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Colpi di fulmini
“Che noia girare in elicottero”. Pensò Gloria mentre sorvolava la spiaggia di Sabaudia con il piccolo elicottero di suo fratello. “Guarda quello coi capelli Rasta vicino al catamarano, - continuò a pensare guardando in giù - quello si che deve fare una vita interessante, libera, semplice, priva di condizionamenti…”
- Dove vuoi atterrare? ?" Le chiese il fratello.
- Puoi scaricarmi vicino alla spiaggia? Mi faccio un bel bagno, poi me ne torno in Taxi.
Gloria, vestita con un perizoma, un pareo, un fermacapelli di tartaruga e degli zoccoli di legno, prese il suo zainetto, dove c’era una felpa, i soldi ed il telefonino, e si incamminò verso la spiaggia, con il progetto di fare amicizia con quel bel tipo Rasta. Dall’alto sembrava carino, ma avrebbe dovuto esaminare i particolari, tipo l’acne, l’igiene, il modo di parlare…chissà, forse era uno straniero, un sudamericano, un francese, magari, si, un bel francese. La sua migliore amica le aveva assicurato che i ragazzi francesi sono i migliori in assoluto, per quello che riguarda la personalità e lo spirito avventuroso, naturalmente, perché per il sesso, lì bisogna vedere caso per caso, non c’è nazionalità. Gloria marciava verso la sua destinazione sicura dell’imminente ennesimo successo: nessun maschio poteva resisterle.
Il ragazzo Rasta in realtà, non era straniero, era italianissimo e si chiamava Simone. Si era trasferito su quella spiaggia da un mese. Dormiva in tenda e durante il giorno noleggiava il suo piccolo catamarano. Gli affari andavano abbastanza bene, anche se quella era stata una giornata proprio da dimenticare perchè nonostante il tempo bellissimo, l’affluenza di bagnanti si era rivelata inferiore alle attese. Era stanco, frustrato, provato fisicamente per il gran caldo che non aveva dato tregua per tutto il giorno e per il sole che anche in quel momento, nonostante mancassero un paio d’ore al tramonto, continuava a bruciare la pelle senza pietà. Un po’ per la stanchezza, un po’ anche perchè gli affari languivano, Simone aveva iniziato a sistemare l’imbarcazione per la notte e mentre lavorava si guardava intorno. Magari all’ultimo momento, poteva sempre spuntare fuori qualcuno interessato a fare un giro, perché no. Come attratto da una forza sconosciuta, rivolse lo sguardo verso la lunga scaletta di legno che dalla strada scendeva in spiaggia. Proprio in quel momento lassù in cima comparve Gloria. Simone rimase sconcertato. Era una visione? Forse il caldo? Non si era idratato a sufficienza? No, era reale. I suoi undicidecimi gli permisero, in pochi istanti, di stabilire in maniera inconfutabile che quella ragazza lassù era splendida. Aveva un pareo arancione, sfumato in altre tonalità, forse verde e giallo, non si distingueva ancora bene. Il pareo era comunque trasparentissimo, agganciato alle caviglie e al collo, arrotolato alla vita… e …ci avrebbe scommesso, completamente inesistente dietro. Aveva i capelli castani, abbastanza ricci e raccolti in un improponibile fermacapelli. Gloria scendeva i gradini, con eleganza e si avvicinava sempre di più. La scannerizzazione cominciò a rilevare alcuni particolari importanti, il seno sodissimo, che sobbalzava ad ogni scalino, e le gambe…cavolo che gambe. Dove andava quella bellissima ragazza? Simone si guardò intorno alla ricerca di qualcuno disteso al sole sulla spiaggia che potesse essere al suo livello, ma a quell’ora erano rimasti solo dei gruppi familiari di ciccioni che ancora non si erano ripresi dal caldo e dalla ricca abbuffata di mezzogiorno. Si girò di nuovo verso la scaletta. La ragazza aveva finito la discesa e ora camminava sulla sabbia, decisamente... non c'erano dubbi... decisamente nella sua direzione. Simone si guardò meglio in giro. Niente da fare, senza dubbio il ragazzo più carino sulla spiaggia, al momento, era lui. Questo pensiero gli diede un senso di grande soddisfazione, ma un attimo dopo il cuore gli cominciò a battere velocemente. Pur essendo un tipo decisamente fico, era timido da morire con le donne. Riusciva a controllarsi abbastanza da non farsene accorgere, ma dentro di se ogni volta che doveva affrontare una ragazza aveva un’ ondata di emozione che lo Tsunami, in confronto, era una stupidata. "oh, mio Dio, quella sta cercando me!" pensò quasi in preda al panico. Era bellissima, alta, gli si piantò davanti. Per fortuna lui era sopravvento…aveva le sue difese…
Gloria ora si trovava finalmente davanti al ragazzo dai capelli Rasta che aveva visto dall’elicottero. Così da vicino era molto più interessante di quanto gli fosse sembrato dall’alto. Troppo più interessante. Alto, magro, con i muscoli ben definiti, abbronzantissimo con la pelle disseminata da minutissime tracce bianche del sale marino che si deposita dopo il bagno. Era anche molto bello, con gli occhi nerissimi e i lineamenti del viso fini e scavati…ma…puzzava. Arricciò il naso, si trovava sottovento. Sentì dentro di se nascere una sensazione, non di repulsione, come sempre le accadeva quando era in compagnia di qualcuno che puzzava di sudore, ma di rabbia. Le venne fuori da chissà dove un’aggressività che non conosceva. Per fortuna aveva le sue difese. Si levò gli occhiali. I suoi occhi verdi, brillanti come due smeraldi, arricchiti dai riflessi del mare e dal sole al tramonto che splendeva alle spalle di Simone, fecero il loro lavoro. Simone adorava le ragazze con gli occhi verdi, questa proprio non gli ci voleva. Si sentì perduto, ma ebbe il fegato di iniziare lui per primo la conversazione.
- Ciao bellissima, io mi chiamo Simone.
Gloria sentì che le gambe le stavano per cedere, la brezza marina passava sotto le ascelle di lui e le soffiava in faccia effluvi odorosi misti a qualcos’altro. E questo qualcos’altro la metteva in grande difficoltà. "I Ferormoni, devono essere proprio i ferormoni, povera me." Pensò, realizzando anche che doveva rispondergli. La voce di lui era stata profonda e sicura, non voleva rischiare di ciancicare qualche consonante. Ingoiò la saliva. Fu peggio, si rese conto di non avere saliva. Le prese il terrore. “Che cazzo mi è venuto in mente di venire qui?” pensò.
- Er…mi chiamo Gloria. Er …è tuo? ?" Disse indicando il catamarano.
- Si! ?" rispose lui guardandola negli occhi, apparentemente sicuro di se.
- Lo affitti?
- Si.
- È troppo tardi per un giro?
- No.
- Quanto costa?
- Gratis per te.
- Ok, andiamo.
- Pensavo volessi navigare da sola?
- Ti sembro una che cazza le scotte? Io sto al timone e tu pensi alle vele.
- Ok Gloria, mio capitano. Mi aiuti a metterlo in acqua o devo farlo da solo e poi devo venirti a prendere in braccio altrimenti ti bagni i piedini?
- Ti aiuto, ti aiuto.
Gloria era esperta di navigazione a vela. I genitori dicevano di averla concepita durante una burrasca al largo delle Baleari. La mamma raccontava di averla poi partorita a Ponza nell’ambulatorio della guardia medica dopo una traversata durante la quale aveva avuto le doglie, scambiate dal padre, medico, per mal di mare. Afferrò la barca da prua, con sicurezza, mentre Simone la sollevava da poppa. In un secondo furono a mollo. Lei saltò su per prima e si mise al timone. Lui spinse un altro po’ il catamarano per metterlo nella giusta direzione rispetto al vento, ma Gloria aveva già gonfiato le vele e il ragazzo dovette affrettarsi a saltare a bordo per non rimanere in acqua come un pirla.
Nonostante ci fosse un filo di vento, l’abilità di Gloria al timone e la conoscenza della velatura da parte di Simone si rivelarono un binomio vincente, e in pochi minuti raggiunsero il largo, filando di bolina stretta. Ogni tanto il catamarano si alzava su un fianco pericolosamente, per la velocità. Alla grande, pensarono i due ragazzi.
- Mi dispiace per il pareo. ?" Le urlò Simone.
- Perché?
- Si sarà rovinato. L’acqua di mare è micidiale.
- Questo pareo è di non so che seta speciale. Non oso neanche dirti quanto costa. Praticamente è un tessuto così puro che non si bagna. Guarda? È asciutto.
- Incredibile. ?" Disse Simone sarcasticamente.
- Mi prendi in giro? Cazza quel fiocco, piuttosto.
- Vuoi scuffiare?
- Ho scuffiato solo una volta in vita mia e per colpa di mio fratello che è un cagasotto.
Si erano allontanati abbastanza, Simone non era un cagasotto, ma osservando lontano, nella direzione del vento, aveva notato che la superficie del mare era diventata liscia come l’olio.
- Credo che sia il caso di invertire la rotta.
- Perché, hai paura dei pescecani?
- No è che rischiamo di non tornare indietro. In questo periodo, la sera, per un paio d’ore, al tramonto, il vento cala.
- E quando me lo dici? Dai, pronto a virare?
- Ok
- Devi dire: "PRONTO".
- Pronto.
Non appena invertirono la rotta, proprio in quell’istante, il vento scomparve del tutto. I due ragazzi si guardarono increduli.
- Non sopporto quando fa così. ?" Disse Gloria stizzita.
- Anch’io. Preferisco le burrasche a questa situazione.
Seguirono alcuni istanti di silenzio, di pesantissimo silenzio, poi come ogni buon velista è autorizzato a fare quando succede qualcosa di veramente grave, cominciarono a tirare giù tutti i santi dal paradiso:
- Ma porca mad... Cris... in croc... mannaggia San G... Santa M... fan culo... mortacci loro... come cazz...
Quando si furono scaricati per bene rimasero di nuovo alcuni minuti in silenzio, a studiare la situazione. Vento zero. Corrente, forse, un po’ di corrente sembrava esserci. Era molto lenta, ma li avrebbe spinti in direzione del Monte Circeo. Si rilassarono, del resto erano giovani, belli, il mare era calmo, nessuno sarebbe venuto a rompergli le scatole almeno per le prossime tre ore. Gloria si stese sulla rete che collegava i due scafi del catamarano, Simone diede un'ultima sistemata al timone e alla randa, cercando di distrarsi e facendo un po' di resistenza su se stesso, ma alla fine si arrese e la guardò. Quella ragazza, distesa, sul suo catamarano in mezzo al mare, al tramonto, era bellissima. Non poteva più resisterle. Si chinò per baciarla. Lei aveva gli occhi chiusi, ma sentì l'odore del ragazzo arrivarle addosso e le sue labbra morbide posarsi dolcemente sulla sua bocca. Lo abbracciò e rispose al bacio con tutta l'energia che aveva.
Un piccolo elicottero spuntò da dietro il monte Circeo. Fece un giro sull'imbarcazione avvicinandosi moltissimo. Il telefonino di Gloria squillò. Era il fratello. Lei mise il viva voce.
- Ti dai da fare sorellina?
- Guarda che ti sente.
- Come si chiama il malcapitato?
- Simone.
- Simone, stai attento, è pericolosa, è un avventuriera, ti spezzerà il cuore.
- Ormai è fatta! - Disse Simone con tono rassegnato.
- Che fai, sorellina? Provo a scendere e a salvarti?
- Lascia perdere, mi salvo da sola, torna da papà allo Yacht e digli che non ce la farò per la cena.
- S'incazzerà.
- E chi se ne frega. Non mi può tenere un mese segregata su quel cavolo di Transatlantico che si è affittato.
- Ho un'idea. Io non gli dico niente, anzi faccio finta di essere preoccupato, poi tu mi telefoni verso le nove e mezza, mi dici che devo venire a prenderti, io racconto a papà una storia di paura, lascio gli ospiti e vengo a salvarti.
- Si, fai così, basta che te ne vai, stavamo così tranquilli fino a due minuti fa.
- Ciao Simone, a più tardi.
L'elicottero si allontanò.
- Ma tu non ti lavi mai? - Chiese Gloria mentre lui si abbassava verso di lei per ricominciare a baciarla.
- No, mai. Se non ti va bene...
- Assolutamente, stavo pensando che, alla fine, a furia di lavarci perdiamo veramente i nostri odori e non è che poi siano così sgradevoli. Perchè, sai, gli altri dovrebbero riconoscerci anche dal nostro odore personale, e non solo da commmm.. e unmmm
"Le donne parlano sempre troppo" pensò Simone mentre lottava per baciala.
Si sentì la marsigliese. C'era un telefonino mimetizzato alla base dell'albero.
Simone lo sfilò e rispose, era in padre, mise il viva voce.
- Ciao Pa
- Ciao, Simo, come stai.
- Benissimo, e voi?
- Ottimamente, ci manchi, quando ti fai vedere? Ti servono soldi? Vuoi che ti mandi Gustavo con la Cajenna, magari vuoi scorazzarti una ragazza, eh sciupafemmine?
- Grazie papà, sto benissimo, non mi serve niente, mi mancate anche voi, ma vorrei stare un po' da solo.
- Si bene, Vorremmo venire a trovarti. Ti va di dirci dove sei?
- No.
- Torni in "Azzienda" per settembre?
- Non lo so.
- Ma come e e e che non lo sai. Tu sei insostituibile...
- Digli che torni - gli sussurrò Gloria all'orecchio - altrimenti non la smette più!
"Che vitaccia che fa anche questo ragazzo," pensò "non bisognerebbe mai lamentarsi"
- Okay, pa', torno, torno, lo sai che torno sempre a settembre, senza di me tu sei perduto.
- Ecco l'hai capito. E quando...
- Ciao Pa'
- Anche alla fine di settembre va bene uguale. Voglio che ti riposi. Hai una ragazza? Se vuoi...
- Ciao pa'. - E attaccò.
- In "Azzienda" ti lavi?" - gli chiese lei sorridendo.
- Si, che dici? È una condanna. Sto undici mesi lavato, profumato, in giacca e cravatta, al loft. Ho tre segretarie che sembrano tre modelle. Capito perchè d'estate voglio sentire la mia puzza?
- Ti va di fuggire a Katmandu, potremo finire il nostro mese di vacanza con un po' di meditazione?
- Si è il mio sogno. Si può fare. Tuo padre ti manda?
- Ho detto " fuggire", cioè scomparire dalla circolazione.
- Buttiamo via anche i telefonini?
- Certo. Siamo bloccati qui, però. Non è che hai mica dei remi da qualche parte?
- Si. Vuoi veramente che li tiri fuori?
- No, forse no, i remi no...
Ripresero a baciarsi.
Simone si sentì proprio come 007, quando alla fine del film rimane romanticamente in mezzo all'oceano con la sua bellissima compagna di avventura, troncando i collegamenti con i servizi segreti britannici che lo stanno cercando per annunciargli che il primo ministro vuole congratularsi con lui per aver salvato il mondo... ancora una volta.
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