Tra grigie nuvole e binari, il treno infine cessò la sua estenuante corsa. Dieci interminabili ore e tanti splendidi paesaggi (o forse l’unico, dolce paesaggio cangiante) andati persi nel buio…mai più viaggiare di notte…
Lo scenario si rivelò subito per quello che era: deplorevoli scritte e graffiti facevano da padroni nello squallore della stazione…un flash nella mia mente, e la scena vissuta non più di una settimana prima tornò nitida nella memoria: i nostri quattro sorrisi di meraviglia salutarono la graziosa stazione trentina, vivacemente decorata con divertenti murales. Lasciati da parte i ricordi, capimmo rassegnati di essere ormai a casa. Una macchina ci accolse ancora stanchi per la nottata, all’uscita dalla stazione, fieramente parcheggiata sulle strisce pedonali; “Sì, siamo proprio a casa”. Ulteriore conferma, il nuovissimo parcheggio per biciclette, alquanto deprimente vista la sua vuotezza e vista la sola bici legata intelligentemente al palo a fianco. “Siamo a casa”.
Le otto di mattina, la vita comincia a rifiorire, le prime macchine a circolare…”Attenta!!!” Così presa dai miei pensieri…che vizio credere di avere la precedenza sulle strisce! Per fortuna il gentile automobilista mi ha ricordato di essere tornata, col suo clacson.
I pensieri scorrevano come le valige sull’asfalto…asfalto…asfalto…sigaretta…asfalto…cartaccia…cartaccia…asfalto…poltrona?!? Cosa diavolo ci fa una poltrona in mezzo alla strada?! E un’asse da stiro…le hanno messe accanto alla spazzatura…siamo a casa.
Finalmente arrivammo nella splendida oasi che è la nostra “vera casa”, dove ebbi modo di riordinare le idee nella mia mente. Mia madre ci riuscì prima di me, fingendo di piangere come nella celebre pubblicità della crociera…
Coraggio, in fondo non cambia poi tanto, però…strade pulite…muri puliti... senso civico…gente silenziosa…le Dolomiti a incorniciare quest’autentico gioiello…e il freddo secco…insomma…un freddo che riscalda il cuore.