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La merea sta passando
Il vecchio stava ritto sulle rocce taglienti della riva.
Il calcare, reso cattivo dal vento e dal mare aveva indurito le piante dei suoi piedi. Adesso sembravano di corteccia d’albero, rugose e seccate dal sale, dure e insensibili a quella roccia così viva e aggressiva. Una corteccia che nessun calcare avrebbe più tagliato
La piccola barca a remi, con la chiglia d’un celeste passato, attaccato dal mare e scrostato dal tempo, beccheggiava, poco lontano dai suoi piedi, legata al solito leccio. I sacchi di cozze ancora nella barca, gocciolavano stancamente. Più in la, i primi turisti, con le loro scarpette di gomma, aprivano i loro teli da mare e li stendevano sulle rocce più piatte, meno aguzze, o nelle minuscole spiagge di ghiaia grossa.
Il vecchio li guardava mentre il sole, già abbastanza alto, illuminava impietoso ogni ombra dimenticata dalla notte.
Con una mano afferrò il primo sacco e se lo caricò su una spalla, il secondo invece lo tenne per la iuta arricciata al di là dello spago che lo chiudeva, e si avviò lungo il sentiero nel bosco dietro la riva, verso il paese.
Il paese a quell’ora, dove lui era già stanco mentre tutti erano svegli da poco, non gli piaceva. Sembrava un luna park, una girandola di colori e grida, e bambini che correvano, e teli da mare, palloni e ombrelloni, canotti e ancora grida.
Tutti lo guardavo e si voltavano per vederlo passare, lui, con la sua barba vecchia, la sua faccia bruciata dal sole, i suoi piedi nudi, i suoi muscoli asciutti, sotto una pelle troppo stanca, per essere bella da guardare. Lui, con il suo odore di mare, i suoi sacchi gocciolanti, uno sulla spalla, e l’altro quasi trascinato per terra, lui guardato come un corpo estraneo, lui che era a casa sua.
Percorse a passo lento il paese fino al ristorante, girò subito per il vicolo che conduceva sul retro. Davanti alla porta, bussò.
- Marco.- lo salutò il padrone del ristorante appena lo vide.- Cos’hai di buono per me oggi? –
- Cozze.- rispose il vecchio.
- Pesale un po’ sulla bilancia, ti vado a prendere l’espresso.-
Un caffé espresso, ogni mattina, quando tornava dal mare, per fagli riprendere terra e vigore. Ogni mattina, lui doveva bere un espresso, fatto come lo fanno gli italiani, fatto come và fatto.
Mentre aspettava l’espresso pesò le cozze.
Il padrone del ristorante torno con il figlio, che faceva un po’ il garzone un po’ il cameriere, un po’ quello che serviva insomma, e il suo espresso.
- Sono trentacinque chili.- disse il vecchio - però ci sono i sacchi-
- Trentacinque chili, lascia stare i sacchi. Ecco il tuo espresso. –
Il ragazzo prese i sacchi e li andò a svuotare in cucina. Ritornò con i sacchi vuoti e una bottiglia da litro di vino rosso che diede al padre.
- Ecco qua Marco- disse al vecchio- una bottiglia del nostro, che i turisti non vogliono, i sacchi, e i venti denari che ti devo.-
- Non sanno quello che si perdono.- disse il vecchio prendendo il vino. – sono strani questi soldi nuovi, non sembrano neanche veri. – disse ancora e sorrise.
- Com’era il mare oggi? – chiese il ragazzo.
- Con me buono, come sempre.- rispose il vecchio sorridendo ancora.
Il vecchio tornò nella casa di pietra, costruita tanti anni prima in una radura dentro la macchia, non visibile dalla costa ma solo dal mare. Mise i soldi nella scatola sotto un asse del pavimento, prese l’unico bicchiere, lavato con l’acqua piovana della cisterna e si sedette sul dondolo, guardando occidente, all’ombra di un olmo piantato li da chissà chi e chissà quando Bevve piano il suo vino aspettando il tramonto.
Dondolava il vecchio, mentre i turisti cominciavano a sciamare dalla riva verso le loro macchine e i loro alberghi. La marea sta passando, pensò il vecchio, e sarebbe stata solo notte, e stelle, e onde, e vento, e mare.
Bevve un sorso un po’ più lungo di vino. Schioccò la lingua sul palato, sorrideva.
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0 recensioni:
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- ... leggero, scorrevole, ricco di particolari che impreziosiscono il racconto. Non amo paragoni irriverenti, ma per un momento mi é sembrato di tornare a: IL VECCHIO E IL MARE. So di ripetermi, ma sei davvero bravo.
- Colori, odori, sapori raccontati da un vero marinaio che conosce il mare, i suoi segreti e la sua bellezza. Scrittura scorrevole e coinvolgente come il buon vino e la marea. Bellissimo!!
Anonimo il 17/03/2009 10:12
Che dire? Occhi lucidi, come di rado mi capita.
Uno scorcetto dolcissimo.
E con il mare, io non posso che essere profondamente coinvolto.
Grazie di avere partecipato, un grazie grande come il mare di cui parli.
Ciao
MAx
- molto bello!
Anonimo il 16/03/2009 22:41
mi hai preso nel cuore...
nn esiste voto!!!
Bellissimo!!!!
- Davvero molto bello!
Un respiro a pieni polmoni!
- molto bello, letto con vero piacere. complimenti.
Anonimo il 16/03/2009 20:58
Che bello leggerti... dovresti scrivere più spesso sai...? Innazitutto grazie per aver preso parte a questa sorta di concorso-esperimento... Grazie davvero di cuore! Però me lo potevi anche dire che avresti partecipato
È stata una bella sorpresa quindi trovare la tua opera!!
Bello questo racconto. Lento, tranquillo... la vita frenetica scorre sotto gli occhi del vecchio marinaio che ha già vissuto la gran parte della sua vita... vita vera, vita sana, sincera... Vita che gli insegnato che sono le piccole cose a renderti felice.
Bisogna dare un voto, e ti dò il massimo, cioè 5, per la storia e per come l'hai saputa raccontare.
Ciao a presto.
Anonimo il 16/03/2009 20:50
Bell'immagine. Sicuramente tra i migliori di quelli in concorso ( si fa per dire)
Anonimo il 16/03/2009 20:17
È bellissimo... bellissimo... un quadro dire!!! Davvero i miei complimenti!

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