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La Valigia

Theodorus Mahu si apprestava ad emigrare.
Raccolse la sua bombetta dalla panca e si appropinquò al suo gate, nel piccolo e modesto aeroporto di Villar, regione a Sud della Tramancia.
Raddrizzò il nodo della sua cravatta color porpora e con fare da gentiluomo salutò l’agente di polizia per il controllo bagagli.
Prese con un ingente sforzo la sua ingombrante valigia color prugno, rinforzata da pezzi di ferraglia per rattoppare i fori provocati dall’eccessivo uso e la posò sul nastro per il consueto controllo ai raggi X.
Dopo aver posato tutti gli oggetti, combattè tenacemente contro la sua vita per riuscire a tirar fuori dagli anelli la cintura di pelle dai pantaloni di velluto, anch’essi consumati dall’eccessivo uso.
Ci volle l’aiuto di un aitante poliziotto per tirar fuori quel biscione di pelle che dimenava la coda sotto la pancia sferica del neo-emigrante Theodorus Mahu.
L’unico spettatore era l’ispettore capo Wroblesky, un uomo sulla cinquantina, alto, robusto, sguardo da kapò, barba sempre ben fatta e capelli tenuti indietro da una massiccia dose di gelatina Van Thuan, la miglior gelatina di tutta la Tramancia.
L'ispettore indispettito e insospettito da quella tragi-commedia si scollò, per la prima volta dall' inizio della giornata, dalla sua postazione e si diresse dal mal capitato Theodorus Mahu.
<Senta lei con i baffi> già avevo dimenticato che il buon Theodorus Mahu, a differenza dell' ispettore Wroblesky, portava dei folti baffi che gli coprivano il labbro superiore recandogli non poche difficoltà per mangiare, per lo meno l'odore del cibo, che rimaneva sui baffi, gli lasciava sempre un senso di sazietà.
<Dice a me signore?> disse con gli occhi spalancati Theodorus Mahu.
<Si proprio a lei, si sbrighi con quella cintura e passi sotto il metal-detector>.
Era davvero seccato l'ispettore Wroblesky, bastava poco per mandarlo su di giri.
Se c'erano delle persone che non sopportava erano proprio quelle di provincia, gente impacciata, goffa e arretrata; era incredibile che ancora esistessero delle persone così.
<Ispettore... Ispettore> disse stupefatto l'agente Kormac, addetto al controllo bagagli < ispettore venga qui è incredibile, guardi nel monitor... la valigia è vuota!>.
<Cosaaaaaaaaa?! Kormac ma che diavolo dice, mi faccia vedere>.
L'ispettore si chinò sul monitor e vide l'incredibile, anzi non vide proprio niente.
<Che fa... mi prende in giro?> disse questa volta infuocato dall'ira e imbarazzato dai mille occhi, che nel frattempo si rivolsero come avvoltoi verso di loro, degli altri passeggeri del volo 3854 diretto a Nord.
<Ma no Signore... non è come crede, lo giuro non è vuota, ma la prego non la apra, ho impiegato molto tempo per chiudere tutto dentro, la scongiuro non la apra> disse un implorante Theodorus Mahu con le lacrime agli occhi.

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0 recensioni:

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16 commenti:

  • paolo medici il 16/08/2012 12:06
    mi porta a pensare ai racconti surreali di bulgakov. molto carino!
  • elena rodella il 14/06/2009 09:08
    cavolo è forte come racconto ed è vero ma forse è giusto piano piano dimenticare
  • Roberto Faint il 04/05/2009 23:27
    Le persone, di solito, partono più per dimenticare che per mantenere in valigia tutti i ricordi.. o magari per farsene di nuovi... anche se alla fine sono l' unica cosa che ci rimane. Il racconto, cmq, non mi dispiace... è strutturato nella maniera giusta e scorre bene. Cmenti
  • Ugo Mastrogiovanni il 26/04/2009 11:00
    L’espressività artistica, l’eloquenza della fantasia, il cesello descrittivo, l’abilità e il gusto di sezionare chirurgicamente ogni angolatura dei fatti e dei tre soggetti, (che per altri autori sarebbero stati troppo pochi per stimolare l’interesse in un così breve racconto) rendono questa storia veramente superlativa. Al bravissimo Albert va il mio modesto encomio anche per avervi sapientemente incastonato la preziosa morale diretta a chi per orgoglio dimentica le proprie origini, valore inestimabile di vita. Bravo, bravo, bravo.
    Ma esiste la Tramancia? kapo non si scrive con l’accento sulla o?
  • Anonimo il 25/04/2009 17:01
    L'dea della valigia pesante di ricordi è bella e ci sono immagini riuscite, come la cintura, già apprezzata da altri, o Kormac avvinghiato alla gamba del capo.
    Però secondo me dovresti rileggerlo e sistemare qualcosa, non ultimo quel "si chiedeva come abbia fatto a dimenticare": è evidente che "si chiedeva" vuole un congiuntivo passato e non presente, quindi " come avesse fatto". Un errore così pregiudica il racconto, bastava rileggessi. Correggi e il risultato sarà molto carino, perchè hai ironia e scioltezza.
  • augusto villa il 20/04/2009 09:34
    In effetti... è una bella trovata... quella della valigia... Il cuore... scoppierebbe!!!
  • augusto villa il 20/04/2009 09:32
    Che ne penso?!... Penso che sia scritto veramente bene...
    Che dirti?... Complimenti!!!
  • Anonimo il 17/04/2009 22:17
    Bella davvero, Bravo Albert un bel racconto. Piaciuta l'idea di mettere i ricordi in una valigia perchè in fondo non portiamo sempre con noi in qualsiasi posto andiamo i nostri ricordi, come bagagliaio della nostra formazione umana.
  • Anonimo il 17/04/2009 12:16
    delizioso per come è scritto, in modo che si sroto con umanità!
    Il contenuto invece è commovente, perchè in realtà l'unica cosa che possediamo realmente sono i nostri ricordi, tutto il resto è paccottiglia. Complimenti. R.
  • Anonimo il 16/04/2009 15:22
    'naggia Albert!!!!
    letto d'un fiato... in apnea!... Coinvolgente e sensibile ricordo... dei ricordi!!!
    BELLISSIMO!!!!
  • nicoletta spina il 15/04/2009 22:20
    Mi è piaciuto molto, Albert. Pregevole e fantasiosa l'idea di raffigurare i ricordi chiusi in una valigia, oggetto concreto... e la metafora che ci accompagnano ovunque nel viaggio della vita con la leggerezza e la pesantezza della memoria.
    E chi li ha dimenticati piange per la consapevolezza di non averli conservati...
    Sei molto bravo. Complimenti!
  • Anonimo il 15/04/2009 22:08
    Mi è piaciuta Alberti
    una favola, dove i principali protagonisti sono i ricordi, tatuaggi del nostro percorso.
    Senza essi, non siamo più nessuno, se essi rimangono vuol dire che ancora siamo vivi.
    Grazie per la piacevole lettura, molto bravo
    ciao
    Angelica
  • Anonimo il 15/04/2009 21:34
    È bellissimo... struggente e commovente... un volo di ricordi... e chi non ha una valigia come quella... da viaggiatrice come sono... ormai me ne servono almeno un paio... bravissimo.
  • luigi deluca il 14/04/2009 13:30
    mi è piaciuto, e non lo avrei classificato SURREALE, io lo vedo: ROMANTICO
  • Vincenzo Capitanucci il 14/04/2009 04:08
    Molto bello.. Albert... a volte i ricordi pesano... ma sono la nostra ricchezza... sono luce.. ed è anche forte-mente contagiosa... in gioiose emozioni... l'importante per viaggiare leggeri... è di aver sciolto tutto i nodi... ed il volo può riprendere...

    Piaciuta molto la cintura del signor Mahu... Theo-dorus... un vivo serpente evolutivo... non facile da slacciare... a volte ci vuole aiuto...
  • Anonimo il 13/04/2009 21:28
    Che dire, magari ognuno di noi avesse una valigia speciale come il Sig Mahu, dove custodire tutti i nostri ricordi e portarli per sempre con noi, perchè non sono gli oggetti che fanno di noi ciò che siamo, e nonostate ciò continuiamo ad accumulare e a trascinarsi dietro, dimenticando magari un frammento importante della nostra vita. Mi ricorda un po Gogol, e la letteratura russa, complimenti davvero

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