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Una storia con una ragazza

Teresa è una brava e buona ragazza; rimasta orfana vive in una bella casa ad Asigliano, dove mi invita spesso ad andarla a trovare. Col passare del tempo la nostra amicizia si approfondisce. Probabilmente le chiederò di sposarmi e andrò ad abitare con lei.
Un pomeriggio di pioggia mi trovo a casa di Teresa e guardo la ragazza che lava i piatti. Ci sono piatti, scodelle e sento odore di fogna che proviene dall'acquaio. Se decido di sposarmi devo abituarmi a queste cose e rinunciare alla mia vita libera di artista. Se mi sposerò dovrò abituarmi a questa vita ordinata, metodica, fatta di cose insignificanti per me, ma importantissime per le donne: i pavimenti lucidati che non si possono sporcare, le ciabatte, i vestiti stirati, la borsa della spesa
Però, se rinuncio alla mia vita di artista, perdo la parte migliore di me. Forse potrei fare tutte due le cose: l'artista libero e il marito prigioniero.
Parlerò di questi problemi con la ragazza. Le dirò: "Teresa, ti amo e ti sposo però però, io ho bisogno di libertà, ho bisogno di solitudine. Non per andare con altre donne, no. Ho bisogno di isolamento per creare, per poter scrivere". Ma non posso dirle queste parole; non capirebbe mai.
Poi vorrei stanze da letto separate perché la notte mi ispira e devo scrivere le idee prima di dimenticarle. Non posso dirle: "Teresa, stanotte devo alzarmi perché voglio guardare le costellazioni in cielo. In maggio devo andare in campagna per veder fiorire la robinia, la camomilla, il frassino " La farei piangere, la farei soffrire per colpa mia.
Non posso dirle: "Vieni a vedere il tramonto. Una rete obliqua di luce invade il cielo. Ci sono nubi a onde, a raggiera, color oro fuso. A ovest ci sono sfregi, coltellate di luce bianca. E nubi nere e gialle cavalcano il cielo come streghe col cappello".
Non posso dirle: "Teresa, vado a studiare le nuvole, il tramonto, le erbe, le stelle". Lei non capirebbe, mi guarderebbe come un povero deficiente e non capirebbe.
Non si può tenere unite due cose contraddittorie come l'arte e la vita familiare. Non si può avere il ghiaccio caldo. No. Noi artisti siamo troppo diversi, siamo estranei e impulsivi. Forse dipenderà dalla evoluzione. Io debbo accontentarmi di amare e soffrire in solitudine.

Agosto 2002

 

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