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Stufo di essere nessuno

Bobbi era stufo, stanco e stufo, veramente stufo, di essere un signor nessuno. Era cresciuto nella sicurezza che un giorno sarebbe diventato qualcuno, che tutti avrebbero conosciuto il suo nome.

Invece niente. Era sempre stato e probabilmente era destinato a essere per sempre una nullità, un loser per dirla con un neologismo inglese del gergo giovanile di oggi.

Bobbi non riusciva a capire se il suo sentirsi una nullità era legato al fatto che era davvero una nullità oppure se quella sensazione avesse ragioni più profondamente legate al suo stato mentale e che quindi non sarebbe mai scomparsa anche se fosse davvero diventato qualcuno.

Per saperlo con certezza sarebbe dovuto diventare qualcuno. Ma come? L’unica cosa che sapeva fare era scrivere ma scrivere lo sanno fare quasi tutti nel mondo occidentale. Farsi strada come scrittore o giornalista, senza essersi mai veramente specializzato, o anche solo applicato, in nessun campo specifico, era solo un’utopia.

Da giovane aveva provato a prendere una scorciatoia: sniffare e spacciare cocaina. La cocaina ti faceva immediatamente sentire al centro del mondo. Un tiro e il mondo si spostava dal suo asse geo-metafisico e si metteva a girare intorno a lui. Tutto e tutti ruotavano intorno a lui perché tutto e tutti quelli che aveva intorno ruotavano intorno alla cocaina.

Era una situazione ideale ma non poteva durare e non durò. Gli diede alla testa in pochi mesi e poi ci si misero anche concorrenti agguerriti, polizia e giudici a rendere tutto più difficile.

In compenso la sensazione di aver irrimediabilmente compromesso un’esistenza normale per sentirsi speciale solo pochi attimi era destinata a durare molto, ma molto, più a lungo.

Ora era lì, seduto alla sua scrivania, che pensava a come convincere qualche direttore di qualche testata a pubblicare qualche suo articolo.

Scriveva di tutto, di ogni cosa, come se fosse l’unico a sapere come gira il mondo: politica, geopolitica, religione, filosofia, scienza, tecnologia. Qualsiasi cosa. Si considerava un tuttologo con tutta la superbia e l’arroganza di chi, in realtà, non conosce nulla.

L’unica differenza era che, al contrario di molti altri tuttologi, lui era consapevole di non sapere nulla. L’unica cosa che sapeva di sapere era che l’unico modo per farsi ascoltare, quando non si sa nulla, è di parlare, o scrivere, come se si sapesse tutto.

La vita di un tuttologo ai tempi di Internet, però, era tutt’altro che facile. Da una parte era molto più semplice reperire informazioni per promulgare la sua tuttologia ma dall’altra era molto più semplice reperire informazioni anche per tutti gli altri che quindi avevano molto meno bisogno delle informazioni fornite da un tuttologo.

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1 commenti:

  • Anonimo il 01/04/2009 19:09
    Che dire.
    Letto e assaporato.
    Che dire.
    Contento di sentirmi qualcuno.
    Che dire, più che contento, direi tranquillo di sentirmi qualcuno.
    Racconto sicuramente lungo per il taglio e lo standard del sito, ma consiglio di leggerlo, a chi passa di quà.
    Ciao
    Max

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