua giubba di pelle incrostata di ghiaccio: la sigla SDA.
Il corriere si fermò ansimante quando si accorse di essere giunto infine al perimetro del villaggio. Ce l'aveva quasi fatta.
Estrasse con mani tremanti da una tasca la bolla di consegna per controllare ancora una volta l'indirizzo esatto per la sua vitale consegna. Ma le dita ormai congelate non avevano più forza e un potente refolo di vento strappò via la gelida carta dalla sua presa inconsistente. La bolla scomparve in pochi istanti dalla sua vista.
Affranto ma non sconfitto, il coraggioso corriere non si diede per vinto. Avrebbe trovato comunque la casa giusta, il suo lavoro era troppo importante. In fondo, il villaggio era costituito da un'unica via, ora lastricata di ghiaccio, e le abitazioni erano in tutto solo otto. Ce la poteva fare.
I suoi scarponi chiodati fecero di nuovo presa sulla insidiosa superficie e lo portarono all'interno del villaggio.
Si lasciò dietro una piccola chiazza di sangue proveniente dal suo polpaccio sinistro. Aveva dovuto combattere persino contro i lupi per arrivare sin laggiù. Ma li aveva sconfitti.
Ormai allo stremo delle forze il corriere SDA raggiunse la prima umile casa di legno, e col rischio di frantumarsi le nocche assiderate, bussò con forza.
Attese.
Bussò di nuovo.
Nulla.
L'unico rumore che riusciva a percepire era quello del vento che gli urlava nelle orecchie, e dalla casa non proveniva alcuna luce.
Se quella fosse stata la casa giusta avrebbe dovuto lasciare il biglietto per l'assenza del destinatario e avrebbe dovuto portare di nuovo la merce un altro giorno. L'idea lo terrorizzava, ma lo avrebbe fatto volentieri. Lui era un corriere SDA.
Qualcosa, forse un rumore attutito, lo fece voltare. Davanti a lui si stagliava imponente un'enorme belva dalle fauci spalancate. Un orso bianco, e attaccata con il ghiaccio al suo irto pelo candido, vi era la bolla di consegna un tempo perduta.
L'orso ruggì e si gettò famelico verso l'indomito corriere. Nello stesso istante la porta della casa si apriva, un vecchio tremante avvolto in una sudicia coperta puntava una doppietta verso il cranio della bestia.
Il corriere schivò l'attacco dell'orso con una agilità che non credeva di avere. Con rapida mossa strappò la bolla dall'animale, estrasse una penna dal giubbotto e lanciò il tutto all'incredulo vecchio.

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7 commenti:

  • Vincenzo Bombardieri il 21/11/2013 19:11
    Una bellissima storia che tiene in ansia il lettore dall'inizio alla fine.
  • Anonimo il 03/06/2011 21:11
    Simpatico
  • Anonimo il 04/05/2009 16:55
    Bellissimo!
    Però povero corriere... ci sono rimasta male alla fine!
    Ma si è meritato il mausoleo!
  • Daniele P il 20/01/2009 19:14
    È un servizio di spedizioni sul territorio nazionale. Un giorno di grande rabbia verso di loro per una consegna finita male scrissi questa cosa.
  • Anonimo il 20/01/2009 17:50
    Racconto buono per i corrieri SDA, immagino, ma... cos'è l'SDA?
  • Daniele P il 07/02/2008 17:37
    Quelli almeno le pizze alla fine te le portano...
  • Susanna Melis il 05/02/2008 22:29
    Potrebbe essere un bello spot per l'SDA!
    Non oso immaginare cosa potrebbe accadere ad un portapizze...