------ PROLOGO -----
1)Nella narrazione ho citato circa 45 autori del sito, coloro che sento più vicino, che sento amici e amiche, ma anche persone che ho imparato a conoscere di riflesso e che mi hanno colpito per personalità; se comunque per qualsiasi motivo qualcuno volesse essere “dimenticato” basta che me lo dica e invierò l’angelo della morte che lo estirperà dall’avventura.
2)Un Ringraziamento speciale a Sara Feluca senza la quale Rughino non esisterebbe in entrambe le Realtà Parallele.
3)Per chi fosse interessato a vedere Rughino lo può trovare tra le foto pubblicate da Sara Feluca.
… Buona lettura…
--------- REALTA’ PARALLELE ---------
Era un giorno caldo e colorato di primavera e per Riccardo (Brumana) anche un giorno di festa, era il suo compleanno; insieme alla moglie Sara (Feluca) e la figlia Alice (Di Nanna) erano andati al santuario della Madonna delle Grazie di Ambivere. Ad attenderli c’erano gli zii Ugo (Mastrogiovanni) e Maria Teresa (De Leo) che erano anche i custodi del santuario.
Questo santuario costruito nel 1300 sorge su una collinetta, difeso da un muretto che ne cinta il perimetro, ma prima di divenire un luogo di culto era una prigione-fortino. La leggenda vuole che una donna di nome Anna Giovanna (Mormina) fosse stata rinchiusa in questa prigione-fortino con altri prigionieri e privati di cibo e acqua stavano morendo di stenti, finché quando ormai cominciava a sentirsi abbandonata dalle proprie forze e anche la speranza stava lasciando spazio alla disperazione, vide La Beata Vergine comparirle davanti, bellissima e Divina come solo Lei poteva essere. Quella figura angelica le indicò con il dito un punto preciso sul terreno dove c’era una piccola e paffuta coniglietta bianca che scavava. Voltò poi lo sguardo verso la donna e sorrise dicendo: “Combatti Anna Giovanna, il mondo ha ancora bisogno di te.” Svanita quella visione con un filo di voce si girò verso i suoi compagni e disse: “Ivan (Bui), Ezio (Grieco), presto venite, aiutatemi a scavare qui!”
Ezio: “Che hai Anna Giovanna, non sprecare le forze, perché vuoi metterti a scavare?”
Anna Giovanna: “Ho avuto un segno Divino, vi prego aiutatemi, da sola non ce la faccio.”
Ivan si alzò e con lui anche Ezio ed incominciarono a scavare, non ci volle molto perchè dalla terra cominciasse a zampillare dell’acqua fresca e pura; i tre si dissetarono a volontà e grazie a quell’acqua riuscirono a sopravvivere finché arrivarono i loro alleati a liberarli.
Secoli più tardi dalle rovine di quella prigione-fortezza venne ricavato un santuario e nel punto dove ancora zampillava l’acqua venne scavato un pozzo; lo si può ancora trovare, è ai piedi dell’altare di poco sul lato sinistro. Per la grazia che ricevettero quel giorno i tre carcerieri Anna Giovanna, Ivan ed Ezio, quel santuario è stato chiamato “La Madonna Delle Grazie”.
Quando Riccardo con la famiglia arrivò al santuario, la tavola era già imbandita, quindi si affrettarono con i saluti agli zii e presero posto.
Riccardo: “Maria Teresa queste lasagne sono squisite!”
Maria Teresa: “Grazie Riccardo, mi fa molto piacere, ho messo qualche chiodo di garofano proprio come piace a te.”
Alice, che arrivava di corsa dal bagno dove si era andata a lavar le mani, si sedette e guardando il padre disse: “Papà, ma è vero che se una pianta cade in mezzo ad un bosco dove nessuno la può sentire essa non emette rumore?”
Ugo: “Il rumore è tale perché c’è qualcuno che lo può udire, se non c’è nessuno non si può trattare di rumore, tutt’al più di vibrazioni.”
Riccardo: “Cara Alice, lo zio Ugo ha ragione, è un po’ come i personaggi dei racconti che ti piace tanto leggere, essi non esistono, o meglio non esisterebbero se nessuno li leggesse, ma dal momento che qualcuno li legge e li immagina essi esistono e vivranno finché di loro ci si ricorderà. Ma questo vale un po’ per tutto sai, come anche per Axl Rose.
Alice: “Ma chi è Axl Rose?”
Riccardo: “Vedi… Axl Rose è uno dei più famosi cantanti di quando il nonno era giovane, io lo conosco perché ho ascoltato alcuni suoi cd che aveva conservato, eppure per te Axl non ha mai fatto musica, per te non esiste, non è mai esistito…”
Maria Teresa: “Forza, basta fare discorsi filosofici da quattro soldi, è una festa!!!”
Sara: “Brava Maria Teresa diglielo tu! Dai Riccardo apri i regali.”
Riccardo aprì il regalo degli zii, ricevette una memoria esterna per PC da 1000 giga.
Riccardo: “Grazie, ora potrò annotarmi tutte le idee bislacche che verranno allo zio Ugo da qui alla settimana prossima!!!”
Ugo: “Impara l’arte e mettila da parte, ricorda che quello che oggi ti appare incomprensibile domani ti potrà apparire verità.”
Riccardo non disse nulla, ma fece lo sguardo di chi non indifferente ascolta interessato.
Poi arrivò il regalo da parte di Sara e Alice, era una foto d’epoca di suo nonno Riccardo (sì, si chiamava come lui) con vetro davanti e dietro.
Esaminando la foto dal davanti si poteva vedere la sua immagine, anche se la risoluzione “si tratta degli anni a cavallo tra il millenovecento e i duemila” era un po’ granulosa 25 KB al massimo.
La foto del nonno lo ritraeva in piedi all’interno della chiesa alla base dell’altare; lui era vestito in modo pesante e il cielo che si scorgeva attraverso la finestra sullo sfondo era grigio, quasi tetro, doveva essere una giornata novembrina, il suo sguardo era pensieroso e fissava il pavimento…
Sul retro della foto c’era una poesia di sua composizione, il nonno infatti si dilettava a scrivere poesie.
... ... ... ... ... ...
Poesia scritta sul retro della foto
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LA TANA DEL BIANCONIGLIO
Ho varcato i confini
ho vissuto nell’oblio,
realtà parallele che a contatto coesistono
realtà parallele che a contatto stridono,
come pagine di un libro loro si sovrappongono
e da piccoli spiragli si comunicano.
Un passo che ne vale un’infinità
un portale che deforma la realtà;
Ho valicato i confini
e ora comprendo…
quanto è profonda
la tana del bianconiglio!
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Una settimana dopo: 11 di mattina
... ... ... ... ... ... ...
Riccardo era a casa, seduto pensieroso sul divano, mentre teneva tra le mani la foto del nonno e continuava a rileggere la poesia scritta sul retro.
Sara: “Che c’è amore? È qualche giorno che ti vedo pensieroso.”
Riccardo: “… non hai mai avuto la sensazione di dover far qualcosa, ma non sapere cosa? Vedi, da quando mi hai regalato questa foto continuo a pensarci, non riesco a togliermela dalla mente e questa poesia sul retro poi…”
Sara: “Forse ti ricorda qualcosa a livello subconscio, probabilmente dovresti andare in quella chiesetta con la foto e magari ti riaffiorerebbero ricordi andati persi.”
Riccardo pensò che fosse una buona idea, prese le chiavi della macchina e mentre usciva disse:
“Torno per mezzogiorno, ciao amore.”
Arrivato alla chiesa, parcheggiò la macchina e vide zio Ugo che stava tagliando il prato; aveva un paio di occhiali scuri da ciclista e una t-shirt che ritraeva un surfista sulle onde, delle ciabatte da frate cappuccino e pantaloncini corti che mostravano le gambe bianche come la luna di notte.
Riccardo: “Ugo, se lo sapevo ti portavo una tavola da surf, così potevamo girare un servizio fotografico: “Pensionati allo sbando!”.
Ugo: “È tutta invidia la tua, ti piacerebbe arrivare alla mia età con questo fisico prestante. Piuttosto, dammi una mano a raccogliere l’erba.”
Riccardo fece finta di non sentire e si infilò subito in chiesa. Prese la foto e cercò di mettersi nella posizione dove doveva essere il fotografo al momento dello scatto, poi si mise la foto davanti e immaginò il nonno nella posizione ritratta in fotografia.
Purtroppo non riaffiorò nessun ricordo, però notò che nel punto dove il nonno fissava con lo sguardo pensieroso, c’era una botola che nella foto non si vedeva, perché era coperta da un banco. Rimise la foto in tasca e si avvicinò ad ispezionare la botola. Era circolare, dal diametro di circa cinquanta centimetri ed arrugginita. Sul coperchio vi era incisa l’immagine di una donna vestita da lunghi veli, indicava un punto più in basso dove c’era una piccola coniglietta intenta a scavare, sotto la raffigurazione vi era un’incisione che recitava così:
“Segui Rughina, la coniglietta bianca.”
Riccardo ripensò alla leggenda del luogo poi incuriosito aprì la botola. Guardò nel foro e vide che era un pozzo non molto profondo, circa 5 metri; sul fondo c’era una camera di circa 6 metri quadrati.
Riccardo: “Ho fatto trenta… farò trentuno!”
Si calò nel foro aggrappandosi ai tondini di metallo arrugginito che sporgevano dal muro fungendo da scaletta, scese un bel po’ di gradini, ma non raggiunse il fondo, l’aria si fece tutt’a un tratto freddissima, a tal punto che sentiva dolori alle dita delle mani; l’umidità pareva entrare nelle ossa e fargli mancare il respiro, gradino dopo gradino il buio si faceva sempre più denso in quel piccolo foro. Si fermò per prendere fiato; guardò sul fondo e vide che era buio pesto, non fosse per qualche bagliore di luce riflessa dall’acqua. Pensò che i suoi calcoli sulla profondità del pozzo dovessero essere errati visto che non era ancora arrivato, poi fissando le pareti di terra e sassi che lo circondavano ebbe come l’impressione che si muovessero, allora avvicinò il capo e vide che effettivamente si muovevano, ma a causa dei vermi che ricoprivano la superficie. Si mise allora a scendere i gradini più velocemente, dalla trepidazione ne fece almeno una trentina, poi si fermò stupito di non essere ancora arrivato sul fondo. Alzò lo sguardo e vide che era sceso solo poco più di mezzo metro dalla superficie, poi guardò in basso e si accorse che mancavano poco più di due metri..
Riccardo: “Non è possibile sarò sceso per dieci metri ed invece mi ritrovo ancora qui!!! ”
Si calò ancora per altrettanti gradini, poi si guardò intorno e nulla era cambiato. A quel punto prese coraggio e si lasciò cadere dalla scala.
“Voglio vedere se così non arrivo sul fondo!” pensò.
... ... ... ...
... Tutto s’oscurò ...
... ... ... ...
Laura (C.): “Forza ragazze, dai che si sta svegliando, su con quei secchi d’acqua.”
Natalia (Alterego): “Speriamo bene, perché qui stiamo prosciugando il lago.”
Carla (Palmiero): “Che dite, si sarà fatto male? Ha fatto un salto!”
Angelica (Ange): “A me lo dici? Quasi mi arrivava sulla testa… gli sarebbe bastato prendermi con una mano per schiacciarmi!!!”
Natalia: “Non credo comunque si sia fatto male. Si direbbe un uomo forte a vederlo.”
… plic … plic … plic … plic …
I secchi d’acqua versati dalle fatine in realtà per Riccardo erano poco più che gocce d’acqua, che comunque ottennero il risultato voluto, in quanto lo fecero rinvenire.
Aprì gli occhi e si ritrovò in un mondo magico, anche i colori apparivano diversi, era come se si trovasse all’interno di un fumetto colorato a pastelli.
Si trovava ai piedi di una collinetta fiorita; in lontananza si vedeva una maestosa cascata sotto la quale si era formato un lago azzurro turchese; dal lato opposto partiva un fiume dal quale di tanto in tanto si vedevano saltare dei pesci argentei che riflettevano la luce del sole separandone lo spettro, creando così brevi fasci di luce arcobaleno; il fiume poi costeggiava un bosco fitto di vegetazione che stonava con tutto il resto in quanto aveva toni molto scuri e pareva essere coperto da un insano alone bluastro.
Poi si soffermò a guardare le quattro farfalline parlanti e notò che erano piccoline, non più grandi del palmo della sua mano.
“E voi chi siete?” domandò Riccardo con una calma che pareva fuoriluogo per la situazione.
Natalia: “Siamo le fatine delle Acque Cristalline. Ti trovi nella landa del Lago Incantato nella terra di Poesieracconti.”
Riccardo: “Ho capito, o sto sognando o peggio ancora sono morto.”
Laura: “Noooo…. Niente di tutto questo, devi avere semplicemente attraversato un portale tra realtà parallele.”
Riccardo: “Un che? No guardate qui è tutto molto bello e voi siete molto gentili, ma io non posso stare qui, devo tornare al mio mondo! Indicatemi la strada da dove sono arrivato per piacere, che me ne torno indietro.”
Angelica: “Nessuna strada, sei caduto dal cielo quasi sulla mia testa e comunque devi sapere che i portali tra realtà parallele sono solo a senso unico, quello che hai usato per venir qui quindi non puoi utilizzarlo per tornare indietro” poi Carla con uno scatto d’ali si avvicinò al viso di Riccardo e con voce premurosa chiese: “Come stai, ti fa male qualcosa?”
Riccardo: “Un po’ indolenzito ma sto bene, grazie d’avermelo chiesto” poi guardandole tutte domandò se lo potevano aiutare a raggiungere il portale di ritorno.
Natalia: “Nessuno ti può aiutare, i portali sono in continuo movimento, perlomeno così dicono, rassegnati dovrai restare qui a Poesieracconti per sempre e poi in fondo non ci si sta così male” e sorridendo fece una capriola su se stessa.
Riccardo: “Se pensate che mi rassegni così facilmente vi sbagliate, troverò il modo, dovessi rovesciare questo mondo come un calzino!”
Laura: “Beh, se sei così determinato allora dovresti parlare con i Vecchi Saggi Vittorio (Fornasini) e Lisa (Dansalvarea) alla Città Imperiale. Se esiste un modo per tornare al tuo mondo gli unici che ti possono aiutare sono loro.”
Natalia: “Ma Laura, per arrivarci deve attraversare il Bosco delle Anime Perse, è un posto troppo pericoloso, non ce la farà mai.”
Riccardo con fare tranquillo e implacabile disse a Laura: “Indicami la strada!”
Dunque le fatine lo accompagnarono all’entrata del bosco. Esso era stregato, al suo interno la luce del sole filtrava a malapena e si sentiva un forte odore di muffa. Riccardo chiese che luogo fosse mai quel bosco e perché fosse così lugubre.
Carla: “È il Bosco delle Anime Perse dove i personaggi che non sono più vivi tra noi restano in questo oblio attendendo di essere definitivamente dimenticati; un destino orribile, essi diventano spiriti irrequieti e rimangono rilegati qui dentro come una prigione dalla quale non possono uscire.”
Angelica: “Nessuno ha mai parlato con loro o si è addentrato nel bosco, si dice che le sue atmosfere nefaste porterebbero anche il guerriero più puro d’animo alla pazzia in meno di 24 ore.”
Riccardo rispose con una punta d’ironia: “Allora ce ne impiegherò meno!”
Carla: “E non dimentichiamoci che c’è anche lo Psicopatico!”
Riccardo: “Ok, ok, è ora di partire per me, devo raggiungere i Vecchi Saggi.”
Quindi ringraziò le graziose fatine delle Acque Cristalline e varcò il cancello oscuro del Bosco delle Anime Perse.
Entrato si trovò su un sentiero in parte al quale si ergeva un cartello che recitava “Lasciate ogni speranza voi che entrate”. Si strinse i pugni per darsi coraggio e si incamminò, il bosco era più scuro di quanto non sembrasse e ad ogni passo sentiva degli strani rumori sotto le sue scarpe come se stesse camminando su dei biscotti, poi vide un fantasma luminescente sfrecciargli dalle spalle e sparirgli davanti. La luce illuminò per qualche istante il sentiero e vide che quello che stava calpestando non erano ovviamente biscotti come sperava più che altro per farsi forza, ma degli scorpioni neri come la pece, allora si mise a correre e si fermò solo quando arrivò in cima al sentiero che stava percorrendo. Lì si trovò in un piccolo piazzale; davanti a sé diverse lapidi. Si avvicinò e lesse i nomi; la maggior parte erano illeggibili, il tempo aveva cancellato ormai ogni traccia di loro, solo di tre si potevano ancora intravedere i nomi: “Francesco (Flaiano), Gabriella (Fontana) e Oceano (Mare).” Mentre leggeva i nomi, dalle lapidi salirono le rispettive anime dei defunti.
Francesco: “Chi sei tu che vieni qui a disturbare il nostro sonno eterno?”
Riccardo: “Mi chiamo Riccardo e vengo dalla Terra, dalla dimensione Realtà.”
Oceano: “Non abbiamo chiesto da dove vieni, abbiamo chiesto chi sei.”
Riccardo: “Ve l’ho appena detto e ora lasciatemi passare, non intendevo disturbare nessuno, devo solo attraversare il bosco per raggiungere la Città Imperiale.”
Gabriella: “Deve essere nuovo di qui, non sa ancora della rivelazione del proprio io.”
Riccardo non disse nulla, ma fece uno sguardo interrogativo.
Francesco: “Devi sapere che ogni abitante di Poesieracconti proviene dal tuo mondo e all’inizio eravamo tutti esseri umani come te, ma questa terra è magica e fa uscire la vera parte di noi stessi. Ora dimmi, tu chi sei?”
Riccardo: “Che dire, se così è sarà questo posto a dirmelo, ma sinceramente spero di trovare il portale di ritorno prima che ciò avvenga.”
Oceano: “I suoi occhi hanno tonalità gialle e ha le pupille allungate come quelle dei serpenti, quindi potrebbe essere un malvagio; un serpente ad esempio.”
Riccardo: “Se mi conoscessi sapresti che non è così, ma non sono qui per convincere nessuno e non è mia intenzione farlo.”
Francesco: “Quindi cerchi la strada di ritorno… In tal caso sappi che non hai l’eternità a tua disposizione, ma avrai tempo solo fino a quando il tuo corpo non sarà diventato ciò che tu sei veramente.”
A queste parole Riccardo vacillò per un istante, poi aggiunse: “Come posso fare? Sono appena arrivato e già comincio a presentare segni di mutamento e di questo posto non conosco niente ed è vastissimo.” Poi si sedette su una roccia e mise le mani fra i folti capelli a stringersi la testa come se questo l’aiutasse a pensare meglio.
Gabriella vedendolo così abbattuto gli disse: “Ti aiuteremo, ma in cambio vogliamo una tua promessa: non ti devi dimenticare di noi; mai!”
Riccardo riprese fiato e un sorriso di ritrovata speranza si riaccese sul suo viso: “Non è un problema per me, anzi la vostra richiesta mi sembra fin troppo semplice, quasi inutile.”
Oceano: “Inutile dici Riccardo?! Eppure è stato tuo nonno a scrivere “Io sono il re del mio mondo!”; non hai imparato niente da lui? Non sai che l’essere ricordati dagli altri è l’immortalità stessa?”
Riccardo: “Vedo che mi conosci più di quanto lasci ad intendere. Va bene, non vi dimenticherò mai, avete la mia parola d’onore.”
Francesco: “Eccoti il nostro aiuto, è il bianconiglio; ci fu affidato dalla Madre Celeste della dimensione Divina, poiché aveva commesso una grave infrazione. Ci disse che potevamo tenerlo finché non avessimo trovato colui che sarebbe giunto fra noi per salvare La Memoria, a questo punto credo che la nostra attesa sia finita, ora lo affidiamo a te.”
Oceano: “Ricordati però, quando ti viene affidato un bianconiglio, te ne devi prendere cura e se non lo vorrai più non potrai lasciarlo solo ed indifeso, ma dovrai trovare un nuovo padrone per lui, a meno che anche il coniglio non decida di rimanere libero.”
In quel momento dal tetro bosco apparve come una piccola sfera luminosa; era il bianco pelo di una coniglietta che si avvicinava a Riccardo.
Riccardo la vide e disse: “Ma tu devi essere la coniglietta Rughina della leggenda del santuario!”
Rughino: “Senti un po’ bell’imbusto, vediamo di chiarire subito una cosa, io sono un coniglietto!!! Mi chiamo Rughino e per colpa di quell’accecata di Anna Giovanna tutti pensano che io sia una coniglietta, ma non è così!!!”
Riccardo: “Ok, ok, ma mi puoi aiutare a trovare i Vecchi Saggi?”
Rughino: “Ti accompagnerò molto volentieri; qui è un mortorio e poi ero stanco di stare qua con questi tre noiosi!”
Quando si allontanarono i tre fantasmi tornarono a scendere nelle loro lapidi.
Gabriella: “Voi credete che possa farcela a salvarci?”
Francesco: “Non possiamo far altro che sperare.”
Oceano: “Ce la farà, ne sono sicura, non vedete che Sua Maestà l’ha seguito fino qui?”
Gabriella: “Sì, anche se non credo sia ancora cosciente d’essere qui con noi.”
Francesco: “Sssssst, possibile che con voi donne nei dintorni non si riesca mai ad avere un po’ di pace nemmeno nell’aldilà!”
Gabriella: “Credo che nel nostro caso dovresti dire nell’aldiquà.”
Francesco: “Eeeh… come volessi dimostrare…”
Riccardo e Rughino continuarono la traversata del Bosco delle Anime Perse tra liane e sentieri fangosi.
Riccardo: “Ma dimmi un po’, come mai eri stato affidato ai tre fantasmi nel Bosco delle Anime Perse?”
Rughino: “È una lunga storia. Una volta sono riuscito a trovare un portale delle Realtà Parallele e vidi passare una cometa. Io, con un grande salto ci finii sopra e mi ritrovai in un mondo orribile di guerra e dolore. Scoprii in seguito che quella grande cometa era la Divina Madre che andava a soccorrere tre soldati prigionieri. Io modestamente fui fondamentale in quanto indicai il luogo preciso dove la donna doveva scavare. Ma nonostante tutto la Divina Madre se la prese perché, mi disse, è reato saltarLe in groppa e quindi per punizione mi rinchiuse nel bosco. Proprio non la capisco e dire che sono il coniglietto più ambito dalle signore di Poesieracconti. Tutte mi vorrebbero avere in groppa.”
“Forse perché sei l’unico” rispose Riccardo divertito.
Rughino, essendo molto permaloso, accelerò il passo per creare distanza tra i due.
Riccardo: “Aspetta dai stavo scherzando, ma come hai fatto ad entrare nel portale? Dove l’hai trovato?” Rughino continuò a giocare a fare l’offeso e Riccardo vedendolo da dietro era divertito da quel suo saltellare, finché da un folto cespuglio di rovi uscì un energumeno di due metri e mezzo dalla pelle olivastra e sporca, la bocca sembrava quella di un cinghiale ed alzando le braccia al cielo lanciandosi verso Rughino gridò: “Finalmente ti prendo piccolo ammasso di peli.” Rughino emise un urlo di dolore mentre veniva stretto con forza, ancora poco e i suoi esili ossicini si sarebbero rotti. Riccardo vedendo la scena prese una grossa pietra, sopraggiunse alle spalle dell’energumeno e gliela diede sulla testa. Lui si girò lasciando cadere Rughino, prese al collo Riccardo e lo sollevò da terra schiacciandolo contro una grossa roccia lì accanto. Continuò a stringere Riccardo alla gola cercando di strozzarlo finchè questi si sentì mancare il fiato... poi con un fil di voce disse all’energumeno: “È tutto qui quello che sai fare?” Lui digrignò i denti e divertito disse “Ah ah ah. Taci idiota.” Riccardo si caricò di fronte a tanta arroganza e cattiveria, la rabbia che gli montava da dentro come un’esplosione; era una sensazione che aveva già sperimentato molte volte anche sulla Terra, solo che qui sentiva quell’energia amplificata enormemente e ripercuotersi anche fisicamente su tutto il suo corpo. Incrociò gli occhi con quelli dello Psicopatico che vedendolo reagire strinse più forte che poteva le sue possenti mani intorno al suo collo, ma la sua rabbia aveva preso il sopravvento ormai, facendogli divenire gli occhi completamente gialli e rivestire la pelle con delle squame simili a quelle dei pesci, ma rosse e dure come l’acciaio. Notò che pur se lo Psicopatico aumentava la sua presa esso la sentiva sempre meno; Riccardo con tutta la forza che aveva gli diede un pugno nello stomaco e sentì le sue carni lacerarsi, gli infilò la mano fino a raggiungere il cuore, lo strinse per un attimo, quasi volesse gustarsi quel momento, lo sentì nella mano che palpitava era grosso e bagnato, poi glielo strappò e zampilli di sangue schizzarono a frotte in tutte le direzioni. L’energumeno con il sangue alla bocca e gli occhi riversi si lasciò andare senza vita. Riccardo si alzò, era fuori di sè, guardò il cuore che aveva in mano che ancora palpitava e gridò: “È tutto qui quello che sai fare?! È tutto qui quello che sai fare?!” poi morse il cuore e lo sentì fermarsi.
Dopo qualche attimo si calmò e tornò in lui, ma i cambiamenti del suo corpo rimasero, guardò un’ultima volta lo Psicopatico e disse: “Profetiche le tue ultime parole, ciao bello” poi si avvicinò ad un piccolo ruscello in parte al sentiero e si lavò. Cercò Rughino intorno a sé, ma non lo vide e pensò che fosse fuggito.
“Rughino!!” gridò a gran voce Riccardo.
“Sono qui, non mi vedi?” rispose il piccolo animaletto peloso da una buca scavata nei pressi di una grande quercia dalle foglie blu.
Riccardo gli chiese che facesse lì sotto. Lui rispose con aria innocente: “Stavo cercando un po’ di frescura, sai non è facile per me resistere con questo lungo e folto pelo.”
Riccardo: “Frescura?! Ma se qui c’è un’aria gelida. Non è che sei scappato perché avevi paura? Comincio a capire le “leggi” di questo mondo e se ti sei trasformato in un coniglio…”
Rughino guardò per un attimo il suo padroncino poi con le zampette si nascose il viso quasi vergognandosi.
“Su, su, non ti preoccupare mio piccolo amico, in fondo sei bello così come sei” lo incoraggiò Riccardo aprendo le braccia in segno di abbraccio. Lui con un salto gli saltò in groppa esclamando: “ Hai visto, che ti dicevo? Sono irresistibile!!!”
Guardarono in fondo al sentiero davanti a loro e videro la luce del sole entrare dall’uscita, i due si incamminarono…
Riccardo: “Spiegami una cosa, come si chiamava quello Psicopatico?”
Rughino: “Non aveva nome, lo chiamavamo tutti Psicopatico.”
Riccardo: “Ma come è possibile? Qui tutti hanno un nome.”
Rughino: “Tutti meno i malvagi, essi non meritano d’essere ricordati e il non avere un nome è la loro condanna.”
Quando finalmente uscirono dal Bosco delle Anime Perse videro la Grande Valle Fiorita; i due costoni laterali erano altissimi e le cime innevate; un bel contrasto rispetto all’aria calda che si respirava tutt’intorno. In fondo alla vallata si vedeva la Città Imperiale con al centro una grande dimora.
Rughino: “Quella è la famosa Città Imperiale, è là che ci dobbiamo dirigere, ci aspetta una bella camminata.”
Dopo alcune miglia di viaggio lungo la strada che portava in fondo alla vallata si trovarono ad attraversare un impetuoso fiume tramite un ponte pericolante fatto solo di liane; durante la traversata una liana si spaccò, Riccardo sbilanciato scivolò e con una mano si aggrappò al ponte per non cadere, mentre Rughino non ce la fece e scivolò nel vuoto. La caduta del piccolo coniglietto parve non finire mai agli occhi di Riccardo che urlò mentre lo vedeva finire nel fiume. Rughino precipitò su di una roccia e l’acqua si tinse di rosso mentre lui veniva inghiottito dalla corrente del fiume in piena. All’udire quelle grida una pianta che stava all’inizio del ponte si piegò con tutti i suoi rami, raccolse Riccardo portandolo in salvo. Stupito dalla pianta, ma triste della perdita del suo piccolo amico si inginocchiò in parte alla scarpata che dava sul fiume cercando di scorgerlo con lo sguardo. Notò che intorno a sé erano comparse delle strane creature, sembravano piccole bambine vestite da petali di fiori e foglie d’alberi, avevano lunghi capelli biondi e occhi azzurri, un piccolo nasino e le orecchie a punta.
Ethel (Vicard): “Riccardo non perdere la speranza di ritrovare il tuo amico, forse si è salvato.”
Riccardo con il pensiero sempre rivolto a Rughino rispose quasi senza accorgersi di farlo: “Chi siete voi, come sapete il mio nome?”
Marta (Niero): “Noi siamo gli elfi della Grande Valle Fiorita, in simbiosi con la natura.”
Riccardo: “Mi state forse dicendo che è grazie a voi che la pianta mi ha tratto in salvo? E allora perché non avete fatto niente per salvare il mio piccolo amico peloso?”
Ethel: “Avremmo voluto salvare da quel brutto salto il coniglietto, ma è successo tutto troppo in fretta e non abbiamo fatto in tempo… ci rincresce.”
Riccardo si fece forza, si alzò e disse che non poteva perdere tempo, doveva scendere al fiume e trovare il suo amico Rughino.
Patrizia (Sparacia): “Ti aiuterò io a scendere fino al fiume, io sono l’elfa delle radici e farò sì che lungo questo dirupo escano le radici delle piante per farti da scaletta.”
Riccardo scese e con lui anche gli elfi.
Iniziarono la ricerca lungo il fiume, percorsero qualche miglio ma procedevano a fatica poiché gli argini erano scivolosi e molto ripidi, mentre il letto del fiume era pieno di sassi grossi e appuntiti.
Marilena (-): “Con tutti questi sassi appuntiti sarebbe un miracolo trovarlo ancora tutto d’un pezzo.”
Lucia (Cecconello): “Marilena smettila subito di fare la cinica, vedrai che lo troveremo e starà benissimo.”
Marilena: “Non sono cinica, sono solo realista. L’acqua non è molto alta, ma scende molto veloce e con tutti questi gorghi e sassi appuntiti…”
Manuela (Giorda): “Sento le vibrazioni dell’acqua… non sanno di morte.”
“Ci vuole ben altro per sbarazzarsi di me!!!” disse Rughino mentre steso su di un sasso si leccava le ferite.
Riccardo: “Rughino, sei vivo, quanto sono felice di vederti. Perdonami se non sono riuscito a prenderti in tempo!”
Rughino: “Perdonarti? Sarei potuto morire, va bene che mi sono lamentato del periodo monotono che ho passato con i tre fantasmi, ma qui stiamo esagerando!”
Riccardo: “Hai ragione, ti dovrò affidare a qualcun altro non sono in grado di badare a te.”
Rughino: “Adesso non esagerare, in fondo sono io che mi sono allontanato troppo… è che ora sento tanto freddo… e ho sonno… le forze mi stanno abbandonando.”
Marilena: “Ma ti sei ferito? Mi sembri malconcio.”
Rughino: “Sì, non riesco a muovere la zampa, deve essere rotta.”
Marta: “È vero e stai anche sanguinando, bisogna portarti da Don Augusto (Villa) per un incantesimo di guarigione.”
Patrizia: “La cappella di Don Augusto dista una giornata e mezzo di cammino; Rughino non sopravvivrà tanto.”
Ethel: “Hai ragione Patrizia, dammi una mano a preparare l’ infuso della Rigenerazione; di certo non lo guarirà, ma lo farà star meglio per un po’.”
Marilena: “D’accordo, vado a cercare dei petali di Sterlizia, voi nel frattempo riempite un pentolino con dell’acqua smerigliata e mettetelo sul fuoco. Farò prima del vento…”
Lucia: “Manuela, Marta, noi invece potremmo preparare la pozione di Gran Passo per Riccardo, in modo che arrivi prima da Don Augusto.”
Marta: “Mando i miei cani alla ricerca del tartufo ovoidale; non ci vorrà molto, vedrete”, quindi chiamò a raccolta i suoi segugi: “Glove, Bottone, Duska, ascoltatemi attentamente; andate nella radura a est fra le Betulle Luminescenti scavate tra le loro radici, lì troverete i tartufi ovoidali, portatemene almeno cinque.”
Glove e Duska partirono come saette mentre Bottone restò impassibile a guardare Marta, la quale non si stupì più di tanto poiché conosceva bene quanto furbetto fosse, allora prese dalla tasca un biscotto, lo spezzò a metà e glielo diede: “Se vuoi anche l’altra metà vedi di tornare presto!” all’udir quelle parole Bottone drizzò le orecchie e soddisfatto dell’accordo preso partì a sua volta.
Manuela: “Io resterò qui a riscaldare e asciugare Rughino, mi fa tanta tenerezza e non ce la faccio a lasciarlo solo.”
Rughino: “Ehi, bambola… che ne dici di massaggiarmi sotto le orecchiette nel frattempo?”
Manuela: “Sei un adorabile approfittatore. Vieni qui.”
Patrizia: “Più avanti c’è un sentiero che riporta sopra, alla radura della Grande Valle Fiorita, saliamo tutte.”
Riccardo prese Rughino e salì la riva del fiume, poi accese un fuoco con degli arbusti trovati nei dintorni e prese la pozione Gran Passo per lui e la tisana Rigenerazione per Rughino, poi ringraziarono gli elfi della Grande Valle fiorita e partirono alla volta della Città Imperiale.
Quando partirono la luna era alta nel cielo e donava un’ atmosfera ancor più irreale al paesaggio. In lontananza si sentivano i versi dei gufi e gli ululati dei lupi. Riccardo procedeva spedito grazie alla pozione e più che camminare procedeva a grandi balzi, mentre teneva stretto il suo amico tra le braccia.
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Il giorno seguente: 8. 00 del mattino.
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Arrivati alla Città Imperiale passarono per la via maestra in cerca della cappella di Don Augusto; videro molte razze, alcune sembravano animali, altre volatili, altre erano simili ad umani ma ognuno si distingueva per qualche particolarità.
“Scusi signora, mi saprebbe indicare la via per la chiesa di Don Augusto?” chiese Riccardo ad una donna girata di spalle con indosso un abito in stile settecentesco che la faceva apparire come una bambola di porcellana.
Nicoletta (Spina): “Mi chiamo Nicoletta, per la chiesa dovete entrare nel quartiere dello Spirito Ascendente, arrivarci da qui è un po’ complicato, potreste aspettare il chiocciolabus delle 10. 30 che si ferma all’altro capo della strada.”
Mentre Nicoletta parlava Aramis, il grosso cane che teneva al guinzaglio, fissava Rughino il quale fece una smorfia di dolore.
Riccardo: “Ho urgente bisogno d’arrivarci, il mio amico è in fin di vita e potrebbe non arrivare alle 10. 30.” Nicoletta guardò quella piccola palla di pelo inerme, sembrava dormire ma le bende intrise di sangue erano segno che non fosse un sonno naturale, ma che fosse svenuto. Si commosse di fronte a quella creatura e disse: “Aramis, ascoltami bene, porta costoro da Don Augusto e ritorna qui il prima possibile.”
Aramis: “Bau, bau, bauuu.” Aramis si voltò e incominciò a correre. Riccardo preso alla sprovvista ebbe a malapena il tempo di promettere a Nicoletta che si sarebbe sdebitato appena possibile, poi incominciò a correre inseguendo il cane anche se la cosa cominciava a pesargli visto che la pozione Gran Passo iniziava a perdere i suoi effetti e questo lo preoccupava molto, in quanto poteva voler dire che anche la tisana Rigenerazione di Rughino poteva aver finito il suo effetto.
Nicoletta mentre vide Riccardo allontanarsi disse fra sé e sé: “Bravo Riccardo, l’hai portato fin qui con te, ti auguro non ti abbandoni… non ci abbandoni… solo lui ci può salvare dal Virus.”
Giunto alla chiesa vide i fedeli che stavano uscendo poiché era appena finita la funzione liturgica; Riccardo si avvicinò ad una suora sull’uscio della chiesa e le chiese: “Don Augusto?”
Suor Daniela (Treccani) lo guardò con aria perplessa, poiché lo vide evidentemente sconvolto ed affaticato e poi gli rispose: “È dentro, deve essere ancora sull’altare.” Riccardo entrò ormai stremato e si avvicinò all’uomo sull’altare: “È Don Augusto?”
Don Augusto: “Sì, posso aiutarvi?”
Riccardo: “Salvi il mio amico la prego” gli mise nelle braccia Rughino e cadde a terra stremato…
“Suor Daniela presto venga a darmi una mano” furono le ultime parole che Riccardo riuscì ad udire prima di perdere i sensi.
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Il giorno dopo, 4. 00 pomeridiane
Infermeria del convento adiacente alla chiesa.
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Una forte luce che entrava dalle finestre rendeva faticoso aprire gli occhi a Riccardo che aveva dormito più di ventiquattro ore…
Vide il suo piccolo amico ai piedi del letto che si ripuliva leccandosi le zampette per poi passarsele su tutto il corpo. La Madre Superiora, che era nella stanza vestita con un abito bianco, lo vide riprendersi; allora gli si avvicinò e disse: “Siete nell’ospedale del convento, mi chiamo Cinzia (Gargiulo), la Madre Superiora, Rughino è guarito completamente da quando gli abbiamo ricucito il codice binario, voi come vi sentite?”
Riccardo: “Dopo le vostre parole… direi confuso… ma felice, ed effettivamente mi sento in gran forma” poi si sedette sul letto dove lo raggiunse Rughino con un grande balzo; i due si salutarono affettuosamente e giocarono un po’ facendosi dispetti a vicenda, finchè guardando lo sguardo preoccupato di Cinzia smisero di giocare.
Riccardo: “È successo qualcosa di terribile? Avete una faccia…”
Cinzia: “Ancora no, ma temo che accadrà.”
Riccardo chiese di spiegarsi meglio.
Cinzia: “Il Virus è sempre più vicino, come la fine di tutto e temo che Sua Maestà non ci ami abbastanza per salvarci…”
Riccardo: “Sua Maestà è Dio?”
Cinzia: “Sua Maestà è nostro Dio, noi Lo preghiamo, ma siamo talmente piccoli, talmente insignificanti innanzi a Lui che a volte temo non gliene freghi niente di noi…”
Riccardo: “Ho conosciuto tante persone qui in Poesieracconti, tutte speciali, non so chi sia Sua Maestà ma sono sicuro che vi ama.”
Cinzia: “Vorrei tanto avere la tua sicurezza Riccardo, comunque vada sappi che ti sono riconoscente per averlo portato qui con te, almeno così abbiamo una possibilità di salvezza.”
Riccardo: “Ma io ho portato con me Rughino ed a essere precisi l’ho incontrato per strada, è forse lui Sua Maestà?”
Cinzia accennò un sorriso: “Per quanto sia tenero il tuo amico, non è Sua Maestà, ma ora torna alla chiesa, Don Augusto vorrà vederti.” Poi aggiunse “in bagno ti ho preparato dei vestiti nuovi, mentre dormivi ti è spuntata una coda e non credo che saresti comodo con i tuoi vecchi jeans.” Riccardo si guardò sotto il camice e vide che non era uno scherzo e rabbrividì ripensando alle parole di Francesco (Flaiano): “Quindi cerchi la strada di ritorno… In tal caso sappi che non hai l’eternità a tua disposizione, ma avrai tempo solo fino a quando il tuo corpo non sarà diventato ciò che tu sei veramente.”
Riccardo e Rughino tornarono alla cappella, Don Augusto era sulla porta che predicava ai passanti, quando li vide gli andò incontro e li abbracciò: “Come stanno le anime che Sua Maestà mi ha mandato da curare?”
Poco più in là un uomo di nome Luigi (De Luca) disse sottovoce “Sua Maestà non può averti mandato nessuno poiché non c’è nessuno sopra di noi! Sua Maestà non esiste!”
Riccardo fermò Don Augusto che stava per dirigersi da Luigi e gli raccontò come era giunto fino a lui ed egli gli rispose quello che già sapeva: “Se vuoi trovare il portale tra realtà parallele devi andare dai Vecchi Saggi Vittorio e Lisa, solo loro forse ti potranno aiutare. Abitano in una casa isolata sulla Cima Bianca sulle montagne ad Est della Città Imperiale di Poesieracconti, la si chiama così perché là c’è sempre la neve, se vuoi arrivarci e non morire congelato devi chiedere un passaggio a qualcuno con una slitta gelidale. Potrai trovare qualcuno che può darti un passaggio alla locanda Black Rose in piazza. Spera solo che il Virus non sopraggiunga prima!”
Riccardo: “Ma ancora non ho capito cos’è questo Virus di cui tutti parlano e che tutti temono.”
Don Augusto: “Dovresti temerlo anche tu sai?! È scritto nel Libro Del Giusto che un giorno arriverà il Virus che distruggerà le nostre fortezze, gli Antivirus, e tutto il mondo di Poesieracconti verrà cancellato e noi moriremo tutti con esso.”
Riccardo chiese se nel Libro Del Giusto non fosse anche scritto il modo per fuggire da questo destino. Don Augusto rispose che era profetizzato l’arrivo di un guerriero-drago che avrebbe portato con sè Sua Maestà e solo essa avrebbe potuto decretare il destino-epilogo di ogni cosa.
Poi Don Augusto guardò Riccardo e con voce gioiosa aggiunse: “Ora abbiamo il guerriero-drago, la profezia si sta avverando!”
Riccardo: “Beh, se credete che quello sia io vi sbagliate di grosso, io sono venuto solo e me ne andrò solo, questa è una storia che non mi appartiene!”
Don Augusto: “Ne sei convinto? Sua Maestà è qui, ora è intorno a noi, sente le mie parole, le tue, ha seguito le tue avventure e disavventure, le ha seguite come fossero scritte in un racconto!!!” poi si girò verso la chiesa e gridò a gran voce: “Mi senti? Senti le mie grida risuonare nella tua grande mente? Cosa siamo per te, nullità? Bit elettronici e nulla più?! Se sei così potente Sua Maestà liberaci da ogni Virus!”
Luigi: “Finiscila di blaterare eresie, possibile che tu creda veramente che ci sia qualcuno sopra di noi? Non c’è nessuno, non c’è mai stato e mai ci sarà; nessuna Sua Maestà.”
Don Augusto: “Sua Maestà, perdonalo poiché non sa quel che dice…”
Rughino: “Riccardo sai comincio ad avere un certo languorino e Don Augusto non credo finirà molto presto la discussione con Luigi, quindi lascia che metta queste foglie magiche del Bosco delle Anime Perse come ricompensa per averci guarito e dirigiamoci alla locanda, così mettiamo qualcosa sotto i denti e cerchiamo qualcuno che ci porti dai Vecchi Saggi Vittorio e Lisa.”
Così fecero.
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Locanda black Rose 10. 30 di sera
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Era sera inoltrata ormai e giunsero alla locanda Black Rose di Vincenzo (Capitanucci) e Nelida (Ukmar). Entrarono e le atmosfere erano quelle tipiche da saloon da Far West. Furono “investiti” da un olezzo di frittura di pesce e fumo di toscani. La gente lì dentro era per lo più ubriaca e sporca.
Vincenzo da dietro il bancone li vide entrare: “Ehi voi, in quanti siete? Ma soprattutto, se non avete soldi con voi, vi avverto che qui non facciamo credito!”
“Siamo in due” disse Riccardo, poi guardò il suo piccolo amico e si corresse “Uno e mezzo a dire il vero e purtroppo non abbiamo spiccioli con noi.”
Nelida dalla cucina lo ammonì: “Vincenzo non li hai riconosciuti? Sono Riccardo e Rughino in viaggio dalle cascate a nord, giunti fin qui per parlare con i saggi; hanno portato con loro Sua Maestà.”
Vincenzo: “Per tua informazione, cara Nelida, la nostra non è un’attività no profit, quindi senza soldi qua non mangia nessuno, fosse anche Sua Maestà in persona!!!”
Dalla bolgia di tutta quella gente si udì una voce: “Portate a quei due quello che chiedono, salderò io il loro conto.”
Nelida: “Sarai finalmente contento zuccone, hai visto sei riuscito a far commuovere il sindaco Adamo (Musella). Ora preparerò dei piatti per loro, metti tutto sul suo conto.”
Rughino: “Mi raccomando, che la mia insalata sia croccante, altrimenti mi sentirete!”
Vincenzo: “Arriva subito, il cliente ha sempre ragione…” e mentre andava in cucina a prendere i piatti, nella sua mente pensava in quante sfiziose ricette avrebbe potuto mettere quel bisbetico coniglietto bianco.
Riccardo: “La ringrazio sindaco Adamo, le prometto che appena possibile le restituirò il quanto.”
Adamo: “Non si preoccupi, se riuscirà a fare quello per cui è stato mandato qui non ci sarà prezzo che tutta questa comunità possa pagare per sdebitarsi con lei.”
Riccardo: “Io non ho nessuna missione se non quella di tornarmene a casa. Nessuno mi ha mandato qui! Ci sono finito per errore.”
Adamo: “Lei crede Riccardo, crede veramente che abbia trovato la strada per venire qui a Poesieracconti in modo fortuito? O forse ci è arrivato perché ha saputo interpretare degli indizi che qualcuno aveva messo sulla sua strada per condurla qua da noi?”
Charlotte (E.), la cameriera e figlia dei ristoratori arrivò in tutta fretta: “Largo, largo, largo arrivano birra e salsiccia per il signore e una bella insalatina fresca arricchita con caramelline allo yogurt per Rughino.”
Rughino alla vista di quella squisita insalatina cominciò a dimenare il codino e dando una pacchetta sul sedere a Charlotte aggiunse: “Passerò più tardi per la mancia!” e le diede una strizzatina d’occhio.
Charlotte fece una risata e disse girandosi verso Riccardo: “Le chiedo scusa per mio padre, a volte è un po’ tirchio, ma è una brava persona in fondo.”
Riccardo accennò un sorriso e lei se ne andò richiamata da Vincenzo che l’aspettava con altre ordinazioni. In mezzo a tutto quel trambusto Riccardo perse di vista il sindaco, quindi continuarono a mangiare. Allo stesso tavolo vi era seduto un contadino di nome Pietro Luigi (Crasti Visintini) e il suo amico falegname Lambro (Trezzi) con le rispettive mogli Ada (Firino) e Adelaide (Cantafio).
Riccardo si girò verso di loro e chiese se gli potevano indicare la strada per andare dai Vecchi Saggi Vittorio e Lisa.
Lambro: “Non vi potete sbagliare, prendete la strada che parte da Piazza Cavalletta e salite la montagna fino al castello.”
Riccardo: “Vorrei noleggiare una slitta gelidale, sapete a chi posso rivolgermi?”
Lambro: “L’unico che le noleggia in questo periodo è Mario (Vecchione), ma è sempre molto impegnato, è difficile trovarlo da queste parti.”
Riccardo: “Non ho tempo da perdere, vorrà dire che la risalirò a piedi.”
Pietro Luigi: “Vi conviene attendere domani mattina però, perché di notte le temperature sono insopportabili; c’è il pericolo che possiate congelare, non che di giorno sia molto meglio e se uscite dalla città ora correte anche il rischio di incontrare Lestat.”
“Chi è Lestat?” chiese Riccardo.
Le mogli risposero in coro: “Lestat è un temibile vampiro che di tanto in tanto entra anche in città e beve il sangue delle donne.”
Le due finito di pronunciare quelle parole si guardarono sognanti e sospirarono. Si capì molto chiaramente che esse erano state già visitate dal vampiro e che la cosa gli era stata molto gradita, anche se non lo davano a vedere per rispetto ai mariti.
Riccardo: “ Quindi la cosa non mi può dar pensiero visto che aggredisce solo le donne.”
Le due donne risposero sempre in coro divertite dal malinteso: “Ci scusi signore, ma noi ci riferivamo a quella graziosa coniglietta che porta con sé.”
Rughino salì in piedi al tavolo, appoggiò le sue “olive” a terra bene in mostra e sbattendo le zampette con aria infuriata urlò: “Sono un coniglio!!! Ho tutti gli attributi del caso e poi smettetela di parlare in coro mi date ai nervi!”
Riccardo allungò il boccale della birra a Rughino dicendo: “Non te la prendere che sei sempre il migliore.” E poi aggiunse “tessssoro” mandandogli un bacio.
Tutti al tavolo fecero una chiassosa risata, poi Rughino borbottando si rimise a sedere e si scolò tutta la birra.
Lambro: “Scusate le nostre spose, parlano in coro da quando hanno mangiato il frutto proibito del Link e da allora sono sempre in connessione fra di loro.”
Pietro Luigi: “Senza entrare troppo nei particolari vi posso dire che in certe situazioni è anche imbarazzante.”
In quel momento entrò una donna formosa, con un vestitino rosso, corto ed attillato. Tutti nella locanda interruppero quello che stavano facendo per guardarla salire le scale ed andare al piano di sopra.
Conte Vincenzo (Hypomone): “Qualcuno dovrebbe consolare prima o poi quella vedova sconsolata.”
Rughino che stava facendo le capriole su se stesso per l’emozione dopo averla vista passare chiese al Conte Vincenzo: “La conoscete? Chi è? Come si chiama? Quanti anni ha? Ma soprattutto, le piacciono i coniglietti?”
Riccardo: “Rughino, non importunare gli estranei.”
Conte Vincenzo: “Nessun disturbo, qui sanno tutti chi è. Si chiama Cate (Cate). È la vedova allegra del Duca Francesco (Ducadimantova), che era padrone di mezza città. Perse la testa per Cate in ogni senso.”
Riccardo: “Che intendete dire?”
Lambro continuò sottovoce: “Sì, perché il Duca Francesco, che rimase scapolo fino ai sessant’anni si invaghì perdutamente di Cate che ne ha trenta. Dopo solo tre mesi che la conosceva, il Duca Francesco le chiese di sposarlo, lei accettò immediatamente.”
“Il fatto è” aggiunse Pietro Luigi “che lei non lo amava, gli interessava solo l’eredità ed era ingolosita dalle dicerie che giravano sul suo conto e cioè che fosse un superdotato.”
Conte Vincenzo: “Già, forse la realtà non ha retto con il mito, fatto sta che il Duca Francesco a distanza di pochi mesi dal matrimonio fu trovato decapitato nelle vicinanze del Bosco delle Anime Perse.”
“AIUTO!!! AAAAAAhhhhhhh”
Un urlo agghiacciante si sentì giungere dal piano di sopra.
Riccardo e Lambro, che erano i più vicini ai piedi della scala, salirono fino al piano superiore e trovarono Cate sul letto in preda ad un’estasi profonda con rivoli di sangue che le scendevano dai due piccoli fori lasciatigli dal morso del vampiro Lestat. Lambro scese subito da basso e urlò a gran voce: “Lestat ha colpito ancora, se continua così ci porterà via tutte le donne. Troviamolo e facciamolo fuori una volta per tutte.” La gente nella locanda più per romper la noia che per voglia di giustizia si alzò entusiasta e si diresse verso l’uscita per andare a cercarlo.
“Non farete niente di tutto ciò” disse Giampaolo (Angius) il ranger della Città Imperiale, bloccando chiunque volesse uscire con cattive intenzioni. “Non voglio che i miei cittadini si facciano giustizia da soli, ci penserò io!!” Lasciò il suo assistente Duccio (Monfardini) a controllare la situazione e se ne andò a caccia di Lestat.
Riccardo seguito dal suo fedele amico uscì ed arrivò alla piazza della Cavalletta; erano circa le tre di notte e la temperatura era anche gradevole; gli parve impossibile che in cima alla montagna potesse fare così freddo e inoltre il tempo a sua disposizione era sempre meno. Si guardò le mani e vide che non aveva più unghie, ma affilati artigli.
Riccardo: “Devo salire Rughino, potremmo non farcela, non voglio chiederti di seguirmi, se vuoi puoi rimanere qui.”
Rughino senza pensarci troppo lo salutò dicendo: “Se tornerai sano e salvo fatti vivo alla locanda, mi troverai là con il mio nuovo amore Charlotte.” Poi si girò e cominciò a saltellare in direzione della locanda. Pochi lampioni più avanti si fermò e tornò indietro da Riccardo che ormai stava già cominciando la salita.
“Aspetta” gli gridò Rughino. “Non so che mi succede, sono sempre stato un fifone lavativo, ma da quando sto con te qualcosa in me è cambiato. Ormai siamo amici per la pelle, quindi non ti lascerò solo al tuo destino, verrò con te.”
Questo suo insolito atto di coraggio commosse Riccardo e stupì se stesso. Il pelo si fece ancora più lungo e il contorno degli occhi gli si scurì, il che gli dava un aspetto più coraggioso.
Rughino: “Hai visto? Sono diventato valoroso e questo nuovo look mi fa apparire ancor più bello!”
Riccardo fu molto felice della sua scelta ed insieme cominciarono la salita.
A metà percorso la temperatura era già intorno agli zero gradi e sui lunghi baffi di Rughino si stavano formando le stalattiti.
Riccardo lo prese in groppa per cercare di riscaldarlo, ma la temperatura mentre procedevano, continuava a scendere, allora allungò il passo per arrivare il prima possibile.
“Sento freddo, tanto freddo” disse Rughino.
Riccardo fermatosi dopo l’ennesima salita, lo guardò e vide che non respirava quasi più.
“Come stai Rughino? Rispondimi!”, ma esso non rispose.
“Morirà se non lo scalderai al più presto” disse Dolce (Sorriso), spettro protettrice delle Anime Erranti.
Riccardo stremato dal freddo si sedette nella neve e guardò questo angelo azzurro dalle ali piumate. “Non so che fare” disse Riccardo “la casa dei Vecchi Saggi ancora non si vede e noi siamo ormai ad un passo dal congelarci”.
Dolce: “Sarebbe un paradosso vedere un giovane drago congelato. Perché non sputi fuoco e vi scaldate con esso?”
Riccardo ne aveva viste troppe per essere scettico, quindi per amore del suo amichetto si alzò, si caricò di grinta ed emise un urlo con tutta la forza che aveva in corpo. Dalla sua bocca uscirono lingue di fuoco che incendiarono un cespuglio di rovi poco più avanti.
Dolce quando vide che la situazione era stata risolta, come era arrivata sparì, mentre i due si scaldarono vicino al fuoco.
Quando anche Rughino rinvenne questi ringraziò Riccardo dandogli un bacione sulla guancia e con ironia aggiunse: “Se ti dovesse mai capitare di dover starnutire, avvisami prima di cuocermi, così mi metto un po’ di sale sul codino.”
Arrivarono dinnanzi alla casa dei Vecchi Saggi che li fecero entrare.
Anche se l’abitazione era a forma di castello in realtà era molto piccola e bassa, per i due anziani che vi abitavano non era certo un problema visto che l’età gli aveva incurvato la schiena. Come si entrava c’era una piccola cucina che fungeva anche da sala, il fuoco del caminetto acceso donava un’atmosfera accogliente al tutto, a lato del caminetto vi erano due sedie a dondolo e al centro un tavolo rotondo. Tutti i mobili e utensili della casa erano in legno e una piccola tendina di radici intrecciate separava il locale da una piccola camera con bagno.
Vittorio si sedette sulla sedia a dondolo e accese la sua amata pipa mentre Lisa era indaffarata a preparare l’infuso Dell’Ospite Felice.
Il Vecchio Saggio aveva uno sguardo serio ed interrogativo, le sopracciglia grigie erano ormai così lunghe che quasi gli coprivano gli occhi, tirò un gran respiro e disse con voce stridente: “Chi sei?”
Riccardo attese un attimo a dare la risposta, poi disse: “Sono il Drago Rosso.”
Vittorio compiaciuto rispose: “Vedo che ormai comprendi questo mondo; quindi vuoi che ti dica come tornare sulla Terra della dimensione Realtà.”
Lisa: “Come ti diverti a far credere che sai leggere nel pensiero, vecchio bizzarro” poi si girò verso Riccardo e aggiunse “sappiamo tutto di te da quando sei arrivato qui, poiché la tua fama ti ha preceduto.”
Rughino: “Scusate ma allora dovreste sapere che la star sono io e non lui!”
Lisa divertita gli diede qualche pacca sulla testolina in segno d’affetto, ma non gli rispose. Rughino fece lo sguardo da offeso e girò di colpo il musetto dall’altra parte: “È sempre così, i veri eroi passano sempre in secondo piano...”
Riccardo: “Mi potete aiutare a fare ritorno al mio mondo, ormai il mio corpo è quasi del tutto trasformato e mi hanno detto che una volta che la trasformazione sarà avvenuta sarà impossibile tornare indietro.”
Mentre Lisa con assoluta indifferenza, o forse era noia nel sentire un discorso che molti gli avevano già fatto prima, serviva le tisane a tutti, Vittorio rispose: “Quanto ti hanno detto è parzialmente vero, in realtà potresti tornare al tuo mondo anche una volta che la trasformazione è completa, però oltrepassando il portale non torneresti più la persona che eri prima, ma resteresti nelle tue nuove vesti e guardandoti direi che ti resta al massimo un’ ora, quindi devi decidere velocemente quanto vuoi fare, resti o te ne vai?”
Riccardo: “Ma che domanda è? Ovvio che vado chi rimarrebbe?”
Vittorio: “Tutti quelli che hai visto qui ci rimangono per loro volere, nessuno è prigioniero; come già saprai ognuno di noi è giunto dalla Terra attraverso uno dei due portali tra i nostri mondi e tutti sanno che se volessero tornare indietro dovrebbero venir da me. Ora… vedi forse una lunga fila di persone alla mia porta? no! Di tanto in tanto però arriva qualcuno che vuole tornare indietro e viene da me. Ormai sono secoli che sono qui e ti assicuro che trovarsi di fronte al Portale per il rientro è come trovarsi su un trampolino da quindici metri, la voglia di tornare sulla propria decisione è molta.”
Lisa: “Inoltre devi sapere che il portale che hai trovato nel santuario Della Madonna Delle Grazie una volta utilizzato si chiude per un secolo quindi non potrai più tornare qui se lo vorrai.”
Rughino: “Resta con noi Riccardo in fondo al tuo mondo sei solo un uomo come tanti… mentre qui, guardati, sei un drago!”
Riccardo pensò che la cosa non fosse poi così male… e tutti questi discorsi gli stavano offrendo un punto di prospettiva a cui non aveva pensato prima.
Si alzarono tutti e mentre Vittorio e Lisa stavano spostando il tavolo e il tappeto dal centro della stanza, Vittorio aggiunse: “Quando e se deciderai di tornare al tuo mondo sappi che non ti ricorderai un fico secco di tutta questa storia, semplicemente ritornerai al momento di quando sei entrato nel Portale, saranno solo trascorsi tre secondi, che equivalgono ai tre giorni che hai passato qui.” Poi con un colpo di reni tirò il tappeto e si vide che sotto c’era Il Vuoto, o meglio La Bocca Del Portale.
Nella stanza cominciò ad esserci un forte vento, il Vuoto stava aumentando sempre più la sua forza di risucchio.
Riccardo alzò la voce per farsi sentire, il frastuono dell’aria era molto forte: “E di Poesieracconti che ne sarà? Arriverà Sua Maestà a salvarvi dal Virus?”
Lisa sorridendo, in modo sereno e pacato disse: “Ancora non lo sappiamo che farà, ma certo tu hai fatto un ottimo servigio a tutti noi portandola qui con te!”
Riccardo: “Ma io ancora non capisco, io non ho portato nessuno con me!”
Vittorio: “Ti sbagli, Sua Maestà è sempre stata con te, già dal tuo arrivo nella landa del Lago Incantato e anche prima, poi ha lottato al tuo fianco mentre combattevi nel Bosco delle Anime Perse, ti ha accompagnato mentre portavi Rughino in salvo quando era in fin di vita, girava con te per la Città Imperiale ed è qui ora!!!”
Riccardo: “E come può impedire che il mondo di Poesieracconti venga distrutto dal Virus quando verrà?”
Lisa: “Il Virus viaggia nella Rete, si evolve e diventa ogni giorno più potente; se sua Maestà ci vuol salvare, se accoglierà le nostre preghiere, se ama i suoi sudditi… allora ci metterà nel posto più sicuro di tutti gli universi, ci metterà nel luogo dove i Virus non possono arrivare, in modo tale che potrà sempre venirci a trovare ogni volta che vorrà.”
Riccardo: “Qual è questo luogo?” ma vide che Vittorio non aveva sentito la domanda a causa del vortice che il Vuoto stava creando, gli oggetti più leggeri venivano spostati dal vento e risucchiati nel portale, allora alzò la voce e gli ridomandò: “Qual è il luogo?”
Vittorio: “È la carta!!! Se lui ci stamperà su carta, avrà ascoltato le nostre suppliche e ci salverà dal Virus.”
Vittorio notò che a Riccardo stavano crescendo gli ultimi aculei sulla schiena: “Presto non c’è più tempo, cosa vuoi fare?” gli disse. Riccardo guardò Rughino e gli disse: “Grazie di tutto, sarai per sempre nel mio cuore, anche se forse non ti potrò ricordare, ora ti lascio libero di scegliere il tuo prossimo padroncino.”
Rughino: “Ma io voglio solo te come padroncino, non lasciarmi.”
Riccardo: “Ti prego non rendermi le cose più difficili di quanto già non siano, non vorrei lasciarti ma non posso nemmeno stare qui, mi spiace piccolo amico, ti voglio bene” e si lasciò cadere nel Vuoto. Rughino: “Non ti lascerò padroncino mio!” e con stupore di Vittorio e Lisa saltò nel Portale proprio mentre si stava chiudendo per i prossimi cento anni terrestri.
Vittorio una volta che il buco si richiuse disse: “Cosa ha fatto quel pazzo di Rughino!!! Lui aveva già completato da tempo la trasformazione, una volta di là non tornerà normale come accadrà a Riccardo, ma resterà un coniglietto bianco!”
Lisa: “Sapeva benissimo quel che stava facendo, è che sei tu che hai smesso d’amare secoli fa e certe cose non puoi capirle.”
Vittorio rimase un attimo in silenzio, poi disse: “Lisa… io ti amo e ti amerò per sempre in qualsiasi dimensione, non dimenticarlo mai.”
Lisa si commosse e lo baciò.
…quella sera Lisa gli preparò la pozione del Grande Fratello e non dormirono tutta la notte…
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Santuario della Madonna Delle Grazie 11. 40 del mattino
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... SPLASH...
“Volevo ben vedere che non arrivassi sul fondo” disse Riccardo, l’acqua non era molto profonda nel pozzo e l’aria fredda che sentiva prima era improvvisamente cessata, come se qualcuno avesse chiuso una porta da dove prima entrava. Si guardò in giro e non vide niente di particolare, poi sentì qualcosa muoversi tra i suoi piedi, con un gesto di stizza si allontanò e vide un piccolo coniglietto bianco che stava annegando, senza troppe precauzioni lo prese e risalì il pozzo.
Mentre tornava a casa con quel piccolo animaletto si fece mille domande sul perché il nonno fissasse quel normalissimo pozzo con tanto interesse, si domandò poi come potesse aver trovato quel coniglio là dentro…
Guardò il coniglio dicendogli: “Vedrai casa nostra ti piacerà e sono sicuro che Sara e Alice ti vorranno un mondo di bene, loro sono molto dolci e adorano gli animaletti, non ti mancherà mai niente te lo prometto.” Mentre guidava continuò a parlargli: “Sai a volte mi piacerebbe essere qualcun altro, ma poi guardo la mia vita, guardo alla persona che sono, guardo alle persone che mi amano… e sento che non vorrei essere in nessun altro posto al mondo!!!” ma Rughino era troppo intento a rosicchiargli il sedile della macchina per starlo a sentire…
... THE END...
- Ora sta a Sua Maestà decidere del destino del mondo di Poesieracconti…
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