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La lunga notte insonne
Vanni si svegliò all’improvviso senza una ragione apparente. Iniziò a girarsi e rigirarsi senza riuscire a riaddormentarsi. Si voltò alla sua sinistra, Vanessa dormiva serenamente. Iniziò ad osservarla, poiché quando dormiva sembrava ancora più bella. Si soffermò sui lunghi capelli biondi, che si posavano lungo la schiena che a sua volta scendeva una piccola curva poco prima di allargarsi su due fianchi generosi. I suoi seni rotondi e ben fatti, invece, se ne stavano schiacciati contro il materasso, sembrando ancor di grossi di quello che effettivamente erano.
Per evitare di svegliarla, Vanni preferì alzarsi, prima però la baciò delicatamente sul e collo.
Vanessa era la sua nuova compagna, aveva 42 anni, una donna estremamente attraente, con un divorzio alle spalle, titolare di una casa editrice.
Dopo una cena, accompagnata da un buon vino rosso e da musica new age, avevano finito la serata facendosi sopraffare da una passione dirompente ed addormentandosi poi teneramente abbracciati.
Vanni si rifugiò in mansarda, si sedette alla sua scrivania ed accese un sigaro, “antica riserva”. Si stirò le gambe osservando attraverso la finestra la splendida luna di quella notte, poi si alzò ed aprì la finestra di fronte a lui, permettendo all’aria salmastra del mare di invadere la stanza.
Abitava in una villetta sulla la Riviera dei Ciclopi, dalla quale si godeva una vista eccezionale che comprendeva oltre ad una parte del porticciolo di Acitrezza anche i Faraglioni. Si trattava di scogli basaltici che, secondo la leggenda, erano stati lanciati da Polifemo ad Ulisse durante la sua fuga.
Nella mansarda, Vanni aveva stabilito il suo angolo segreto, quello dove poter stare da solo a pensare, a studiare, lavorare al computer, a rifugiarsi, come in quel caso nelle lunghi notti insonni.
Era un periodo sereno e prospero, il suo lavoro di investigatore privato, lo riempiva di soldi e soddisfazioni, la sua relazione con Vanessa lo appagava in tutto e per tutto. Adorava quel suo essere pratica e decisa nella vita di tutti i giorni, e al tempo stesso un’amante passionale ed esotica tra le mura domestiche.
Tuttavia si sentiva particolarmente nervoso, qualcosa lo turbava e non riusciva a capire cosa.
Dopo una vita vissuta intensamente alla massima velocità, Vanni si sentì all’età di 37 anni, inspiegabilmente invecchiato e solo. Sentiva che, c’era qualcosa che gli era sfuggito e che doveva sistemare.
Non riuscendo a trovar pace nemmeno nel suo angolo segreto, spense il sigaro, decidendo di fare un giro in auto, Insieme al suo dobermann di nome “Flash”.
La BMW X5 di Vanni, saliva lentamente la rampa del garage sotterraneo che l’avrebbe portata all’esterno, da lì poi l’auto imboccò il vialetto che l’avrebbe condotta fuori dalla villa.
Il fuoristrada acquistava maggiore velocità man mano che procedeva sul lungomare della “scogliera”.
La sua marcia proseguì lungo il viale Africa, passò davanti la stazione poi si avviò verso il porto. Dopo averlo raggiunto e lasciato alle sue spalle, imboccò viale Kennedy costeggiando i numerosi lidi della Playa. L’auto dopo aver superato una discoteca sulla spiaggia svoltò a sinistra infilandosi in un viottolo stretto e sabbioso ricavato tra due stabilimenti balneari, arrivando sulla spiaggia e fermandosi vicino alla riva del mare.
Scese dall’auto insieme a Flash, mentre la luna illuminava il loro cammino.
Camminava senza arrivare da nessuna parte ne sapere dove andare, mentre il fedele animale non si staccava mai da lui. Alzò gli occhi osservando luci delle discoteche sulla spiaggia concentrandosi e cercando di sentire la voce del mare che vibrava nell’aria. Ripensava alla strada percorsa in quegli ultimi anni cercando di capire quale doveva essere quella che ancora doveva percorrere. La vita negli ultimi anni lo aveva ripagato per i torti che gli aveva inflitto, anche se ogni volta che credeva di aver raggiunto il suo equilibrio qualcosa tornava a turbare la sua serenità.
Si sedette accovacciandosi su di un monticello di sabbia ed ascoltando ad occhi chiusi la soave voce del mare.
Aprì lentamente gli occhi, restò seduto mentre lo sguardo si perdeva dietro le luci di una nave da crociera che spariva all’orizzonte. Si voltò guardando il fascio luminoso del faro alle sue spalle che fendeva la notte. Un leggero alito di vento si infilò tra i suoi capelli carezzandoli, mentre alcuni pipistrelli vociavano chiassosi su di lui. Ad un certo punto uno di loro si abbassò, volteggiandogli accanto per qualche secondo, riprendendo subito quota diretto verso altri orizzonti.
Adesso i suoi occhi erano nuovamente chiusi, l’eco del suo respiro rotolò di onda in onda e pian piano le immagini del sogno appena concluso riaffiorano di nuovo tra i suoi pensieri.
Il rumore delle onde avvolse i suoi pensieri, si sentì leggero, sorrise riuscendo a godere la vista del mare pur avendo gli occhi chiusi.
Il rumore dei pensieri che un attimo prima lo avevano stordito, aveva lasciato la sua testa, e pian piano l’odore fugace del mare gli riempì le narici. I suoi pensieri avevano ripreso a vagare tra i vicoli dei suoi ricordi, anche se adesso erano quelli più piacevoli. Rivide vari volti del suo passato, immagini sbiadite nel tempo, profumi persi nella memoria. All’improvviso gli giunse un volto dal suo passato più lontano, gli sembrò addirittura di sentirne il profumo.
Quel mare illuminato dalla luna, così come ogni granello di sabbia, furono intrisi del ricordo di lei. Gli Sembrò di vederla correre a piedi nudi sulla riva con i capelli mossi dal vento.
Quel volto gli donò un’ improvvisa serenità, gli sembrò quasi che lei fosse accanto a lui. Tuttavia si rattristo nuovamente, ripensando che quello era per il suo unico rimpianto, la sua più grande opera incompiuta. Aveva rinunciato a lei per non compromettere la sua amicizia con Giacomo, alla fine però, perse sia lei che l’amico.
Desiderò intensamente, quasi con rabbia di poter avere una seconda possibilità e poter cancellare quello che aveva sempre considerato un grosso errore. Sembrava una notte speciale, piena di magia, una di quelle notti in cui tutto poteva realmente accadere.
Alcuni spruzzi del mare sollevati da una lieve brezza gli finirono sul volto destandolo dai suoi ricordi. Vanni Affondò una mano nei lunghi capelli portandoli indietro ma questi tornarono subito in avanti a coprirgli la fronte.
All’improvviso sentì, che quel vagare con la mente era alienante, volle allontanare quell’immagine, rendendosi conto che questo doloroso rimpianto era la causa di quella lunga notte senza sonno.
Una civetta bianca, spiccò in volo dirigendosi verso la luna, così anche Vanni si alzò, guardò un ultima volta il mare e tornò verso la sua auto seguito da Flash.
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