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Lolita 2
Pioveva quando lo incontrai, l’oggetto del mio amore. Era una giornata di pioggia estiva, quella pioggia calda e indesiderata che ti fa sudare come in preda alla passione. Già, quello stesso sudore perlaceo che avevo sulla fronte quando io e lui ci amavamo per una notte intera.
Il cielo era scuro e io riuscivo a malapena a camminare per l’odore di afa misto alla pioggia umida che mi intasava le narici.
Odiavo la pioggia d’inverno, figurarsi d’estate!
Le scarpette basse in gomma sbattevano sul suolo ad ogni mio passo di quella corsa arrabbiata.
Il mio ombrellino rosso mi copriva alla bene meglio la testa, lasciando che la pioggia trasversale mi bagnasse le gambe scoperte. Imprecai e mi rifugiai sotto il portone di un condominio, guardando sconsolata l’acquazzone sperando che si fermasse.
Non so per quanto tempo rimasi lì, immobile, sudaticcia e bagnata, con l’ombrello sgocciolante in mano e le scarpette basse di gomma ormai fradice, a fissare ogni goccia di pioggia che vedevo, nella speranza che tutto si concludesse con uno splendido arcobaleno.
- Piove ancora?- disse una voce alle mie spalle.
Mi voltai di scatto e lo vidi, quello che sarebbe diventato il mio primo uomo. Lo guardai appena, piena di imbarazzo, sicura che lui mi avrebbe sgridata per essermi introdotta in una proprietà privata, ma lui si limitò a sorridere.
- Eh, sì, ancora piove- risposi con voce flebile.
- Accidenti- disse lui, ma il suo volto era disteso.
Era perfetto, come lo fu sempre per tutta la nostra storia. Sempre impeccabile, sempre tranquillo, non si arrabbiava mai. Naturalmente io, da brava adolescente ero irascibile, impreparata e maledettamente imperfetta, questa era la nostra più grande differenza.
Mai come in quel momento si notava ciò. Lui era smagliante, le spalle larghe fasciate da una camicia bianca appena stirata, il sorriso sincero e gli occhi azzurri che brillavano. Non una goccia di sudore, non un accenno di caldo o afa insopportabile sul suo volto, era tranquillo e bello, come sempre.
Io ero l’opposto. Bagnata e tremante, sudata, con la maglietta incollata al petto e i capelli neri arruffati; il mio volto era preoccupato e triste, sembravo un piccolo pulcino. Le spalle incurvate e l’aria stanca mi facevano sembrare, accanto a lui, la povera popolana tratta in salvo dal suo potente re. Anche se, pensandoci bene, in futuro fu molto spesso così.
In quel momento, dall’alto della sua perfezione, lui mi guardò e si presentò:
- Ciao, io sono Pierre.
“Pierre”, ripetei nella mia testa. Un nome bellissimo. Pierre era per metà francese, sua madre era parigina, e la sua personalità ne risentiva: era un artista pazzo, un grande pittore apprezzato in tutt’Europa dai critici e dai ricconi che compravano i suoi quadri, ma anche se ancora non lo sapevo, lo guardavo come se già fossi stata a conoscenza della sua fama.
- Maria?" risposi spostandomi una ciocca di capelli bagnati dal volto, e gli tesi la mano.
Pierre la strinse e sorrise ancora, lì il mio cuore si fermò e quell’unico secondo durò un’interminabile vita. Sentivo di volerlo, di provare già qualcosa per lui.
Rimanemmo ancora immobili sotto il portone, fissando quella pioggia, che di smettere non ci pensava nemmeno.
Alzai lo sguardo al cielo scuro, ormai i miei impegni erano cancellati.
- Devi andare a casa? I tuoi genitori saranno preoccupati- mi disse, come se avesse perfettamente capito quello che stavo pensando.
- Sì, credo che ormai sia ora che vada.
Mi piegai lenta e presi l’ombrello, poi feci per aprirlo ma Pierre mi fermò:
- Ti accompagno io in macchina, la pioggia è troppo forte.
- Non ce n’è bisogno- risposi e tenei stretto tra le mani il mio ombrellino mezzo rotto.
Credo che in quel momento sia successo qualcosa che ci ha cambiati entrambi.
Il mio sguardo ha incontrato il suo, ed è stato allora che i nostri cuori hanno comunicato.
Pierre non aveva bisogno di una bambina come me, era un bell’uomo apprezzato e stimato, poteva avere delle vere donne, ma quando vide i miei occhi la nostra storia ci ha invasi come un’onda anomala, e frenarla era impossibile.
“Pierre” gridavano i miei occhi innocenti “Pierre, amami. Amami come nessuna, amami come vorresti amarmi. Non importa come o quanto ma fallo, amami”.
Come ignorare un grido così disperato?
- Insisto, potresti ammalarti se ti bagni ancora di più.
- Bhè se la mette così… Accetto. La ringrazio di cuore, è davvero gentile.
- Oh, di nulla, ma ti prego non darmi del lei, non sono ancora così vecchio.
Uscì sotto la pioggia veloce come un fulmine e andò a prendere la macchina. Un minuto dopo ero seduta sulla sua vecchia Panda bianca, al riparo dalla pioggia torrenziale e madida di sudore dalla vergogna e l’imbarazzo.
Stavamo entrambi muti, ma nell’aria non c’era il solito imbarazzo di queste situazioni era come se le parole più importanti fossero già state dette. Come se ci conoscessimo da così tanto che non c’era altro da dire, le nostre anime si completavano.
Il ticchettio della pioggia sui finestrini faceva da sfondo alle poche istruzioni che gli diedi.
Quando fummo davanti casa mia, lo ringraziai ancora:
- La ringrazio ancora Pierre, è stato gentile.
- Ti prego Maria, dammi del tu.
Non risposi. La mia mano era sulla maniglia dello sportello, stavo per scendere dall’auto e sarebbe finita, almeno lo pensai, ma mancava qualcosa.
Aleggiava nell’aria, si sentiva che non volevo scendere, non così. Ci voleva una conclusione diversa, o meglio un inizio diverso.
Così, come sempre, Pierre lesse nei miei pensieri e lo fece, iniziò tutto in un modo diverso.
Nella bizzarria stessa di quella situazione, si avvicinò al mio viso bagnato e mi baciò.
Fu il primo di una lunga serie, forse troppo fugace e innocente, ma fu il nostro primo bacio. Le sue labbra sulle mie, la perfezione e lo sbaglio.
Uscii dall’auto veloce e frastornata, ma sorridente…
Pierre mi salutò con la mano, sorridendo anche lui, e ora erano i suoi gli occhi che gridavano:”A presto mia piccola Maria, non è finita qui” ed era un grido d’amore leggero e felice.
Un grido d’amore più grande di me e di quello che saremmo stati poi, di tutto ciò che volevo, grande e potente come solo quell’uomo poteva essere: semplicemente Pierre
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1 recensioni:
- ! aarrgh: sento che mi sta venendo il diabete con tutto il miele che hai fatto piovere


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