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Stato di grazia

Giunse sulla riva del lago, voleva cogliere il piacere di una passeggiata non troppo breve, lontano da quella vita che non avrebbe dovuto essere la sua. Il piacere di vederli quei colori, di sentirla quella spazialità, che era necessaria. Non perse molto tempo tra i ricordi, la vita doveva essere pura, e nel suo stato di grazia, poter non nascondersi. Da tempo perse lo smalto degli anni più giovani, e fuggendo la pigrizia, aveva scordato la leggerezza dei lidi paterni. Promise a se stesso di riconquistar la fugace ebbrezza, ma il trascorso aveva corroso il suo più gracile abbandono. Ma di più dì che si rammenti, quello appariva stimolare il suo genio, solo l’armonia è contemplazione. Il fuoco che accende i tristi giorni e ci fa, ai più forse gaiamente, accoltellar lo spirito gioioso, ci arroventa e ci fa schizzar come turbina, questo fuoco è macchina!, questo fuoco è tempo. Adesso egli voleva? no!; oh come è poca cosa volere! Chi disse che Dio è mortale, rimase nel suo sogno…la morale è l’uomo!… i fili delle marionette non devono legarsi, il gioco smetterebbe di funzionare; egli poteva!.
È forse possibile alla nave volenterosa spingersi con le sue vele controvento? L’uomo può andare contro il vento! Ma non se lo vuole! Questo è il suo stato di grazia;
chi l’avrebbe detto che quel giorno avrebbe potuto?. Adesso poteva sentire l’armonia palpabile! Avrebbe voluto riprender discussioni abbandonate nella stolta noncuranza del disordine e vedere la natura attraverso il filtro dell’amore, che è armonia, che è, armonia. Questo è il poeta, disse fra se, la sua fugacità è la poesia? Pensava ai pochi versi posti in un cassetto e dimenticati! Pensava alle note del suo piano, a quell’entusiasmo, che voleva accender grandi bagliori, che può , dannazione, accender grandi bagliori; ma fugace è l’armonia, fugace è, l’armonia. Giunse sulla riva del lago, voleva cogliere il piacere di una passeggiata non troppo breve…poteva al momento - soltanto - poteva.

Il tristo sole quando non è troppo in alto, come ora, sul lago, non percuote e sfigura le forme delicate, ma le accompagna dolcemente quasi ad ingannarle, la notte sarà gaia, quanto più è bella tanto più per poco tempo. La notte è stato di grazia, il silenzio è, stato di grazia. Ci è forse concesso far schiarire il levante un po’ più tardi? Se vuoi, puoi: Quanto è stolta la saggezza! Mi ingannai, come quel grande, di trovar nell’artificio i paradisi dello stato di grazia! E si può forse meglio, ma solo se si può!

da "Senza Timone" - 1998

 

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1 commenti:

  • alberto accorsi il 07/09/2008 17:41
    Questo scritto possiede la potenza dei classici e l'inquietudine dei moderni.

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