Il pesce aveva abboccato. Albert liberò il mulinello e lasciò girare veloce la bobina. Era un pesce enorme. Lo sentiva. Poi il filo si afflosciò. Albert sentì una fitta al cuore. Lo aveva perso?
Indietreggiò di qualche passo. Forse il pesce si era nascosto sotto un sasso, sì, doveva essere proprio così, l’esca si trovava ancora in bocca al pesce; non doveva fargliela sputare fuori! Albert cautamente risalì la corrente del fiume; avvolse un po’ il filo e all’improvviso sentì un potente strattone. Traballò e cadde in acqua, ma continuò a tirare con tutta la forza; l’amo era ben infilzato nella bocca del pesce, sì, quella bestia era sua. Poi, il filo si afflosciò di nuovo.
“Cristo, mi sta fregando.”
“Nonno, ho paura,” gridò il nipotino dalla sponda.
“È un pesce enorme! lo prenderemo.”
Il pesce non tirava più sul filo.
“Nonno, nonno, ritorna qui.”
“Va a chiamare il papà Federico, questo pesce è così grosso che papà dovrà aiutarmi a tirarlo fuori dell’acqua.”
Il bimbo era indeciso, ma si girò, e corse veloce verso la roulotte.
“Papà, papà, mamma, il nonno ha preso una bestia cristo!”
“Ma come parli Federico?”
“Il nonno, il nonno, giù al fiume!”
“Calmati, Federico!”
Il padre scese di fretta al fiume. La mamma raccolse Federico in braccio.
“Su tesoro mio, il nonno e grande e forte.”
“Ma è caduto! Il pesce è gigante.”
“Su via, nel fiume ci sono solo le trote.”
“Una trota enorme.”
“Le trote stanno nelle padelle; ti ricordi ieri sera? Quella era una trota.”
“Sì, sì, ma quella è una trota bestia.”
“Federico, dai, andiamo a vedere anche noi.”
“No, no, rimaniamo qui.”
“E va bene, Federico, fermiamoci qui.”