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Talento letterario

Erich era seduto al tavolo della cucina e mangiava dalla marmitta l'avanzo dell'anatra della sera prima.
Qualcuno bussò alla porta dell'appartamento.
“Sì?” chiese Erich, “chi è?”
“Erich, sono Sonia.”
Erich, di fretta, mandò giù la carne e andò alla porta.
Sonia entrò, “Senti, ” disse affollata,“non abbiamo niente per l'edizione di domani,”
“Ma Sonia…”
“Erich, se non ritorno entro mezzogiorno con un tuo pezzo ci licenzia entrambi.”
“Che dici?”
“Max ci licenzia tutti e due, sì.”
“Che centri tu?”
“Sono io che ti ho fatto avere il posto… e poi al giornale lavoro solo per te.”
“Ma questa poi! Suvvia, calmati Sonia, prendiamo un caffè.”
Sonia era alta un metro e mezzo, e secca, aveva cinquant'anni, Erich aveva una ventina d’anni di meno.
Sonia si mise a sedere. Erich arrivò con il caffè, poi si mise sulla poltrona proprio di rimpetto al divano dove c'era Sonia.
“Questa storia proprio non mi piace,” riprese perplesso Erich.
“Non lo capisco Erich, tu con il capo ci vai d'accordo... ma perché non gli scrivi quel pezzo?”
“No, non può farti una cosa simile!”
“Non prendermi in giro Erich,” Sonia si coprì il volto con le mani.
Erich pensò che si mettesse a singhiozzare.
E Sonia riprese, “ora io, io... è stato una volta sola,” non finì la frase e si sciolse in lacrime.
Erich rimase fermo a guardarla, senza fare nulla.
“Mi vergogno Erich, ma devo sapere se tu, se tu, hai qualcosa a che fare con, con...”
“Che dici Sonia?”
“Se tu sapessi… io ti ho tanto amato Erich. Quella volta, non ho esitato fare quello che ho fatto... a me piacevano i tuoi testi; a nessuno all'inizio piacevano, meritavi d'esser pubblicato… io, io ci sono andata a letto… e ora non ci vado più a letto con lui. Erich non lasciarmi senza risposta invano, o mio Dio... non so proprio come ho potuto venire qui... sono così ridicola, mi ami un pochino Erich?”
“Esci da qui, immediatamente!” gridò all’improvviso Erich: “vattene, vattene via, soltanto vattene!” e le indicò con la mano la porta.
Sonia si alzò di scatto e barcollando uscì senza pronunciare più una parola.
Erich rimase lì fermo, avvertì il rumore della porta che si chiudeva, poi allungò un braccò e si versò dell'altro caffè. Ne buttò giù un sorso, andò al lavandino in cucina, fece scorrere l'acqua sulle tazzine e sulle mani, poi ritornò nel salotto, alzò la cornetta del telefono e compose il numero del giornale,

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2 commenti:

  • Anna G. Mormina il 22/04/2009 10:22
    … non mi aspettavo un finale simile… povero Erich, penso che presto farà la stessa fine della Sonia…
    … comunque tu lo hai scritto proprio bene, … quella suspance… proprio un bel racconto, letto tutto d’un fiato!... bravo! *****
  • Anonimo il 21/04/2009 17:12
    Sofferto... ma quando l'istinto chiama!!! bravo

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