Il vento le agitava i capelli dolcemente, mentre la gonna blu si agitava in un susseguirsi di onde frenetiche.
Adorava il vento, soprattutto quando affondava nei vestiti, penetrando fin giù nella schiena bianca.
Era sola, lì, nel cortile, appoggiata al muretto. Un momento. Forse non era realmente sola, ma in quel momento poco le importava, le bastava pensare di esserlo, in compagnia della quiete Natura era lei.
Gli alberi intorno le tendevano i rami, come braccia desiderose di donare conforto, le foglie cadute formavano piccoli mulinelli accanto ai suoi piedi.
Quel giorno tutto le appariva come coinvolto in una danza irrequieta e malinconica, della quale ella era la protagonista.
Decise di passeggiare per il bosco dove avrebbe potuto piangere se ne avesse sentito la necessità.
Di tanto in tanto un boato faceva presagire un temporale e la sua mente, soltanto per un istante, tornava alla realtà, mentre il suo cuore fremeva di una tenera paura.
Sussultava ogniqualvolta un lieve frusciare accennava a farsi udire, poi, come pentito d'aver rotto l'incantesimo, scemava, per rintentare audacemente nell'impresa.
Si mise a correre, forte, correva.
Cominciava ad essere libera.
Le lacrime le rigavano il volto, gelando la pelle accaldata dalla corsa.
Le foglie assecondavano il suo rapido passo.
Se sedette, sfinita ma serena, mentre sopra di lei si inaspriva il grido stonato di una cornacchia.
All'improviso tacque, i sussurri degli insetti cessarono e le parve d'essere sola.
Sorrise, dunque, aprendosi all'ascolto del solenne silenzio del bosco antico.
E fu musica per lei e per il suo cuore stanco, che riuscì ad aprirsi in una dolce risata