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Fornace

Il vecchio fuochista se lo vide davanti all’improvviso ed ebbe quasi un moto di paura, in quell’antro sotterraneo non scendeva mai nessuno, tranne gli altri due fuochisti che si alternavano con lui per garantire la continuità del fuoco.
L’uomo alto, elegante, con occhiali cerchiati d’oro si presentò:
-Salve, sono l’ingegnere che più di dieci anni fa progettò questa fornace e per
pura curiosità vorrei controllare che le strutture e la funzionalità dell’impianto siano ottimali-
Detto ciò passò minuziosamente con lo sguardo la parete di mattoni refrattari soffermandosi su alcune lievi screpolature.
- Bene, bene, nulla di importante. Vediamo ora il tiraggio.-
Il fuochista aprì il pesante portello di ghisa ed apparve il vorticoso viluppo di fiamme che ulteriormente alimentate dal flusso esterno d’aria emisero un impressionante rombo cupo.
-Tira, tira. Chiuda, altrimenti tira su anche noi?"
Proseguì l’ingegnere:
- Quando feci i primi sopralluoghi per il progetto scoprii una botola che immetteva in questo vasto locale interrato e mi balenò subito l’idea di costruirvi la camera di combustione della fornace per poter adibire i piani superiori alla lavorazione della creta, allo stampaggio e all’essiccamento dei manufatti.-
Si tolse gli occhiali e prese a pulirli col fazzoletto:
- Quando iniziammo i lavori scoprimmo che questo scavo era stato fatto dai romani per ricavarne una cisterna per raccogliervi l’acqua piovana ma che probabilmente il lavoro non fu portato a termine e rimase in totale abbandono.
Ma la scoperta più agghiacciante fu quando cominciammo a ripulire il fondo e trovammo tre scheletri di adulti e ben otto scheletri di neonati. Mi recai in Comune e fatte ricerche e scoprii che prima del decreto napoleonico di requisizione degli edifici religiosi qui sopra vi era il giardino di un convento di suore. Un convento molto importante e anche molto chiacchierato, pare che la badessa fosse più dedita a consolare i baldi cavalieri piuttosto che i poveri bisognosi, in questo seguita da alcune consorelle. Da queste tresche nacquero duelli e contese risolte a fil di spada e i malcapitati venivano gettati nella cisterna. Nacquero, nel tempo, anche otto bambini e anch’essi vennero gettati nella cisterna, ma ciò che mi sconvolge è che io sono convinto che vi siano stati gettati vivi e siano morti di fame e di stenti. Per anni ho sentito nelle orecchie il loro pianto disperato e ancora oggi lo sento, per questo sono tornato qui per vedere se posso togliermi dalla testa questo ricordo ricorrente.-
Mentre diceva queste cose l’ingegnere tremava tutto e aveva preso a sudare, tolse dalla tasca il fazzoletto e se lo passò più volte sulla fronte poi disse al fuochista;
- Mi perdoni, con qualcuno dovevo dirlo, si dovevo dirlo-
Lo toccò su di una spalla poi imboccò rapido la scala di ferro e presto scomparve nel buio.
Il racconto dell’ingegnere aveva lasciato il fuochista, uomo semplice e di una certa età, letteralmente di sasso, fortemente suggestionato prese dalla borsa quel po’ di mangiare che si era portato ma non riusciva a mandar giù nulla anche perché gli parve di sentire come un lamento lontano. Non riusciva a capire da dove venisse, tese l’orecchio, sembrava scaturisse dai muri, si alzò in piedi e fece il giro del locale, il lamento era costante, sommesso.

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3 commenti:

  • marco il 17/11/2011 18:52
    bravo il racconto scorre bene, in poco sei riuscito a incastrarci tutto e ha un finale molto originale.
  • Fabrizio Carollo il 04/07/2009 16:10
    Un bel racconto corredato da un finale originale. Ho scritto anch'io qualcosa del genere su un ospedale che esiste davvero a Ferrara. Chissà perchè i bambini ispirano storie d'orrore. Ciao e al prossimo racconto!
  • Ada FIRINO il 08/10/2008 08:54
    Bellissimo racconto, con finale imprevedibile e scritto in maniera elegante e e precisa. Bravissimo! Whow! Amo molto il genere Horror, A suo tempo mi sono "ciucciata" tutti i films di Dario Argento.

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