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STAGIONI

Questo è l'inizio di uno dei racconti del mio nuovo libro "I colori di Venere". Per un problema di diritti non posso pubblicarlo tutto.

Marco ha pensato proprio a tutto per il mio compleanno: un ricco buffet in giardino, le candele ai tavoli, uno stucchevole tovagliato color pastello, che poco si addice ai miei quarant’anni, la videocamera per riprendere questo traguardo di vita e persino un palco su cui cantano e si dimenano una donna cicciona e un chitarrista vestiti con abiti scintillanti a dir poco imbarazzanti.
E io che volevo festeggiare il mio compleanno in qualche locale con poche amiche, o brindare in una suite d’albergo con mio marito a sfinirmi di sesso…
Sorrido amaramente e, osservando Marco che impartisce ordini e si preoccupa di tutto, mi sento un’ingrata, si, la solita ribelle individualista.
Dopo un’ora siamo tutti in scena, orde di bambini devastano urlanti il giardino, le loro mamme guardano ogni angolo della casa prese da un irrefrenabile bisogno di malignare e criticare, i colleghi di mio marito urlano frasi da osteria, e mia suocera si lancia nelle danze con un minimalista tailleur di raso color fucsia.
Segue: la torta, le foto, il discorso di ringraziamento, lo scarto dei regali e la risata programmata alle battute degeneranti di mio cugino Ivan.
Cerco una via di fuga, ormai sono disperata, non resisto un minuto di più.
La cicciona strizzata nel vestito di paillette canta una vecchia canzone degli U2. Quelle note mi fanno estraniare da tutto quello che mi circonda, la musica mi riporta indietro di vent’anni a una serata sulla spiaggia con il classico falò. Butto giù lo champagne di basso costo e chiudo gli occhi. I pensieri si rincorrono, il passato mescola le carte, immagini, odori e voci prendono forma.
Mi allontano da quell’atmosfera festante e cerco un angolo tutto per me. Ne ho bisogno. La musica e la voce della cantante agitano i ricordi e li sollevano dal fondo dell’anima.
Improvvisamente tutto è ovattato, la musica sembra lontana, i colori sempre meno nitidi.
Una leggera nebbia aleggia tra luci tremolanti e mi ritrovo a percorrere un viale che sembra infinito. Le ombre deformano tutto e il buio che posa il suo pesante manto, d’improvviso si illuminano quattro altissime porte: quella del passato, del presente, del futuro e quella dei sogni irrealizzati. Una voce innaturale e lontana dice che ho poco tempo per avventurarmi in questo strana esperienza. Non riesco a capire se la voce è femminile o maschile e tanto meno da dove arriva.
Non controllo più il mio corpo, forse ho bevuto troppo, forse è un eccesso di emozioni, qualcosa mi spinge, ma cosa? Proseguo senza sapere dove andare.
La prima porta che scelgo di aprire è quella del passato, è pesante e cigola, le mani spingono con forza e quando riesco ad aprire sento addosso l’odore del mare, una forte luce mi fa socchiudere gli occhi. ...

 

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2 commenti:

  • simona bertocchi il 23/03/2008 08:51
    Si era già stato pubblicata una prima versione poi ho modificato un po' il finale e qualche passo della trama. Purtroppo non posso scrivere di più per un problema di diritti visto che è uno dei sei racconti che uscirà nel mio prossimo libro.
  • Maria Lupo il 23/03/2008 01:57
    Non è che l'hai già pubblicato... o l'ho letto sul tuo blog?
    Comunque mi piace, solo che così resta troppo sospeso...

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