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I just called to say i love you

Primi giorni di aprile col cielo tornato sereno dopo un'interminabile pioggia; il sole è tramontato da poco ed ha ceduto il passo alla fresca e pallida sera.
Sono le diciotto e trenta, dalla finestra dell'albergo Oriente osservo uno splendido paesaggio che mi riempie il cuore e mi distoglie dai cattivi pensieri.
Dalla mia postazione riesco a vedere, di fronte, una buona quantità di mare, un pezzo di riva e parte della montagna che li domina, sulla destra.
Il cielo è quasi tutto grigio, come il mare, mentre la montagna è al buio.
In alto, nel cielo sereno, grasse e lunghe nubi scure, alternate ad altre grigie, più piccole e snelle, sono evidenziate da una lunga, sottile, disomogenea e tenue striscia di rosso.
Più in basso, nuvole più chiare, quasi bianche, sembrano poggiare su un'altra striscia, più lunga e meno sottile della prima, di un rosso più corposo ed intenso.
Ancora più in basso, altre nuvole, leggermente più cupe di quelle precedenti ma non quanto quelle più in alto, confinano e si perdono in un'ulteriore fascia rosso porpora più ampia e più lunga delle altre.
Così il rosso finale del cielo sembra toccare e colorare di rosso il mare per un po' per poi lasciarlo al suo cupo grigio sino gli scogli.
Questi ultimi, quasi completamente al buio, a prima vista appaiono irrilevanti e quasi estranei alla bellezza del cielo e del mare ma è soltanto una momentanea impressione poiché mi rendo immediatamente conto della loro funzione di completamento e di raccordo tra il mare e la montagna.
Il mare è quasi completamente immobile all'orizzonte tanto da trasmettermi una penetrante sensazione di calma e di tranquillità; poi, man mano che lo sguardo viene verso la riva, l'acqua prende lentamente vita in piccole e bianche increspature che sembrano ansimare prima di trasformarsi in onde sempre più visibili, chiare e alte, come a mostrare un'anima inquieta.
Il rosso purpureo dell'orizzonte si trasforma prima in un grigio intenso per poi sfumare sino al bianco delle onde.
Queste, prossime alla riva, in un primo momento sembrano voler dolcemente accarezzare la riva, ma poi, improvvisamente, si gonfiano e paiono quasi ruggire prima di infrangersi, con inaudita violenza, contro i grossi massi perdendosi poi tra le rocce degli scogli.
Sulla destra, ad un centinaio di metri dal mare riesco a vedere l'imponente montagna scura e silenziosa ed, in essa, come una grave e dolorosa ferita, la tortuosa e stretta strada asfaltata che corre tra rocce tagliate quasi verticalmente.
Dopo un corto rettilineo il tracciato si nasconde dietro un tornante per poi ricomparire e ritornare nuovamente a perdersi dietro il successivo.
Al di sotto del piccolo guardrail in lamiera che la delimita c'è un corto pendio ricoperto da piccoli alberi e, immediatamente più a valle, una stradina alberata, pavimentata in bianco selciato che si snoda lungo tutta la scogliera.

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