Tirò ancora una volta sulla sigaretta e la buttò a terra e con la soletta della scarpa l'appiattì sul marciapiede. Il divieto di fumare nei luoghi pubblici lo aveva indignato; poi si era adattato alla circostanza.
– Prendimi se ce la fai...
– Fermatevi vi dico!
Luigi afferrò il bimbo per il colletto: – Piantatela e venite qua, andiamo a bere qualcosa!
– Voglio un gelato!
– Non li fanno i gelati qui; prenderete una Coca-Cola…
– Uffa, io voglio rimanere a giocare.
– Dopo andiamo ai giardini... fermatevi maledetti!
Il bimbo alzò la sua mano ed afferrò quella del padre e fu all'istante tirato dentro il bar; la sorella si fermò a sedere sul bordo del marciapiede: – Voglio un gelato!
Federico si girò e tirò veloce la lingua di fuori e la canzonò:
– Niente gelato, niente gelato!
– Angela, smettila! – intimò il padre.
– Ma è Federico che mi tira la lingua!
Angela si alzò dalla strada e svogliatamente si diresse verso l'entrata del locale; scovò una margherita che era cresciuta improvvisa sul muro contiguo, la staccò, rimase lì per un po', poi entrò nel bistrot anche lei.
Federico era seduto sulle ginocchia del padre e di nuovo tirò di fuori la lingua.
– Ecco vedi, lo rifà!
– Angela siediti!
Angela senza dire più una parola si mise a sedere al tavolo e non volle ordinare la sua Coca-Cola.
Poco dopo un cameriere portò il caffè di Luigi e la Coca-Cola con una cannuccia colorata per Federico.
– Niente gelato, niente gelato!
– Federico, per Dio! Lascia tua sorella in pace.
Il padre sollevò Federico e lo sistemò sulla sedia di fianco.
A quel punto i tre rimasero in silenzio.
Angela guardava attraverso una finestra il traffico che scorreva rumoroso e la gente camminare su e giù sul marciapiede. Annusò poi una volta la sua margherita. Luigi sfogliava il giornale del mattino; era come se stesse cercando qualcosa nel vuoto, poi aggiunse un cucchiaino di zucchero al suo caffè.
Federico succhiava dalla cannuccia la sua bibita e dondolava i piedi sotto il tavolo, poi prese la cannuccia dal bicchiere; la lasciò scivolare tra l’indice e il medio della mano destra e con un elegante gesto all’insù se la infilò a mo' di sigaretta tra le labbra:
– Papi, guarda!
Fu allora che Luigi colpì il bambino in piena faccia; lo fece perché era arrabbiato: uno schiaffo violentissimo, fulmineo, accompagnato da una bestemmia che catapultò Federico a terra facendolo cozzare contro uno scalino di cemento uccidendolo sul colpo.