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Afrodite

“Afër-dita” – è vicino il giorno – sussurrò nel totale silenzio il giovane indoeuropeo alla gente di un villaggio di montagna dell’attuale Albania, riunita per difendere la propria libertà dando battaglia, all’alba. E indicava il pianeta splendente, la luce più intensa dopo quella notte senza luna.
Il nome di Afërdita si estese a tutta l’area del Mediterraneo, ai popoli liberi e a quelli soggiogati. Un giorno un pescatore del Peloponneso vide Afërdita brillare intensamente su un ventaglio di schiuma di mare, mentre il sole si apprestava a sorgere dal lato opposto, sulla terra. Aveva sempre vissuto lì, in quel lembo di terra e di mare
(Nel mio paese c’era un vedovo con molto contegno, che viveva con la sua piccina. Avevano un cognome altisonante: De Judicibus. La gente del paese lo chiamò “Lisc’e’buss”, perché ivi il tressette era compreso, mentre il latino no. La bimba, ‘Silvanija e Lishebuss-it” crebbe presto, si sposò e svanì via).
Fu così che il pescatore del Peloponneso gridò: “Afròs”, - spuma – a quella luce dal colore della schiuma che danzava sopra l'orizzonte.
Ieri un professore ha detto: Afrodite da Afròs, spuma, nata dalla spuma. Svanita in afrodisiaco afrore fra le mani dei presenti.
È quasi l’alba. Sei incantevole Afërdita. Sdraiato sul terrazzo, ti ho ammirato e ti ho aspettato e ho sofferto a lungo.
Apro il mio sorriso per lasciarti entrare.

 

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7 commenti:

  • Andrea Tessadri il 07/01/2010 17:44
    Bellissimo. Originale, e bellissimo.
  • Nicola Saracino il 06/09/2009 13:56
    Avventurarsi nelle parole... a volte è necessario per non avventurarsi nell'etimologia del silenzio. Nicola
  • Giuseppe ABBAMONTE il 28/08/2009 13:53
    L'unica incertezza che mi resta, dopo la lettura della composizione e dei commenti, è se sia più interessante e gradevole la prima o se siano più stuzzicanti i secondi.
    In ogni caso, la composizione è gradevole e ben scritta, come al solito. Avventurarsi nell'etimologia delle parole e trarne spunti poetici è l'ennesima prova dell'eccletismo del nostro amato Nicola.
    Giuseppe
  • Vincenzo Capitanucci il 15/08/2009 12:54
    è bello viaggiare nelle lingue.. dit'a... in aramaico vuol dire primavera...

    Afrodite... da schiuma del mare... diventa su terra messe di primavera... signora della fertilità... e dell'abbondanza.. dunque dell'amore...

    anche la scienza darebbe ragione a questa ipotesi... dicendo che la vita è sorta dal mare...

    buon pomeriggio.. Nicò...
    v
  • Nicola Saracino il 15/08/2009 10:54
    Anche a te Vincenzo, dalla riarsa Puglia (pa uj, senz'acqua, indo-europeo sopravvissuto nell'albanese...) Nicola
  • Vincenzo Capitanucci il 15/08/2009 10:25
    Apro il mio sorriso.. per lasciarti entrare... spero che non voglia dire.. perdere tutti i denti davanti... in questo caso saremo meno agressivi...
    Incantevole racconto... Nicola... una spuma fra le dita... leggera.. evanescente... in onda di luce...
    Ps.. Potrebbe essere una bufala... l'esistenza... di una lingua indo-europea... almeno secondo gli studi di Giovanni Semerano... la nostra lingua madre... madre di tutte le lingue... potrebbe essere l'accadico-sumero... in questo caso si tornerebbe nella culla di Uk... Uruk... da dove partì il patriarca Abramo... nel suo viaggio verso la terra promessa...
    Qualche anno fa ho scoperto il Gilgamesh... libro meraviglioso... della ricerca dell'erba dell'immortalità... lungo viaggio attraverso le viscere della madre Terra... peccato che queste erbe siano finite... nello stomaco di un serpente.. l'unico a poter cambiare pelle...
    Una piccola chiccha... Alpu... in accadico.. vuol dire ghiaccio... somiglia stranamente alle nostre Alpi..
    Un buon ferragosto Nicola...
  • Anonimo il 15/08/2009 00:17
    ben scritto... lettura interessante e piacevole

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