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Luna, la dama dell'Anello

Luna, un nome piuttosto strano per una persona che non ha mai guardato a fondo le stelle e la luna.
Ma, comunque, questo era il suo nome, il nome di una ragazza che viveva da sola, che studiava all’università e che lavorava nella redazione di un famoso giornale come tipografa.
Luna era alta e magra, i suoi lunghi capelli scuri erano sempre raccolti in un’alta coda di cavallo e i suoi grandi occhi nocciola erano spenti, tristi, malinconici.
Un giorno Luna camminava per la solita stradina, che costeggiava il mare limpido e cristallino, e che lei percorreva sempre a testa bassa, ascoltando le onde del mare infrangersi sugli scogli.
Mentre camminava lenta e tranquilla, un vecchio barbone, con una lunga barba bianca e le sopracciglia tanto folte da ricoprirgli quasi gli occhi, l’afferrò per un braccio e le nascose qualcosa in una mano. Poi la guardò attentamente e la disse:-Sei così bella come la cosa che ti ho donato, ma ti prego di guardare con molta attenzione quell’oggetto e di osservare a lungo il grande vuoto che c’è al centro!-, poi si rimise a dormire su una panchina vecchia e malridotta, coperta da fogli di giornale.
Luna, curiosa, aprì la mano e rimase stupita:il vecchio barbone le aveva donato un anello bellissimo. Aveva sei piccoli diamanti bianchi e luccicanti, ma al centro c’era un vuoto, come se mancasse il diamante più bello, il più prezioso, il padrone di tutti gli altri.
Luna andò a lavorare e decise di seguire le istruzioni del barbone nel pomeriggio, quando sarebbe tornata a casa.
E così fece.
Si sedette sulla sedia nuova di casa sua ed esaminò a fondo l’anello.
Notò che il centro non era vuoto, ma era solo un diamante più scuro, nero, che non luccicava.
La prima cosa che pensò, fu che forse era sporco, allora decise di toglierlo e magari pulirlo per bene.
Prese delle pinzette e dopo un po’ riuscì ad estrarlo, ma appena fece ciò, dal buco nero si sprigionò un’abbagliante luce, che la risucchiò nell’anello.

Cadde violentemente su un lago ghiacciato, che era talmente duro che non si spaccò.
Si rialzò frastornata e si guardò intorno, la visione fu orribile: c’erano poche case, tutte grigie e ghiacciate, il cielo scuro e le nuvole cariche di pioggia, gli alberi e l’intera vegetazione bruciata.
Che luogo triste!
Era come se rispecchiasse la sua personalità!
Al di sopra del triste villaggio si ergeva una montagna altissima, sulla cui cima era situato un grande castello nero a tre torri, avvolto quasi interamente da una fitta nebbia.

Intorno a lei si creò subito una gran folla, una folla di gente curiosa che la guardava, come se avesse visto un extraterrestre!

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