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La morte di mia madre
In ricordo di mia madre.
15 marzo ‘92
Sei grande Signore perché mi hai rafforzato nella fede nel colloquio di venerdì per offrirmi oggi, domenica mattina, la forza di confrontarmi da sola con il mistero della Morte che di colpo mi porta via mia madre, che si abbandona fra le mie braccia, mentre, in questa splendida giornata marzolina, fuori pulsa già la vita. Sono le ore otto, la mia comunità di San Cristoforo si sta preparando per il ritiro.
Ora lei è la figlia ed io sono la mamma la sostengo con una forza non mia, la chiamo dolcemente, prendo la tovaglia, le sollevo piano la testa la guardo allibita e sento tutto il fardello della solitudine amara di figlia unica perché mia sorella Rina, sposata da due anni, vive a Mestre.
Grido la mia angoscia, socchiudo la porta di ingresso e subito arrivano i miei vicini che sollevano la sedia e delicatamente appoggiano mia madre sul letto, mi sento come sdoppiata, io devo pensare a tutto sono madre e figlia insieme. Al telefono chiamo Rosalia, mia amica da sempre, insieme abbiamo condiviso i campi di lavoro del 70 e il viaggio ad Assisi; viene subito, mi abbraccia con forza e lucida, premurosa, consapevole della tragedia già avvenuta, mi dice di avvisare mia sorella Rina, per comunicarle la morte di mia madre. Ma la sua decisione mi angoscia perché continuo a sperare che sia solo un malessere risolvibile con una corsa all’ ospedale.
Rassegnata mi accingo a telefonare a mia sorella Rina d’ istinto lei intuisce qualcosa di triste perché mi invita a passarle la mamma al telefono e sentendo il mio diniego mi ricopre con un fascio luminoso di affetto.
E passano lente le ore, i vicini entrano, altri escono e un raggio di sole filtra dal balcone socchiuso, ma no è un piccolo biancore saltellante nello stupore generale dei pochi presenti, appare una colomba candida che si ferma mi guarda con i suoi occhi a spillo e vola via. Mi è sembrata una mia visione ma la saggia signora Maria dice : “È l’ anima di sua mamma che viene a salutarla”
E ora Signore mi fermo in preghiera e affido mia madre alla Tua misericordia, dai a lei tutte le gioie che non ha saputo più vivere dopo la morte di mio padre ed io Ti chiedo perdono perché spesso ho sentito il peso delle sue richieste, delle sue “pretese”.
La mamma mi voleva solo per sé, ma io non ho saputo esserlo mai, forse non potevo perché anche tu Signore mi volevi per Te con un Amore Geloso.
Vivo questo momento come in un sogno fra l’accettazione e la ribellione interiore per la tragedia che ha colpito me e specie Rina che si trova lontano da noi.
Ora sempre più vicino sento un brusio e percepisco delle voci note: sono arrivati i fratelli di san Cristoforo, da poco è finito il ritiro comunitario.
Sollecita mi alzo e abbraccio con lo sguardo tutti quelli che vedo prima della curva della scala ecco la famiglia Platania: Giovanni, Maria, Gilda, Annamaria e dietro di loro padre Egidio, Cettina, Giovanna, Grazia, Antonella, Concita.
Con fine intuito sacerdotale, padre Egidio si avvicina per primo mi abbraccia in silenzio, poi prende le mie mani fra le sue e recita il salmo: “Mio padre e mia madre mi hanno abbandonato ma il Signore mi ha raccolto” mi guarda intensamente, comprendo e ripeto piano con il cuore ancora in tumulto: Amen.
Mi chiamano perché nello studio il telefono squilla insistente alzo la cornetta e sento la voce di mia sorella Rina che sta venendo da Mestre.
Ha preso l’aereo proprio di corsa - dice.
Fin da piccola la corsa è stata la sua specialità e d’incanto la rivedo bambina.
Ora indossa il suo vestitino rosso a puntini bianchi adorno di collettino merlettato, ha appena tre anni e, come affascinata, guarda l’uscio spalancato del grande portone di legno intarsiato che qualcuno dei vicini ha dimenticato di chiudere.
D’istinto cerco di fermarla ma Rinuccia già vola libera e felice nella strada ed io, più grande di lei di ben cinque anni, ho l’incarico di sorvegliarla.
Mia madre con la folta treccia bionda, che porta a forma di corona, arriva trafelata e mi ordina: “Svelta, corri dietro di lei, raggiungila, la strada è pericolosa perché certamente Rinuccia è diretta alla stazione dove papà ha l’ufficio di maresciallo “ Il tono eccitato della voce di mia madre ottiene solo l’ effetto di bloccarmi, del resto, io, al contrario di Rinuccia, sono lenta nella corsa, ma subito trovo un rapido rimedio e con la mia voce tonante chiamo a raccolta i nostri compagni di giochi tutti più grandi di noi, capeggiati da Pietro che mi è caro.
Mia sorella Rinuccia corre, corre trafelata e nella corsa non poggia i piedi e tiene le braccia aperte per aumentare la velocità .
Per fortuna i primi quattro ragazzi la raggiungono trafelati, la prendono al volo e io da lontano, al sicuro sul marciapiede, l’aspetto insieme ad Adriana.
Il nostro gruppo si è sparpagliato ma la missione è raggiunta perché io, fin da piccola, ho amici accanto a me, anche se arrivo sempre ultima nella corsa.
Ora sento vicina la voce di Rinuccia che strilla: “Voglio andare da papà lasciatemi” ma i ragazzi la tengono ferma, si dirigono verso di me, sopportano i calci che lei distribuisce in modo equo, mi guardano interdetti mentre mia sorella cerca di svincolarsi adirata.
I ragazzi, capeggiati da Pietro, orgogliosi del salvataggio, la consegnano a mia madre che vedendola sana e salva pensa bene di abbracciarla, e io faccio fatica a distinguere i due volti cari uniti nella gioia e la lunga treccia bionda di mia madre si confonde con i boccoli dorati di mia sorella e il caldo sole della mia prima infanzia mi riscalda il cuore qui a Villa Literno in Campania.
La visione scompare e mi ritrovo in chiesa per il rito funebre, accanto a me c’è mia sorella Rina con suo marito e dall’ altro lato ci sono tutti i miei meravigliosi alunni della V “C” di cui io vado fiera.
Poco prima della preghiera dei fedeli, Marilena si stacca dal gruppo, si avvicina e mi stringe la mano come solo lei sa fare e mi sussurra piano: “Maestra vai a pregare per tua mamma noi, quali tuoi figli, lo vogliamo.”
Mi alzo e, sostenuta da una forza non mia, raggiungo l’altare : ora chiara e sicura si eleva la mia voce nella chiesa di San Luigi.
Stamattina mia sorella Rina mi aiuta preparare la valigia perché mi ha invitato a passare alcuni giorni nella sua casa di Mestre e poi passerò la mia prima Pasqua da orfana a Roma nella casa di accoglienza di Paola, cara sorella conosciuta a Catania nei gruppi ecclesiali di felice memoria.
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- Molto toccante... Quando è morta mia nonna francese Germaine... e son quasi 40 anni fa.. un attimo prima di morire.. ha alzato le braccia verso il Cielo.. e con degli occhi luminosi ha detto due volte... Maman.. Maman..
Come se sua Madre fosse venuta a prenderla.. ti scrivo e ne ho le lacrime agli occhi..
Con affetto
v

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