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Una famiglia felice
Riconobbe Lucia dal rumore del portachiavi di ferro; guardò l’ora, erano le 21, sua figlia arrivava ogni sera più tardi. Marta accese il fuoco per riscaldare la zuppa di verdura.
- Ciao mamma?" La voce era stanca, sapeva d’amaro.
- Ciao, è tardi, sei stata con Piero?
- Mi sono fermata al bar con Traini e gli inglesi.
- Quali inglesi? ?"
- Clienti, sono in ditta da due giorni, c’è in ballo un contratto importante; hai messo a scaldare la pentola? ?"
- Si minestrone di verdura e una fetta di carne?"
- Mangio solo la fetta di carne, dopo devo uscire?"
Marta spense il gas, in silenzio tolse dal piatto una fetta di carne e la mise sulla piastra rovente. Il fumo invase la cucina; aveva aperto la porta del terrazzino ma l’odore sarebbe rimasto per un bel po’.
Lucia aveva indossato la tuta verde, regalo di Piero per il compleanno; controllò la temperatura dello scaldabagno, non aveva molto tempo e nemmeno voglia di uscire. Lo sguardo era vuoto, fra il cattivo e il rassegnato, lei sempre così allegra ……
- Esci con Piero? ?"
- No mamma, vado con Traini e gli inglesi, li portiamo in giro per Torino; lunedì forse firmano il contratto. E poi senti, con Piero ho chiuso, perché non vuoi capirlo?
- Non voglio capirlo.. Siete insieme da quattro anni, mica un giorno!
- Eravamo insieme; devi abituarti a non sentirne più parlare?"
Lucia era una bella ragazza; slanciata, occhi verdi ad illuminare un viso perfetto, capelli biondi lunghi e morbidi, un corpo da indossatrice. In ditta erano in tanti e girarle attorno, ma Piero non aveva mai mollato finché le aveva strappato una promessa d’amore.
Quattro anni, sempre con la speranza di trovare un posto migliore, di poter fare qualche progetto più concreto; e ora, tutto finito!
Lucia fissava il piatto in silenzio, non voleva pensare più a Piero, troppo difficile cancellarlo dalla sua vita. Non sopportava niente delle cose che faceva, ogni giorno tutto uguale casa e ufficio.
- In ditta come va? Sai che sono preoccupata, oramai lavorate solo tu e tuo padre, anzi solo tu perché da un momento all’altro potrebbe trovarsi in mezzo alla strada e noi con lui. ?"
Marta lavorava alla Flexpan, una fabbrica di accessori auto, alla prima crisi della Fiat era finita in cassa integrazione e, dopo tre mesi, in mobilità. Ammortizzatori sociali li chiamano!
Suo marito era in cassa integrazione, con poche speranze di rientrare nella ditta che stampava volanti. Trent’anni di lavoro per ritrovarsi, a 55 anni, in quella condizione!
Un vecchio amico gli aveva offerto un lavoro per arrotondare e tenere in piedi la famiglia. Lavorava in nero altrimenti avrebbe perso la mobilità retribuita, ma era contento ugualmente.
- Papà ? - Sembrava che Lucia avesse letto nei pensieri della madre.
- Fa la notte questa settimana?"
Lucia aveva finito la carne e stava per mettere il caffé sul gas.
?" Lo vuoi anche tu? ?"
- Si aspettavo te per prenderlo. T’ho chiesto come va in ditta…. ?"
Marta cercava di non far trapelare l’ansia che aveva dentro.
- Hanno deciso di lasciare a casa un po’ di gente, bisogna tagliare i costi! ?"
- Lucia, voglio la verità: ti lasciano a casa? ?"
- No Traini mi ha chiesto di passare nel suo ufficio, se accetto non corro alcun rischio?"
- Traini? Ma se hai sempre detto che è un pescecane infido! Uno che affossa la ditta con quello che riesce a rubare, un maiale! ?"
- Rubare …. regali dai fornitori, vorrai mica scandalizzarti per questo!
- Hai accettato? ?"
- Senti mamma...-
Lucia aveva sollevato la testa, ora guardava sua madre con occhi pieni d’amarezza, Marta non ricordava di averla vista così dura.
?" Guarda che non sono più una bambina, se Traini m’ha chiesto di diventare la sua segretaria non è certo perché sono brava con il computer?"
- Siamo a questo punto allora...-
Marta si lasciò andare sulla poltroncina di vimini, sembrava di pietra, in pochi mesi era invecchiata di dieci anni; si era vista crollare il mondo addosso, tutto per aria, il suo lavoro quello del marito e ora Lucia con questi discorsi; ora capiva perché di Piero non si dovesse più parlare.
L’acqua della doccia scorreva, dal bagno usciva vapore caldo. Lucia lasciava sempre la porta accostata, una precauzione che usava da quando era ancora bambina.
Marta uscì sul piccolo terrazzo, aveva bisogno di aria fredda, di silenzio; guardava il cortile ordinato con le piante ben sistemate, le strisce dei box, ognuno con il numero del condomino che poteva posteggiare.
Tutto in ordine, ogni cosa al suo posto, tutti dentro casa, al riparo, perché nessuno potesse leggere negli occhi la determinazione di chi è diventato nemico di tutti, anche di se stesso.
Ognuno contro tutti; in questa città impazzita, ormai contavano solo i soldi!
Ma sua figlia aveva solo ventisei anni, troppo pochi per far parte di questa guerra, troppo pochi...
Lucia stava infilando alcuni indumenti nella borsa di Gucci, quella con le due grandi G bene in evidenza.
- Che cosa fai? ?"
- Questa sera non torno a casa e domani parto con Traini, per lavoro, andiamo in Francia.
Torno lunedì mattina, pranzo a casa; per favore non dire niente a papà, almeno lui lasciamolo fuori.
- Lucia, mandali tutti a quel paese, non partire; una soluzione si trova alla fine, per favore?"
- Dovresti essere contenta invece di dirmi queste cose, finalmente ho un posto sicuro; non mi lascio sbranare da questa città, non mi hai sempre raccomandato di fare attenzione, di non perdere il posto? Sono stata brava, no? Domani dieci ragazze riceveranno la lettera di licenziamento, io invece no. Ora devo andare, Traini è arrivato.
- Lucia girò le spalle, senza nemmeno salutare sua madre, aveva gli occhi lucidi, ed era stanca, veramente stanca. -
Marta la seguì fino all’ascensore, la vide scomparire in silenzio, la borsa, i capelli biondi svolazzanti e quei ventisei anni, passati a credere che la vita potesse essere un prato fiorito, pieno solo di profumi e cose belle. Erano tutti ammucchiati sul tavolo i disegni di Lucia e tutti uguali, prati verdi pieni di fiori e in mezzo loro tre, una famiglia felice.
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