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La stanza buia

Non sa da quanto tempo si trova qui... non sa neanche DOVE è il “qui”... di certo sono passati giorni, ma non è possibile dire quanti.
Quello che sa di sicuro è che non potrà resistere ancora a lungo... la sua forza fisica e la sua volontà stanno giungendo al termine. Gli occhi non si sono mai abituati al buio pesto che li ha sempre avvinghiati. Per quanto possano essere dilatate quasi fino ad esplodere, le pupille non riescono a scorgere neanche un filo di una qualunque luce, naturale o artificiale che possa essere. Le orecchie sentono solo il suo respiro affannato ed i colpi di tosse sempre più frequenti e violenti.
Ormai non riesce nemmeno più a capire quale parte del corpo faccia più male né dove siano precisamente le ferite sulla pelle. Anche se giace sdraiato su quel pavimento invisibile ed umido, le fitte non cessano di tormentarlo... braccia, gambe, schiena e torace sono divenuti magazzini di dolore lancinante al quale non è possibile abituarsi... ma non è più possibile neanche combatterlo perchè le forze sono troppo lontane per poter venire in aiuto.
D'altronde come non comprenderlo?
Da quando è stato portato lì dentro è andata sempre peggio. Hanno trovato subito il modo per far tacere le sue urla ed i suoi interrogativi. La prima volta che la porta si è aperta pensava che fossero venuti a dargli da mangiare... poi arrivarono i primi colpi al viso; una mano pesante che non si tratteneva minimamente.
Una violenza eseguita e non spiegata, sempre che la violenza possa trovare spiegazione plausibile.
Il crudele e misterioso aguzzino non ha mai parlato... i pugni ed i calci alla schiena ed allo stomaco si sono spiegati benissimo e dopo le prime due “ripassate”, la voglia di gridare o di fare domande era scomparsa.
Ma non la voglia di lottare...
ci doveva essere un modo per capire dove si trovasse e se ci potesse essere una via d'uscita.
A lungo avanzò in quel buio maledetto a tentoni, strisciando le mani sulle pareti ruvide e sul pavimento per cercare qualunque cosa che potesse dargli speranza... alla fine, a furia di esplorare, i polpastrelli riuscirono a trovare una superficie liscia e fredda... una parete di metallo? Una porta di metallo! Ma priva di maniglia, purtroppo.
La maniglia si trovava solo all'esterno e quando venne abbassata, facendo scattare la serratura e riportando il torturatore nella prigione buia, bastò un calcio al mento per sbatterlo al suolo senza un grido, facendogli perdere i sensi e la curiosità...
si è ripreso da poco tempo e quelle fitte sempre più pressanti gli impediscono persino di ragionare.
Il capo è rivolto verso il punto della stanza dove crede si trovi la porta di metallo...è terrorizzato al pensiero che possa aprirsi nuovamente... non potrebbe scappare, lo sa bene... non potrebbe avere ragione di lui neanche se fosse nel pieno delle energie, figuriamoci adesso!
E poi come può combattere un avversario che non riesce a vedere? Anche quando fa il suo ingresso, non traspare nessuna luce dall'esterno! Come può vederlo così bene e colpirlo con tanta decisione? Ma soprattutto... perchè??

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6 commenti:

  • Giulia Brugnoli il 01/07/2015 11:38
    Bellissimo racconto, dove la necessità di sopravvivere prevale sul senso di umanità.
    Fino all'ultimo ho sperato in un risvolto positivo e invece... la crudeltà ha vinto
    Ottima lettura, complimenti!
  • Dolce Sorriso il 05/09/2008 15:48
    bravissimo,
    pieno di suspance,
    mi sembrava di essere al cinema
    bravo
  • Francesca Tanti il 04/09/2008 17:07
    Mamma mia... l'ho letto tutto di un fiato! Davvero appassionante... complimenti!! Non riuscivo ad immaginare come sarebbe andato a finire!!!!! Bravo!!!!!
  • Ugo Mastrogiovanni il 04/09/2008 15:43
    Scuami, al posto di girevole leggi GRADEVOLE.
  • Ugo Mastrogiovanni il 04/09/2008 15:42
    Racconto singolare, composizione febbrile e attraente. Corretta la forma e girevole la lettura.
  • Wester Auxano il 22/08/2008 09:35
    Molto originale, complimenti... belle le due circostanze di salvezza irrisolte che rimettono in gioco il racconto con colpi di scena imprevisti... la metafora del corridoio con stanze e altrettante prove sembra la vita stessa, che il più delle volte impone la crescita in termini di sopravvienza... Bravo!

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