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Dusk

CAPITOLO UNO

Salve,
beh… forse “salve” non è la parola che più si adatta all’inizio di una storia da raccontare… ma almeno è un inizio educato, non vi sembra? D’altronde non posso certo reputarmi uno scrittore, anzi… non dico di essere agli antipodi della scrittura ma certamente non sono neanche così vicino ad questo tipo di arte (arte, perché no? Troppa gente la declassa chiamandola passatempo) che ho sempre ammirato. Qualche volta ho persino cercato di stendere su un foglio i miei pensieri, le mie sensazioni ma ovviamente i risultati non sono stati molto incoraggianti e d’altra parte il mio lavoro mi ha sempre rapito molto più tempo di quanto avessi mai voluto. Non che il mio lavoro non mi desse soddisfazione, tutt’altro! Di certo mi ha agevolato moltissimo dal punto di vista economico e per uno che è sempre stato abituato a concedersi fin troppi sfizi, molti dei quali superflui, questo era un’aspetto importante…. se poi ci aggiungete anche il fatto di essere una delle rare persone che DAVVERO si divertiva guadagnandosi da vivere, allora penso di essere stato di gran lunga fortunato nella mia vita.
Ma non si può trascurare l’altra faccia della medaglia o per meglio dire il lato oscuro di questa fortuna e cioè che il mio lavoro mi dava da vivere… ma il mio lavoro era la mia vita. Sempre preso e quando dico sempre intendo davvero la più stretta accezione dell’avverbio di tempo già citato. Giorno e notte; mattina, pomeriggio e sera. Festivi e prefestivi, era un continuo. In qualunque stanza della casa e molto spesso anche sulla navetta che mi portava al lavoro. Quante volte ho fatto incazzare mia moglie per le mezze ore in bagno a lavorare! E quante volte gli amici mi guardavano in cagnesco perché lavoravo anche mentre mi trovavo in loro compagnia! lo ammetto, ero un po’ maniaco ma ho avuto la fortuna che né mia moglie né i miei amici mi hanno mai mandato a quel paese in modo definitivo ed anzi mi hanno certamente riservato più attenzioni di quanto non abbia mai fatto io. Questo era il lato oscuro di un lavoro che mi piaceva più di quanto possa dire e che trovava un grosso riscontro economico, come vi ho già detto. Ma non ho mai avuto neanche un secondo per coltivare qualunque tipo di hobby; se questa parola non fosse nel dizionario dubito che avrei saputo con esattezza cosa volesse significare e francamente non sono certo di saperlo nemmeno ora.
Prendo l’esempio della scrittura perché adesso sto impegnandomi in questo ma ci sarebbero un sacco di altre cose che mi sarebbe piaciuto fare e che ho segato perfino con il pensiero… magari più avanti vi parlerò di alcune di esse. Devo ammettere che riportare sulla carta ciò che ti viene in mente ha un fascino magnetico per quel che mi riguarda; non credo ancora di saperlo fare come un professionista e di sicuro non ci riuscirò più, dal momento che il tempo che rimane è quello che è, ma penso di essere migliorato dai miei primi pensierini che risalgono al primo anno di liceo…. chissà se sono ancora chiusi nel credenzino della cantina…. pensandoci bene non credo proprio. Ad ogni modo ero stanco di girare all’aperto come un gnoccolone qualunque. È da giorni che lo faccio e non è cambiato nulla. Certo il paesaggio è splendido, il clima è mite come deve essere e c’è tanta gente cordiale e gentile con cui ho sempre scambiato quattro chiacchiere volentieri, ma per una volta ho deciso di rompere il regolamento e di starmene alla mia scrivania scrivendo quella che può essere la mia vita. Non ho la presunzione che possa essere ricca di avvenimenti eccitanti, dal momento che era piena di lavoro e non pretendo neanche che qualcuno possa leggere quello che sto scrivendo prima che il tempo scada, ma in fondo la scrittura può anche essere un’arte che soddisfi solo chi la mette in pratica. D’accordo, chiamiamolo anche hobby ma non nel senso più superficiale del termine, ci tengo a sottolinearlo.

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