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La Capanna del Sorriso Ritrovato
Sono qua?
Son giunta?
La stella cometa era finalmente giunta alla capanna sacra.
Eccomi????
Disse accendendosi come non mai.
Ma nessuno mi VEDE???
Ai suoi gridolini di gioia nessuno prestò attenzione, gli occhi di chi l’aveva seguita nel corso del suo lungo volo nell’oscurità del cielo, ora erano tutti fissi all’interno della povera capanna.
E la stella incuriosita decise di sporgersi un pochino, per vedere cosa attirasse a quel modo la loro attenzione.
Fece per affacciarsi incuriosita con il suo musetto buffo e colse gli occhi di una minuscola creaturina, e quando per un istante furono occhi negli occhi il paffuto frugoletto sembrò illuminarsi di una luce grandiosa.
Fu in quell’istante che la stella cometa comprese, il perché di quel suo lungo viaggio in quel cielo nero come la pece. Il perché era ora dinnanzi ai suoi occhi, in quella modesta mangiatoia, era quel meraviglioso bambino.
La stella cometa sentì il fuoco del suo cuore divorarla alla vista del piccolo, e desiderò ardentemente unirsi al popolo della notte per adorarlo.
Si vestì allora dei suoi abiti umani divenendo una bambina, e come la più piccola delle creature si avvicinò alla capanna in punta di piedi. Improvvisamente il brusio delle persone in rispettosa adorazione cessò e il silenzio fu rotto da una piccola voce che disse:
Vieni avanti.
La stella bambina si guardò attorno, era convinta che quelle parole non fossero per lei, ma alle sue spalle non c’era più nessuno e nella capanna era rimasto solo il piccolo nella sua mangiatoia piena di paglia. Fece un timido passo in avanti e guardandosi intorno con circospetta abnegazione, disse:
Posso?
E la voce piccina ripetè di nuovo:
Vieni avanti!
La bambina lentamente si accostò alla culla e vide il bambino sorriderle, tanto era bello da non riuscire a trattenere le lacrime di gioia.
Eri tu piccino che mi parlavi?
Si stella ero io, sei la benvenuta ti aspettavo.
Ma sei sicuro di non sbagliare aspettavi proprio me?
Non sbaglio aspettavo proprio te, ho messaggio per il tuo cuore.
La stella non riusciva a fermare le lacrime e prese ad asciugare il pianto con la paglia della piccola culla, e il bambino ridendo, disse:
La smetti di bagnarmi il giaciglio di lacrime e giunta l’ora di sorridere, ma ancora non te ne sei accorta che è sorto il sole?
La bambina fece per girarsi e vide il sole più grande che i suoi occhi ricordassero, e nel tornare a guardare il piccolo disse:
Ma come è potuto accadere, se sino a qualche istante fa era notte.
La notte precede sempre il giorno e ci sono giorni che durano per sempre…ora chiama alla vita il tuo sogno, allunga le tue mani e raccoglilo. La bimba uscì saltellando felice dalla capanna e gridò al sole il suo sogno:
Voglio il Sorrisooooooo!
Poi allungò le mani tra le quali aveva conservato tutte le sue lacrime, così come le aveva detto il bambino, e un raggio di sole scese asciugandole tutte.
Tornò piena di gioia verso il giaciglio e stavolta fu il bambino a guardarla commosso per quanto era bello quel suo sorriso ritrovato, e una lacrima lucente prese a scendergli dagli occhi.
La piccola non voleva che il bambino piangesse per lei, raccolse con premura la sua lacrima, e di nuovo corse fuori dalla capanna, e sollevandola alla luce del sole disse:
Voglio il Sorrisooooooo!
Ma stavolta quella lacrima non fu asciugata dal sole, e delusa tornò dal bambino conservando la preziosa lacrima tra le mani.
Stavolta non ci sono riuscita, perdonami.
Disse colta da profonda delusione, ma il bambino era pacifico e colmo d’amore, con voce serena e giuliva disse:
Ci sono lacrime che il sole non asciugherà mai, sono le lacrime sciolte nel cuore della gioia, sono quelle che stringi tra le mani ma hanno dimora nel cuore della gente, quelle lacrime non le cancella niente, perché della vita sono la sorgente.
Di questa lacrima inebrierai i sentieri del tuo cuore, vivi con amore.
La bambina raccolse altra paglia per rendere il giaciglio del piccolo più comodo, sapeva che doveva andare via, gli copri un piedino che era inavvertitamente uscito fuori dalla copertina e gli depositò un bacio sulla fronte.
Vado?
Disse poi guardandolo con nostalgia…sperando ardentemente d’esser fermata.
Io non vorrei andare.
Poi confessò, e il piccolo guardandola con amore disse:
Lo sai che devi andare, è giunto il tempo di dire alle stelle del cielo di non aver paura del buio, tu sai dove sono attese, avvisale, ti crederanno.
La Bambina piangeva non sarebbe andata via per niente al mondo da li, ma ormai il sole era alto le lacrime asciugate, e nel suo cuore la sorgente viva scorreva fluida.
Era giunto il tempo di raccontare cosa l’oscurità della vita nascondeva. Nascondeva il suo cuore semplice e puro, nascondeva l’umile sentiero della gioia, nascondeva la luce di un sorriso che riempie il cuore e sana le profonde ferite dell’esistere.
La capanna era ancora li, e lì sarebbe rimasta per sempre, sino a quando la più piccola delle stelle non fosse giunta a casa, e per ognuna di loro ci sarebbe stata una lacrima d’amore, per ognuna un sole pronto ad asciugare il dolore.
Il bambino le avrebbe aspettate tutte, e sarebbe rimasto in quella umile mangiatoia in attesa di un altro prezioso sorriso ritrovato.
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