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VISITA AD UNA STRUTTURA SCOLASTICA
nb. questo e' il seguito di visita ad una struttura ospedaliera
Test numero due: l’ISTRUZIONE
Visita ad un ISTITUTO COMPRENSIVO
L’idea era scaturita a Sergio al bar, dove timidamente con l’amico si era riaccomodato perché con il suo eloquio aveva ottenuto la proroga di una settimana al saldo di un piccolo debito.
“ Leggi qua, Andrea!” Sergio aveva consegnato all’amico il quotidiano che, come la Gazzetta dello Sport, era offerto in lettura ai clienti.
“ Ancora senza Dirigente l’Istituto comprensivo di…Salichetimpicco. “
“ Beh?…”
“ Non dirmi che il trafiletto non ti suggerisce niente.”
“ Mah…”
“ Mi rispondi a monosillabi? Sei davvero privo di un minimo di fantasia, non diventerai mai un Montanelli! “ Dopo una pausa: “ sappi che l’Istituto Comprensivo sarà la seconda tappa della nostra inchiesta e tu vanti l’onore di parlare con il suo dirigente. “
“ Posso confidarti, “ gli ribatté Andrea dopo un attimo di stupore, “ che la tua mi sembra un’idea strampalata?”
“ Persegui ad essere il solito disfattista. Sappi che in gioventù, prima di dedicarmi a questa lucrosissima attività, insegnai per un paio d’anni come supplente, una certa conoscenza dell’ambiente non mi manca, trascurando gli anni sciupati per acchiappare con tanto di lode questa laurea che mi sta procurando soddisfazioni e denaro a iosa.”
“ Se t’infilzeranno saranno esclusivamente cavolacci tuoi.”
“ Pensala come vuoi, domattina di buon’ora prenderò possesso dell’Istituto Comprensivo.”
“ Perché un nome tanto stravagante?”
“ L’ordinamento scolastico è mutato, le scuole non sono più corpi separati ma fanno parte di un insieme concepito per struttura verticale chiamato Istituto Comprensivo; vi trovi scuole materne, elementari e medie sotto un’unica direzione ed un’unica amministrazione.”
“ La direi una forma di risparmio sul personale non docente e sui presidi...”
“ Non lo escluderei, anche se in Italia, tu lo sai bene, i vari Governi e Parlamenti non lesinarono palanche sulla ricerca e sul diritto allo studio.”
“ Che parte sosterrò? Sarò il figlio che accompagna il papà-preside il primo giorno di scuola per paura che si perda lungo le vie cittadine?”
“ Tu sarai un ex alunno tornato a rivedere la scuola perché spinto dalla nostalgia. Ricorderai aule, insegnanti…Con la tua inventiva non ti sarà difficile carpire aspetti della vita scolastica che potremmo definire interessanti. Così, quello che sfuggirà ai miei occhi, cadrà sotto i tuoi, avremo sicuramente un’infinità di argomenti da riferire.”
Decisero di recarsi coi mezzi pubblici, la vettura era parcheggiata dal meccanico, d’altronde sarebbe stato poco decoroso per un Dirigente presentarsi con un’automobile più che obsoleta.
La fermata del bus non era distante. Il caldo, seppure la giornata non fosse che ai suoi inizi, era già abbastanza fastidioso, zanzara che ti ronza intorno alle orecchie.
La locandina indicava, con gli orari, l’informazione che i biglietti andavano acquistati nelle rivendite autorizzate. Quali fossero non era dato saperlo.
L’edicola si trovava sul lato opposto della strada, esposta al transito tipo Formula Uno di automobili e di mezzi pubblici nonostante il limite dei 50 chilometri orari ed una serie di strisce pedonali indicate da ampi cartelli e da più semafori lampeggianti.
Guadata la strada non senza patemi, come chiesero un paio di biglietti i Nostri ebbero una sorpresa.
“ Li ho terminati. “
“ Che lei sappia, li vendono al bar o in qualche negozio nei dintorni?”
“ No, ma non scoraggiatevi, potete recarvi all’altra edicola.”
“ Se non m’inganno la più vicina si trova ad un chilometro da qui.”
“ Per mia fortuna, altrimenti mi sottraeva i clienti.”
“ Scusi se insisto, ma non dovreste regolarvi nel tenerne una dotazione di scorta per evitare ai clienti corse affannose con il rischio che perda il mezzo pubblico?”
“ Per quello che ricaviamo di aggio è già tanto che ne tenga una minima dotazione. Poi mica sono io che devo usufruire del bus. Io ho la vettura parcheggiata a pochi metri ed ogni due ore sono costretto a girare il disco, se no…Le confiderò inoltre che su un mezzo pubblico non ci salirei manco morto, sporchi e zeppi di extracomunitari come sono.”
“ A proposito di dischi e di vetture, la sosta massima consentita non sarebbe di due ore? “
“ I vigili del quartiere, “ strizzò l’occhio, “ sono amici miei. Poi, quando capita, s’infilano dentro il mio chiosco e sfogliano a sbafo delle riviste osé. “
“ Capisco. La ringrazio comunque per la sua gentilezza. Buona giornata e che Iddio gliele conservi, la vettura e la buona educazione.”
Una bestemmia accompagnò l’allontanarsi di Sergio e dell’amico.
Dio aveva regalato più buonsenso al secondo edicolante, che era curiosamente solito salutare i suoi clienti nonché essere fornito di biglietti.
Il bus arrivò quasi subito ed era vuoto. Sergio e Andrea salirono, obliterarono e si sedettero. Dopo poche fermate il mezzo pubblico non aveva un posto a sedere libero, ma non uno delle persone che erano salite, extracomunitari o persone di carnagione bianca con accento spiccatamente indigeno, aveva obliterato. Incuriosito, Sergio si avvicinò al conduttore.
“ Scusi la domanda, ma i passeggeri sono tutti provvisti di abbonamento?”
Ebbe come risposta un cenno con una mano che indicava un cartello: “ è severamente vietato parlare al conducente. “
Sergio non si scompose: nella penisola italica il “ severamente “ significa che è permesso, anzi, è più o meno doveroso.
Difatti: “ mi scusi, mi ero distratto, che cosa mi ha chiesto?”
Sergio ripeté la domanda.
“ No, sono tutti portoghesi, sia che siano nati in questo quartiere, sia in Brasile, Congo, Liberia, Bolivia, Pakistan, Brasile, Patagonia e, se lo gradisce, le completo la lista delle nazioni di provenienza…”
“ Che tipo di affari fa la nostra azienda dei trasporti per pagarvi gli stipendi? “
“ Gratta sul fondo del barile. “
“ Perché lei ed i suoi colleghi che conducete i mezzi pubblici non vi ribellate contro questo andazzo?”
“ Il mio compito è quello di autista, il contratto di lavoro non prevede che svolga anche le funzioni di esattore e di controllore, che con un occhio conduca il bus e con l’altro sbirci che non avvengano scippi o episodi di bullismo.”
“ Trascurando i bulli ed i ladruncoli, a lei chi glielo consegnerà lo stipendio quando non ci sarà più da grattare? “
L’autista non si scompose.
“ Gli accordi sindacali sono sacri. “ Sorridendo sornione: “ vi sarebbe poi il personale addetto ai controlli ma, detto tra noi, non controllano un cazzo di niente, nelle ore di punta si nascondono in qualche bar, sui bus salgono in coppia soltanto nelle ore in cui girano semivuoti.”
“ Si spieghi meglio, c’è qualcosa che mi sfugge.”
“ Paura.”
“ Eh?...”
“ Fifa blu. Questi portoghesi quando vi è la possibilità di non pagare fra loro sono solidali, davanti alla richiesta di mostrare il biglietto scatenano dei casini mostruosi tirando fuori dalle tasche dei coltelli o peggio…”
“ La polizia non interviene?”
“ Con la Magistratura che assolve cani e porci? “
Sergio ritenne inutile proseguire.
Alle otto e trentacinque, dopo aver dato appuntamento al socio di lì ad un’oretta, Sergio saliva i tre gradini che immettevano nell’Istituto. Non notando la rampa per i portatori di handicap, si domandò come vi accedevano gli alunni disabili. Nell’ampio atrio non si mostrava anima viva, indisturbato avrebbe potuto entrarci un venditore di erbe (del tipo che non si acquistano dai fruttivendoli ma nei cessi delle stazioni ferroviarie ). Curioso, perlomeno… Una freccia indicava che per raggiungere la Direzione e la Segreteria era consigliabile infilare il corridoio di destra, per le aule quello di sinistra, percorso comprensibile anche senza indicazioni, dai rumori e dagli schiamazzi che raggiungevano le orecchie di Sergio.
In segreteria vi erano parecchie scrivanie, tutte dotate di computer, doverosamente accesi in stad-by. Una sola scrivania era occupata.
Sergio tossicchiò alla persona che vedeva di spalle.
Una signora di media età si girò mostrando un volto tra l’interrogativo e lo scocciato.
“ Non è orario di segreteria, questo. Non ha letto il cartello? “
“ Non mi riguarda se non le dispiace, sarei il nuovo Dirigente o, se le torna meglio, il nuovo preside.”
L’atteggiamento della donna mutò di colpo.
“ Ah, mi scusi…Non ne sapevamo nulla, eravamo ancora in attesa, dal Provveditorato ci avevano comunicato proprio ieri di pazientare ancora un paio di giorni. Tanto la scuola va avanti lo stesso, ci era stato soggiunto. Non che, mi scusi…”
“ Invece vi ho fatto un’improvvisata ed eccomi qua!”
“ L’avremmo accolto in ben altra maniera… Permette che mi presenti? Io sono la responsabile amministrativa, “ e sparò un nome ed un cognome.
Sergio abbozzò un sorriso ed indicando con un dito la stanza deserta: “ epidemia? “ domandò.
“ No, signor preside, questa è la pausa per il caffè, se anche lei vuole unirsi a noi al bar di fronte sarà l’occasione per familiarizzare con il personale non docente.”
“ Mi permetta un’osservazione che non intende essere una critica, ma voi non prendete servizio alle otto?”
“ Certamente, alle otto meno dieci, per l’esattezza. “
“ E…” guardando l’orologio, “ alle otto e quaranta spaccate siete già in pausa? O, da quello che vedono i miei occhi, alcuni non hanno neppure iniziato? “
Prima che l’impiegata solitaria potesse rispondere con il famoso: “ per quello che ci pagano è già tanto che...” nel locale si affacciarono due persone che parlottavano tra loro riferendosi a problemi personali ( figli, mariti, ormoni loro e dei loro conviventi...).
Con tutto comodo occuparono le loro scrivanie.
“ Ragazze, ho il piacere di presentarvi il nuovo preside, il professor…? “
Sergio pronunciò un cognome che non il suo aveva in comune l’iniziale.
Le due si avvicinarono e strinsero la mano al loro nuovo superiore.
“ Non ci giudichi male, ormai è diventata una consuetudine…” Abbozzò la più anziana, nella sua voce non vi erano tracce di un qualunque imbarazzo. “ Un caffè giusto per ingranare, poi non c’interrompiamo più sino alla pausa di metà mattina.”
“ Capisco.”
“ Nelle classi almeno sono presenti i docenti? “ Sergio si era nuovamente rivolto alla responsabile amministrativa.
“ Certamente, anche se, “ con un tono di rimprovero nella voce, “ il controllo del personale insegnante esula dai miei compiti.”
“ Conosco perfettamente i compiti e le competenze, di sua competenza però vi è il controllo di questo personale in libera uscita, per il momento due pecorelle sono rientrate nell’ovile, ma le altre? Dalle scrivanie si direbbe che siete in sei... “ Assumendo all’improvviso un atteggiamento brusco e rivolgendosi sempre alla segretaria: “ dove si è cacciato il vice preside visto che dovrebbe sostituirmi, per lui il mio ruolo è tuttora vacante…Me lo chiami per favore, sempre che le sia consentito dai regolamenti, ma senza spaventarlo, prima di sedermi in presidenza a sfogliare delle noiosissime scartoffie intenderei compiere un giretto per la scuola con il professor...” Sergio ottenne il nome del suo vice e uscì dalla stanza. “ Non intendo disturbarvi oltre e distogliervi dal lavoro. Come il professore arriverà me lo spedisca all’ingresso, lo aspetterò là.”
All’ingresso vi trovò quattro bidelli presenti ai quattro cantoni: miracolosamente rientrati dalla prima ( ma in Sergio restava la curiosità di apprendere quante erano effettivamente nel corso della mattinata ) pausa-caffè.
Giunse ansimando ed incespicando, un ometto con meno capelli in testa del guscio di un uovo; si qualificò come il vice preside.
“ Bene, “ Sergio disse dopo le doverose presentazioni, “ l’ho aspettato perché lei è il più indicato per un tour per i corridoi e le classi. “ A Sergio non sfuggì che il dirimpettaio sbiancò oltre il suo naturale pallore, ma con l’evidente coraggio di un coniglio iniziò a parlare della scuola.
Partì da lontano, da molto lontano, dall’ anno di costruzione dell’edificio, alla sua inaugurazione che aveva avuto l’onore della presenza dell’onorevole P… mentre il vescovo C…( altro onore ) l’aveva benedetta; tra gli alunni che vi avevano studiato spiccavano un onorevole quasi ministro, un industriale tessile vice presidente della Confindustria ed un imprecisato numero di consiglieri comunali. La suggestiva narrazione veniva disturbata da vocii e da schiamazzi provenienti da un’aula.
“ Veniamo ai giorni nostri, professore “ Sergio interruppe il suo vice. “ Mi spieghi il significato di questi rumori e perché lei li tolleri, soprattutto.”
“ Di questo casino, vorrai dire. “ Una voce alle spalle aveva sorpreso Sergio.
“ Termine poco didattico ma corrispondente. “
“ Provengono dalla mia classe. “ Avvicinandosi. “ Permetti che mi presenti? Non sbaglio se affermo che tu sei il nuovo preside? “ Ad un cenno affermativo: “ io sono il professore di Storia e di Lettere. Non stupirti se ho nominato per prima la Storia, contrariamente alle abitudini dei miei colleghi, che si credono letterati e l’altra materia la butterebbero nel cesso. Io invece ritengo questa cenerentola fondamentale per il processo di crescita umana e sociale dei miei studenti. “
“ Ma lei è fuori.”
“ Fuori dove? “
“ Fuori dall’aula, non faccia il furbo.”
“ Vedo, e me ne dispaccio, che sei un preside legato alla vecchia figura di docente. Intorno a noi tutto muta, tutto è mutato. Viviamo sopra una zattera alla deriva, senza il supporto dei genitori, delle istituzioni, della società, della politica, siamo costretti a navigare a vista. “
“ Parole interessanti nell’ambito marinaresco, ma come si coniugano con la sua presenza in corridoio a fumare, tra l’altro quando sarebbe ed è vietatissimo? “
“ Sono i miei ragazzi che trascrivono la Storia, anzi la scrivono. Devono esaminare il periodo, la contingenza, il potere fra quali mani è distribuito, anche se noi sappiamo che è sempre preda delle stesse mani voraci e parassitarie. Io non chiedo ai miei alunni quando è morto Napoleone, del resto anch’io lo ignoro, tanto meno accenno alle cosiddette imprese di questo guerrafondaio paranoico. Ma, tanto non fare torto a nessun eminente personaggio, ho cancellato dalla mia memoria le date di nascita e di morte dei vari Carlo Magno, Garibaldi, Lenin…”
“ Sin qui potrei non obiettare, ma almeno conoscerne il contesto storico...”
“ Bravo preside, vedo che incominci a penetrare nell’ingranaggio del mio insegnamento. Io consegno ai miei studenti una traccia perché ne ricavino schemi ed idee. La Storia è la spiegazione dello sviluppo della civiltà, il lento passaggio dall’uomo primitivo all’homo sapiens. “
“ Uomo primitivo o sapiens non avrebbero il medesimo significato? “
“ Beh, in un certo senso, ma io dico più semplicemente uomo sapiente perché ha imparato a sopravvivere, nonostante i flagelli, le carestie, la furia delle guerre, le ingiustizie perpetrate dai nobili, dalla borghesia, dal capitalismo, del clero, dalla nascita del processo industriale…”
( Va detto che durante questo colloquio il vice preside si era rattrappito su sé stesso quasi a scomparire dall’orizzonte.)
“ Capisco. Curioso modo di studiare la storia. Mi piacerebbe vederla all’opera come insegnante di matematica.”
“ La domanda non mi coglie impreparato, so bene che cosa risponderti. Ai miei studenti non parlerei di logica, ma di caso.”
“ E per gli esercizi, visto che il…caso matematico è frutto di calcoli derivati dalle quattro operazioni? “
“ Quali operazioni? “ Le basi aritmetiche sono indispensabili non per portarti a comprendere logaritmi, integrali, derivate…ma per aiutarti a capire il percento che guadagna il tuo salumiere e, conseguentemente, di quanto t’imbroglia, evadendo per di più il fisco.”
“ Beh, cambiamo argomento per non girare sempre nello stesso mulinello d’acqua. Quale opinione si è fatta di quella professoressa che, come abbiamo appreso dai giornali non molto mesi fa, si è spogliata davanti ai suoi alunni che l’hanno immortalata coi telefonini? ”
“ Vuoi mettermi alla prova, sei furbo preside, ma sappi che il professor… non è il tipo che si tira indietro. “ Dopo un ampio sorriso: “ la riterrei una normalissima lezione di anatomia applicata, il resto è prurito dei malpensanti, che di nascosto ricorrono alle cassette hard o ai trans nelle loro lunghe e noiose notti cittadine. Anch’io da alunno spiavo attraverso lo spiraglio della cattedra per vedere le gambe ed il resto della mia professoressa, che era un gran bel pezzo di… e poi mi precipitavo in bagno, eccetera... Non dirmi che tu, preside, ti sottraevi a questo gioco, nato prima della scuola.”
“ Sono argomenti che esulano. Adesso, carissimo professore, la pregherei di entrare in classe, questo caos disturba le lezioni dei suoi colleghi. Per quanto riguarda il nostro discorso, ne riparleremo nei prossimi giorni quando la convocherò in presidenza. “
“ Ma…”
“ Nessun ma, la prego. “
Rimasto solo con il “ suo vice, Sergio gli chiese a bruciapelo: “ in questo Istituto sono accaduti episodi più o meno intollerabili di uso di telefonino in orario scolastico? “
“ Bah, il telefonino lo sfrutto anch’io, è la marcia dei tempi. “
“ Quello che ci fa lei con il telefonino non m’interessa, mi riferisco ai ragazzi. Lo utilizzeranno con moderazione, spero, non come macchina fotografica o peggio, molto peggio…”
“ Sì, sì, con moderazione, con grande moderazione…” Dopo un’esitazione: “ vede, preside, talvolta capita che ci giochino durante le lezioni, ma il Corpo docente ha scelto di non usare la mano pesante, se li togliessimo avremmo un via vai di genitori inferociti in presidenza, verrebbero a lamentarsi per aver tolto la caramella dalle labbra dei loro puledri. “
“ Nei casi più gravi però…”
“ Che io ne sia a conoscenza non sono successi casi che lei dice “ più gravi, “ perlomeno non di questo tipo. ”
“ Ma di altro tipo…?”
Sergio ottenne il silenzio.
“ Le manca il coraggio di dirmi che questi purosangue praticano del sano bullismo, per caso? “
“ Ne avremmo parlato prima di quanto lei non immagina, preside. Giusto alcuni giorni fa sarebbe successo un caso, che probabilmente si limita ad essere una voce calunniosa, ma per i corridoi della scuola se ne parla con insistenza, quasi i ragazzi non abbiano altri argomenti…Attendevamo l’arrivo del nuovo preside per esporgli i fatti ed eventualmente procedere. “ Dopo una pausa: “ per quanto ci terrei a ribadirle che l’episodio, se anche fosse vero, si ridurrebbe ad una ragazzata, niente di più…”
“ Mi spieghi per sommi capi. “
“Si vocifera di soldi che quelli di prima media sarebbero stati costretti a sganciare a quelli di terza per vivere tranquilli.”
“ Ah!...”
“ Roba da poco, mancette, cose che da quando il mondo è mondo sono sempre successe…”
“ Il suo racconto mi stupisce, lei accenna non ad uno ma a più episodi. Se l’anno scolastico è iniziato da una quindicina di giorni…perdinci, c’è qualcosa che non mi quadra.”
“ Ma…Sa…Certo che…È difficile parlare di quanto è, o sarebbe, accaduto…Un bambino, un tipo vivace e con una parlantina fantasiosa, non che con questa precisazione sia mia intenzione appioppargli la patente di bugiardo, me ne guardo bene…costui ha riferito in casa ed i genitori hanno scatenato un tale pandemonio che…Poi altri due compagni, amici intimi del ragazzo, avrebbero confermato, ma le loro versioni non collimano.”
“ Tutte cose accadute non in questi ultimi giorni ma durante lo scorso anno scolastico, ne deduco. ”
“ Beh, effettivamente…”
“ Vi siete premurati di avvertire chi di dovere? “
“ Con tre versioni differenti, a fine anno scolastico per di più, con la voglia di mare e di ferie che si respirava?... Avremmo rischiato di tirarci la zappa sui piedi.”
“ Che dicono i compagni di classe? Li avete interrogati? ”
“ Sogghignano naturalmente. I più considerano i presunti colpevoli dei marziani.”
“ Gli accusati? “
“ Hanno vissuto un’estate beati e felici grazie a questa aureola. “
“ Non resterebbero che i genitori degli accusati…”
“ I loro figli sono esenti da colpe, parrebbe addirittura che siano venuti al mondo privi del peccato originale.”
“ Che tipo di genitori sono? “
“ Benestanti. All’apparenza nulla da eccepire. Parecchi sono impiegati ed hanno posti di responsabilità, uno addirittura è notaio, un altro medico con studio a centro metri dall’Istituto, quando uno studente si sente male non si fa pregare ad accorrere. Uno o due sono divorziati, i più frequentano la chiesa e l’oratorio del quartiere.”
Sergio era più sconvolto che nauseato. “ Continuiamo a dare corda a questi giovani e assisteremo sempre più a indegni spettacoli pirotecnici. Quando i responsabili decideranno d’intervenire sarà sempre troppo tardi. ” Pensò, ma tenne il giudizio per sé.
Erano nel frattempo giunti in presidenza.
La segretaria attendeva il preside sulla porta pronta a mostrargli i dati meramente tecnici dell’Istituto Comprensivo.
Sergio ebbe così il quadro completo. L’Istituto comprendeva 1. 008 alunni suddivisi in 3 scuole materne, 3 elementari e 2 medie per un totale di quattro plessi scolastici e 42 classi.
Ebbe anche ulteriori dati:
612 alunni ( 321 femmine e 291 maschi ) di nazionalità italiana, con una notevole percentuale di non originari del posto;
396 extracomunitari ( mettendoci anche 86 fra romeni e polacchi ) provenienti dalle seguenti nazioni: Cina, India, Pakistan, Marocco, Algeria, Brasile, Argentina, Ucraina, Moldavia, Russia, Slovenia, Croazia, Albania, Filippine, Bolivia, Equador, Ski Lanka…
Sergio ebbe appena il tempo di dare una sommaria lettura a questo elenco quando squillò il telefono.
“ È per lei, preside, telefonano dal Provveditorato.”
Il Nostro prese l’apparecchio tra le mani con una certa trepidazione. Il particolare che lui solo potesse intendere quanto dall’altra parte avrebbero detto non evitò alle sue guance di perdere il colore faticosamente conquistato al sole dell’estate cittadina. Intese quanto non si sarebbe aspettato e quanto non avrebbe voluto, il nuovo Dirigente scolastico era stato nominato e stava per prendere possesso della sua sede. Era già in strada.
Sergio mise giù l’apparecchio.
“ Signora segretaria, ho una notizia non troppo buona da comunicarle, e per questo motivo mi s’impone di precipitarmi in Provveditorato, pare che si aggiri uno squilibrato che si spaccia per preside, faccia attenzione casomai dovesse capitare da queste parti prima del mio ritorno.”
“ Ma lei…”
“ In Provveditorato mi consegneranno una foto di questo impostore.”
“ Non s’incomodi, la prego, mandiamo noi un incaricato. “
“ Non è possibile, la cosa deve restare circoscritta, lei ne è stata informata in via riservatissima, non avrei dovuto, c’è di mezzo il buon nome dell’Istituto, bisogna evitare che la storia finisca in pasto ai giornali…Mi raccomando: che nessun altro qua dentro, “ indicando gl’impiegati, “ ne venga a conoscenza. “
Il Nostro fuggì via ( dalla parte opposta di dove si trovava il palazzo del Provveditorato ).
Sulla porta Sergio incrociò Andrea che si apprestava a visitare la scuola nella quale aveva trascorso una felicissima adolescenza. Passando oltre, fingendo di non conoscerlo, gli bisbigliò: “ allontanati, torna immediatamente a casa, là ti spiegherò. “
“ È stata una vera iella, il Provveditore non poteva aspettare un giorno a nominarlo? Accidenti, avrei voluto sapere se l’italianizzazione si limita ancora a dieci ore complessive, indagare a fondo sul fatto di bullismo, che non è quella ragazzata come voleva darmela ad intendere crapa pelata…Pazienza. “ Dopo un sospiro. “ Ti avverto che domani si terrà la prima riunione dei genitori addetti al controllo della mensa nella scuola elementare. Tu ci andrai. ”
“ Non so niente di mense, uffa! Tanto meno di pietanze. Il mio stomaco da mesi si nutre di mozzarelle, pomodorini, latte…”
“ Rallegrati, finalmente si presenta l’occasione per rifarti. Ho letto un nome mentre mi fingevo preside e accanto c’era scritto che un genitore non si sarebbe presentato perché influenzato. Vai e verifica, il mio sesto senso mi suggerisce che ne potrà venire fuori qualcosa di molto interessante. In più pranzerai a ufo. ” Dopo un sospiro. “ A parte i rischi che si corrono, devo dire che quanto stiamo compiendo m’incuriosisce. “
“ Su questo concordo ma domani, cazzo, il rischio spetterà tutto a me. “
“ Di che hai timore? Domani, ti ripeto, si terrà la prima riunione, l’anno scolastico è appena iniziato, i componenti della “commissione mensa “ tra loro manco si conoscono. Pare che questo genitore, cioè tu, si sia appena trasferito in città per motivi di lavoro. “
“ Come ne sei venuto a conoscenza? “
“ Ho notato un asterisco accanto al nome che lo confermava con in aggiunta la parolina: “ occhio, è un pignolo, un vero rompi... “ Che cosa potremmo chiedere di meglio? Mi raccomando, truccati per sembrare più adulto dei tuoi vent’anni.”
Andrea non ribatté, si limitò a tirarsi con forza la barba.
Verso sera, nell’ora che rende quasi tollerabile anche la vita in una grande città, Sergio si recò dal meccanico a ritirare la vettura.
“ Era conciata male la sua trappola, se fosse stato un essere umano avrei detto che era agli sgoccioli, “ quello esordì, dopo avere fatto attendere Sergio una buona decina di minuti restandosene a chiacchierare ed a fumare con un altro meccanico con la testa dentro il cofano di una vettura, alla faccia del divieto esposto accanto agli orari e al cartello che informava circa l’obbligo di emissione di ricevuta fiscale o fattura. “ Per sua grande fortuna ci sono io con le mie mani d’oro. Gliel’ho riparata, rappezzata, sistemata, ed ora il suo rottame va che è un gioiello, è da Formula Uno, se lei è bravo come Alonso potrà iscriversi al prossimo Gran Premio d’ Italia.”
Presagendo?" economicamente?" il peggio, Sergio non tergiversò, con un raspino in gola chiese il conto, prima si era dichiarato poco propenso a sfidare gli Alonso ed i Raikkonen.
“ Duecento euro, perché io e lei ci conosciamo da una vita, ma la prossima volta non attenda che l’auto cada a pezzi, ogni sei mesi la sua vettura abbisognerebbe di un check up come si deve. “
“ Duecento?... “
“ Sarebbero duecentocinquanta ma, come le ho appena detto, l’ho trattata da amico, non ho messo in conto la manodopera.”
“ Se non le dispiace gradirei la fattura.”
“ Nessun problema, abbiamo esposto il cartello come prevede la legge. Passi in ufficio e la ragazza gliela compilerà.”
Nel locale che fungeva da ufficio Sergio ebbe la sorpresa di trovarsi il costo salito a 240 euro. Sergio si precipitò dal meccanico per le rimostranze.
“ Voleva o non voleva la fattura? L’IVA del 20% non è a mio carico.”
“ Il prezzo indicato dovrebbe essere comprensivo di Iva, secondo quella legge che lei ha or ora citato.”
“ Da dove viene, lei? dall’isola di Peter Pan? Guardi che qui siamo in Italia.”
“ Appunto, parlo di legge dello Stato italiano.”
Rimostranze inutili. Sergio pagò e se ne andò di buon passo per evitare alle sue orecchie un nuovo carico di bestemmie.
Nel riguardare, seduto comodamente sul divano di casa, i parziali della fattura notò che era la n. 4 del 2007. Ed eravamo nel mese di settembre, per l’esattezza mercoledì 26, Santi Cosma e Damiano; luna piena.
Andrea giunse con un buon anticipo alla mensa scolastica ed è inutile precisare con quanta agitazione. Entrò e sbagliò locale, infilò un corridoio ampio e soleggiato, la mensa invece l’avevano collocata nei sotterranei, bui e bassi.
Come varcò la porta giusta ebbe un colpo al cuore: cribbio, avevano davvero scelto il posto ideale per far venire l’appetito ai bambini e aiutarli a fraternizzare! Ma, gli avrebbero spiegato, con l’esplosione demografica causata dagli extracomunitari presenti nel quartiere, dopo avere reso aule gli spazi di musica e d’ inglese, il laboratorio di scienze e parte della palestra, non vi era rimasto che il seminterrato, salvo?" si aggiunge senza ironia?" togliere i cessi.
I timori di Andrea svanirono subito.
“ Ah, benvenuto signor… “ Un’insegnante con il cipiglio di sergente maggiore lo accolse sulla porta. ” Ci era stato preannunziato che lei non sarebbe venuto in quanto a letto influenzato. Come sta? “
“ Stamani sono sfebbrato, pur sentendo le gambe traballanti non ho voluto mancare alla prima riunione.”
“ Immagino che non conoscerà nessuno, del resto ci conosciamo poco anche fra di noi, lei poi anche volendo non potrebbe conoscere anima viva se è rappresentante della prima classe e si è appena trasferito da Vicenza.”
“ Ah…Ah…”
“ Non si stupisca, ho letto il suo nome in presidenza.” Sorridendo: “ incominciamo con le presentazioni innanzitutto, mi presento e vi presento. Io sono la responsabile di questo servizio, quelle due signore, “ indicò un paio di biondine slavate sedute ad un tavolo lontano dall’enorme tavolata dove trovavano posto, gomito contro gomito, all’incirca un centinaio di ragazzi, “ sono le mie colleghe, gli altri due signori sono genitori come lei. Ora non badi agli schiamazzi e si accomodi. “
“ Come mai pranziamo separati? Anzi, come mai voi docenti non pranzate con i ragazzi? “
“ È la prassi. “
“ Cioè? ”
“ È giusto pedagogicamente, i ragazzi socializzano fra loro se non sono infastiditi dalla presenza di un insegnante.”
“ È la prassi o è giusto pedagogicamente? “
“ Entrambi, entrambi. “
“ Ne dubiterei da quel che i miei occhi vedono e le mie orecchie sentono.” ( Si notavano tovaglioli di carta che spaziavano nel cielo del locale, mele che subivano la medesima sorte, acqua gettata a terra, il tutto dentro un casino più che assordante.)
“ Non veda e non senta come facciamo noi e gusti il suo cibo. “
“ Se succedesse qualcosa…”
“ Mi capisca, accidenti! noi mangiamo ma non creda che distogliamo gli occhi dai ragazzi per una sola frazione di secondo. Fingendo indifferenza li teniamo sotto controllo.”
“ Mi accorgo, “ Andrea riprese dopo un breve silenzio, “ che noi mangiamo differenti da loro. “
“ Vorrei ben vedere, siamo adulti, necessitiamo di maggiori calorie…”
“ Mi ha frainteso, non mi riferivo alla quantità, ma alla qualità. Noi abbiamo il formaggio grattugiato mentre sulle tavole dei nostri figli e sulla loro pastasciutta non compare…Noi abbiamo tre varietà di verdure a scelta, loro solo insalata, speriamo che sia almeno stata lavata con il bicarbonato…”
“ Ma, quanto è pignolo, signor… Non lo vorrei proprio come marito.”
“ Pignolo?... Questo vocabolo non mi giunge nuovo…”
Un’ondata di rossore ricoprì le guance della “ Responsabile. “
“ Perché lo dice? ”
Sergio si limitò ad ammiccare.
“ Tornando a noi, a loro mele o pere recuperate dai silos invernali, a noi le primizie offerte dalla stagione. Perché gestiscono con queste disparità la mensa? chi controlla?”
“ Noi sei controlliamo.”
“ E non vedete queste disparità? Lo noto io al primo giorno, mentre tra voi vi è chi bazzica da non immagino quanti anni le mense scolastiche. “
“ Guardi che la sua osservazione è fuori luogo, quasi offensiva, come se lei fosse venuto per rendere ventosa l’aria calma di questa mensa. Le anticipo che non riuscirà a renderci infernale l’anno scolastico, io non certo sono il tipo che… “
“ Non noto affatto queste disparità alle quali lei accenna, “ un’insegnante aveva finito di deglutire e aveva tirato su la testa dalla fondina per esternare il suo cazzuto punto di vista.
“ Vi ribadisco che qua dentro l’aria non è calma ma stagnante e quasi putrida. “
“ Lei è veramente un signor villano. Guarda che cosa mi tocca sentire! Dovrei mangiare una mela come quei mocciosi, il loro riso scotto, un panino mignon, sto qui e mi sbatto per una miseria di stipendio e il giorno della settimana che sono di turno dovrei più o meno digiunare e per di più ad ascoltare le…chiacchiere senza costrutto di un buontempone.”
“ Non credo che i miei colleghi genitori, anche se sinora si sono limitati a deglutire ed a tacere, la pensino diversamente, anche i loro figli pranzano qui, vero? ”
Andrea non ebbe cenni di approvazione o risposte.
“ Noto anche una notevole presenza di alunni extracomunitari, “ Andrea ritenne di cambiare argomento; pur di non mostrarsi razzisti ( a parole gl’italiani ci tengono molto ) i genitori avrebbero tirato fuori un po’ di coraggio. “ Con loro come la mettiamo? Non ho notato cibi differenziati; gli indiani o gli africani mica mangiano la polenta o la carne di tacchino…”
“ Attendiamo disposizioni. “
“ Non sono previste diete comparate? Un giusto equilibrio fra grassi e carboidrati?…Non devono essere servite pietanze che tengano conto di motivi culturali, religiosi o di salute, come chiaramente indicato dalla circolare regionale esplicativa del servizio? “
“ Le ho appena detto che attendiamo disposizioni. “
“ All’anima! La circolare risale a dieci anni fa. “
“ Lo sa che suo figlio è mio alunno? “ La “ Responsabile “ domandò ad Andrea.
“ Il suo sarebbe un invito abbastanza esplicito a non impicciarmi oltre?... “
“ Che dice? Non si permetta neppure d’insinuarlo! “
“ Mi permetto perché non la temo, tema lei piuttosto, il suo preside e questo buontempone che perde il suo fiato e la sua dignità a parlarle sono soci dello stesso circolo di bridge. Giocano in coppia; sono anche molto affiatati.”
Il pranzo proseguì ma non ebbe più l’accompagnamento del dialogo. Un caldo sempre più soffocante dentro un locale senza aria condizionata si sostituì alle parole.
Quando Andrea se ne andò non sottoscrisse nessun verbale, neppure gli venne detto di passare a firmarlo nella segreteria della scuola di lì a qualche giorno.
Non se ne stupì, avrebbero depennato il suo nome dai presenti e nel verbale avrebbero trascritto le cazzate più ovvie: cibo ok, alunni ok, servizio ok, igiene ok…(Salvo inserire il nome di Andrea “ al volo “ qualora si fosse presentato per prendere visione del verbale e sottoscriverlo… )
Quando Andrea se ne andò ebbe il conforto di un paio di saluti che rassomigliavano tanto a dei grugniti di felicità.
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Si allegano stipendi e monte- ore comparati fra insegnanti e metalmeccanici
( all’inizio delle rispettive attività lavorative ) ?"
Fonti ufficiali della FIOM e della “ Guida alla Scuola “
Stipendio netto mensile insegnante: ………Euro 1. 229, 98
“ “ “ annuo “ “ .………Euro 16. 900, 00 ( arrotondato )
Stipendio netto mensile metalmeccanico :…Euro 939, 17
“ “ “ annuo “ “ …. Euro 12. 210, 00
h. lavorative settimanali insegnante n. 20
h. lavorative annue………….(*) n. 740
h. lavorative settimanali metalmeccanico n. 35
h. lavorative annue n. 1. 715
Stipendio effettivo orario dell’insegnante rapportato alle ore lavorative Euro 22, 83
Stipendio effettivo orario del metalmeccanico rapportato alle ore lavorative Euro 7, 11
(*) calcolate detraendo n. 2 settimane per le vacanze di Natale, n. 1 settimana per quelle di Pasqua, 1 settimana a Carnevale, e 10 settimane di ferie estive.
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Parrebbe poco o niente sentito dagl’italiani il problema dell’ISTRUZIONE SCOLASTICA, al 9° posto dell’indagine del Corsera, fermo al 7, 7%.
( Una domanda: che per gl’italiani sia sufficiente assicurarsi il titolo di studio ed il grado di preparazione non interessi? )
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