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Io e Irene - Cap. 1: Il Risveglio
Dormiente. Pensando oggi alla mia vita passata questa è la prima parola che mi
viene in mente. Avete presente quando all’improvviso ci si accorge
che la vita così come è stata fino al giorno prima non è quella che si
aveva idealizzato, che le cose così come sono state fino a ieri, oggi ci
vanno strette e in più che la compagna che è stata al nostro fianco per
quasi metà della nostra esistenza è adesso lontana anni luce da noi e
non sta più viaggiano nello stesso nostro binario, prendendo tutt’altra
direzione. E noi forse per ostinazione, forse per pigrizia o forse
semplicemente perché siamo degli eterni ottimisti e speriamo che le
cose migliorino sempre, ci siamo arresi a voler seguire quel binario,
così lontano dal nostro percorso originale, nella speranza di ritrovare,
prima o poi, un percorso comune. Ci siamo messi li su quel binario,
abbiamo abbassato il fuoco del nostro treno, abbiamo rallentato la corsa,
siamo rimasti in attesa seguendo il percorso che avevamo davanti.
Poi nella vita succede che ci si sveglia dal torpore, che ci si guarda dentro
e che ci si chiede se quella è la vita che volevamo, se le cose possano
continuare così come le abbiamo vissute fino a quel momento, se ci
porteranno ad essere felici e a realizzare i nostri sogni. E così è successo.
Una mattina di un caldo giorno d’autunno ho capito che dovevo riprendere
in mano la mia vita, dovevo ridare fuoco ai carboni della locomotiva per
andare a riprendere quel binario che nel frattempo avevo abbandonato.
Come accade però quando stiamo dormendo profondamente, per svegliarci
serve un evento esterno imprevisto, una sveglia che suona, un rumore
improvviso, un telefono che squilla, qualcosa che non ci si aspetta e che ti
fa tirar su dal letto all’improvviso:
“Non so da dove cominciare, quindi parto dalla fine. TI AMO... ”
Questa è stata la mia sveglia, un SMS mandato una mattina, ad una donna
che fino al giorno prima consideravo solo un’amica, diversa dalle altre si,
ma un’amica e niente di più fino a quel momento, fino a quella mattina.
Il capire che mi ero innamorato di lei è stato il segnale che mi ha fatto
realizzare che ormai la distanza con la mia compagna era diventata
incolmabile e nulla avrebbe più potuto far si che i nostri due treni potessero
tornare a viaggiare di nuovo nella stessa direzione. Scrivere quel messaggio
è stato come far ripartire il treno, riprendere in mano il controllo della
locomotiva, sentirsi di nuovo libero e vivo. Anche se non è stato facile.
Abbandonare la stabilità e la sicurezza di un rapporto senza sapere che
cosa ti può accadere non è una scelta così semplice da prendere. Molti
non hanno il coraggio di rischiare. E se cominci a considerare tutti i pro
e i contro non riesci a deciderti. Per molti uomini la scelta resta quella
di mantenere il cosiddetto piede in due staffe. Da una parte la moglie,
dall’altra l’amante. Fortunatamente io non sono fatto così. Non sono in
grado di mentire negli affetti. Sono sempre sinceri e su questo non sono
mai riuscito a mentire o a nascondere i miei sentimenti. Inoltre la fortuna
ha voluto che mi innamorassi di una persona che la pensa come me. Che
non è in grado di accettare un rapporto a tre. Che crede che se si è innamorati
di una persona ciò implica anche un grado di fedeltà sia fisico che mentale.
Per lei come per me vale la monogamia affettiva. Io, forse, rispetto a lei
sono anche troppo estremista, perché non riesco neanche ad andare con
una donna se non ci sono almeno i presupposti di un rapporto a due. Ma
questo, volendo, è un mio problema, se così si può chiamare, e non sono
mai stato così arrogante da pensare che debba valere lo stesso anche per
gli altri, ognuno vive gli affetti secondo quello che sente, secondo quello
che trova giusto fare. La cosa singolare, forse, è che riuscirei a perdonare
un tradimento fisico, una passione improvvisa, ma non riuscirei mai a
perdonare un tradimento sentimentale. Il cosiddetto attimo di debolezza
lo capisco, può succedere, ci sono momenti in cui si cede, ci si lascia andare,
per motivi diversi che, in quei momenti, hanno pesi diversi che a mente fredda. Quello che però non riuscirei a perdonare è un tradimento continuo, sempre
con la stessa persona, quello che fai perché con lei stai meglio. Non è accettabile.
Se con lei stai meglio allora vuol dire che fra noi è finita, quindi meglio chiudere la relazione. Forse è un po' troppo categorico come atteggiamento, ma non sono mai riuscito a vederla in maniera diversa.
Comunque la mia scelta è stata quella di chiudere la relazione con mia moglie lasciandomi tutto alle spalle per cercare di capire dove era giusto andare.
L’unica certezza che avevo in quel momento era di non essere più innamorato
di lei, le volevo bene si, ma non la amavo più. Allora mi sono buttato, ho fatto
le mie scelte e sono andato avanti, scontando anche le mie decisioni e pagandone
il prezzo, soprattutto morale. Ma ho pagato anche quello delle amicizie perse,
anche se più che amicizie, visto quello che è successo, le chiamerei solo
conoscenze. Ripenso al film “City of Angels” e alla scena in cui Nicholas Cage
verso la fine del film decide di buttarsi da un palazzo al sorgere del sole per
poter abbandonare lo stato di Angelo e diventare mortale, per poter stare
così con la bella Meg Ryan di cui è innamorato. Abbandona così tutte le
certezze che ha, la vita eterna e tutti i vantaggi dell’essere Angelo solo
per provare a vivere l’amore. E così ho fatto, mi sono lasciato alle spalle
tutte quello che negli anni avevo costruito per lasciarmi cadere nel vuoto,
nella speranza che qualcuno fosse li sotto pronto a prendermi e a voler
provare quella nuova emozione che oramai chiedeva solo di essere vissuta.
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