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Una sera a Venezia tra realtà e sogno

Una folla strabocchevole ha appena assistito al volo della Colombina ed al corteo storico, momenti, questi, che aprono ufficialmente il periodo carnevalesco a Venezia.
Ora, gradatamente e confusamente, la gente sta lasciando piazzetta S. Marco confondendosi con coloro che non sono riusciti ad arrivare sotto il campanile ed hanno seguito, in posizione meno favorevole, la discesa della “Colombina” dalla sua sommità fino alla loggetta di Palazzo Ducale, dove è in sua attesa il “Doge”, pro tempore, della festa.

Si è rinnovato, così, in chiave più moderna e spettacolare l’antico rito propiziatorio del volo della colomba, che era costituito da un grande involucro a forma di colomba, pieno di coriandoli che veniva fatto “volare” dal campanile alla torre dell’orologio. Appena giunto a destinazione la “colomba” si rompeva e tutti i coriandoli si spandevano per piazza S. Marco. Il modo con cui essi volavano era oggetto di pronostico per l’andamento dell’anno a seguire.

A fatica raggiungo piazza S. Marco, dove prosegue la cerimonia dell’apertura del Carnevale, con la sfilata delle maschere ed altri spettacoli proposti da un palco allestito all’estremità della piazza, opposta alla Basilica.
Il pomeriggio trascorre così per alcune ore, immerso nello spettacolo più genuino, colorito e multiforme costituito dalle innumerevoli persone assiepate nella grande piazza.
Veneziani di ogni età che hanno indossato gli antichi costumi, quasi tutti di foggia settecentesca, sontuosi e ricchi in ogni particolare o dei costumi originali, preparati con cura e maestria, con i quali dare sfoggio alla loro fantasia creativa.
Non è raro, nell’incontrare coppie o gruppi di persone in “costume”, rivivere idealmente un momento degli sfarzi carnascialeschi della Venezia del ‘700.
Quanta magia ed anche quanto mistero sono legati al carnevale veneziano, celebrato in tante opere letterarie ed in tante rappresentazioni pittoriche.

Dopo una giornata così coinvolgente ed anche defatigante, il desiderio di cercare un po’ di calma, allontanandosi dalla folla chiassosa, diventa impellente, insieme al desiderio di vivere in maniera più intima e personale l’atmosfera del carnevale in questa città unica al mondo, per collocazione e storia.

Decido, quindi, di allontanarmi dai percorsi cittadini più frequentati ed infilarmi, senza meta, nel dedalo di calli, campielli e rive.
È trascorsa oltre un’ora dal tramonto, il buio a Venezia si avverte più che in altre città: le calli strette, l’assenza di negozi al di fuori dei percorsi turistici, amplificano questa sensazione di ombra che ti circonda e sovrasta ed a poco valgono i radi lampioni che rischiarano, a tratti, l’antico acciottolato.

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