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CASA DOLCE CASA

L'uomo passeggia in pieno giorno su uno sterminato prato d'erba: in cielo neanche una nuvola, la temperatura è mite, il tempo stupendo.
È vestito leggero e curato: la camicia bianca con le maniche rigirate fin sui gomiti, il colletto sbottonato, è infilata per bene in un paio di pantaloni color panna, larghi e comodi, fermati da una cinta di pelle marrone chiaro, stesso colore dei mocassini.
L'uomo è lì che ammira il panorama con le mani in tasca, il viso disteso e giovane alzato al cielo: inspira profondamente l'aria pura della brughiera. Poi inizia a passeggiare in quella pace totale: si ode solo il fruscio dei suoi passi nell'erba, nient'altro.
Ma non solo l'orizzonte infinito gli si para davanti agli occhi, un'ombra, una figura, gli viene in contro: è un altro uomo.
Man mano che si avvicina si intravede il suo aspetto, i suoi vestiti, la sua espressione ormai gli è di fronte, faccia a faccia ed è identico a lui, un clone perfetto!
Si guardano tristemente per un interminabile attimo, poi entrambi alzano in contemporanea il braccio e si toccano le mani.
Da terra una sottile linea sembra intagliare l'aria e tracciare un arco perfetto che si dischiude, e... l'immagine riflessa lascia posto ad un buio corridoio.
Al suo interno, alla fioca luce di una lampada rossastra, l'uomo indossa una tuta termica e infila una maschera antigas, poi si dirige verso una porta metallica, blindata e pesante, la apre e un flash accecante lo ingoia
Immensa, interminabile, infinita, si spalanca la città, una massa nera, fluttuante tra gas e nebbia: come torri di Babele i suoi grattacieli spaccano l'aria; le luci accecanti delle friggitorie e dei blocchi pubblicitari strappano gli occhi; enormi piloni d'acciaio sorreggono le superstrade dedaliche che adombrano l'ultimo pezzo di cielo; individui frenetici scompaiono nelle insenature avvolgenti dei percorsi terreni, e un susseguirsi di vecchie macchine a motore, moto-scooter e carretti si scontra con i veicoli volanti che sfrecciano nel plumbeo spazio.
La massa nera della notte tutto avvolge come eterna madre, e l'etereo silenzio delle brughiere ormai racchiuse nella bolla d'acciaio che l'uomo lascia alle sue spalle, scoppia, in assordanti rumori di freni sforzati, grida ruggenti, stridii assordanti, spot pubblicitari, brusii confusi nel caos.
E l'uomo del 3000 torna a casa!

 

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4 commenti:

  • Alessio R. il 14/08/2009 00:44
    Una finestra sul futuro... dà l'idea di una realtà prossima. Bello.
  • Anonimo il 02/12/2007 13:43
    Veramente suggestivo, per fortuna non vivrò così tanto da vedere tutto ciò. Scritto superbamente.
  • Antonello Gualano il 11/06/2007 12:52
    Michela sei proprio brava! un racconto breve scritto benissimo, di grande impatto. È bello ed inquietante immaginare ciò che descrivi. Complimenti!
  • luigi deluca il 02/01/2007 19:50
    La fantascienza cupa, di Bradbury, di Orwell di Gibson,
    mi piace, è un ritratto del futuro... fin troppo VERO!!!!
    gigi

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