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Damon Gallagher in I Nachzehrer
L’avventura a Norwich non è certo stata l’unica che ho vissuto in un cimitero, anche un’altra volta ci andai molto vicino a fare una brutta fine.
Questa volta però fui semplicemente ingaggiato sotto copertura, senza che la cosa risultasse, da un sindaco di una cittadina che aveva un problema alquanto insolito.
Non volendo dare troppa eco alla notizia, preferì non rivolgersi alla polizia, ma ad un esperto.
Ebbene, il problema del mio cliente era che, da diverso tempo, aveva un forte turnover di guardiani al cimitero.
Strano da dirsi, ma li assumeva e nel giro di poche settimane si licenziavano o diventavano pazzi, fino a quando l’ultimo era semplicemente scomparso.
Di punto in bianco, con i familiari che ancora lo cercavano.
Mi presentai come da accordi e mi feci consegnare tutta la documentazione necessaria su questo caso, come l’elenco e le schede personali dei dipendenti, che avevano precedentemente assolto il ruolo di guardiano al cimitero e la lista di tutti gli ospiti della struttura, in modo a poter vedere se riuscivo a trovare qualcosa di strano.
Il sindaco lo vidi subito molto preoccupato per la questione, e mi fece quasi giurare di non divulgare l’informazione in giro, ma poteva stare anche tranquillo che nel mestiere, abbiamo il segreto professionale anche noi.
Mi rinchiusi in un albergo qualche giorno per preparare il terreno di indagine anche perché il materiale da vagliare era comunque bello ricco.
Le statistiche sugli andamenti dei decessi, sempre se entravano qualcosa con la soluzione del caso, erano pressoché altalenanti.
C’e’ da dire però, che i casi segnalati dai guardiani del cimitero, erano in periodi dove non si erano registrati molti decessi.
Il primo passo era stato fatto. Gli eventi che creavano scompiglio nel cimitero avvenivano sistematicamente in periodi dove non si registravano decessi.
Avevamo il dato, adesso andava fatta una adeguata analisi del dato.
Ragionando, quando si registrano molti decessi in un determinato periodo cosa succede? Innanzitutto succede che in giro ci sono più persone.
I parenti, passano a trovare le tombe dei loro defunti con una incredibile frequenza nel periodo subito a ridosso del decesso poi, con il passare del tempo, la frequenza è sempre più scarsa.
Quindi possiamo dire che questi avvenimenti si verificavano soprattutto quando la situazione era più calma. C’e’ però anche da dire che tutte le segnalazioni erano avvenute di notte, quindi quando il cimitero era chiuso, ed in giro non c’era nessuno tranne il guardiano.
Se questo era vero, c’era da chiedersi per quale motivo.
Cercai allora di andare, ancora più a fondo alla questione, analizzando cosa era stato visto e chi era il guardiano di turno.
Il buon segretario del sindaco era riuscito a farmi avere tre fascicoli, degli ultimi tre guardiani del cimitero. Non erano poi molti e speravo proprio che sarebbero bastati per arrivare a qualcosa, senza dover andare a scavare troppo indietro nel tempo.
Il primo era un certo Erick Steedley, età 41, cultura medio bassa, aveva lavorato per molti anni in fabbrica e poi aveva lasciato tutto per andare a fare il guardiano notturno in un cimitero. Probabilmente aveva lasciato una vita caotica e sotto pressione per andare a fare un lavoro tranquillo. Almeno così pensava lui.
Nel fascicolo venivano riportate anche i medicinali che prendeva questo uomo e questo uomo si faceva di Seroxat, un antidepressivo.
Lavorò come guardiano per un periodo di circa un anno, ma le prime lamentele iniziarono dopo i primi sette mesi di lavoro.
Le prime volte si lamentava che durante la notte sentiva dei rumori continui, come dei brusii e delle urla soffocate, ma andando in giro con il suo fido cane non aveva avvistato niente.
I rumori continuarono per diversi giorni e poi di colpo cessarono.
La data, tra questa ultima segnalazione e la successiva, era di quasi tre settimane e infatti coincideva con la sepoltura di un noto uomo di affari locale.
Poi la segnalazione riprese e questa volta fu anche visiva. Il guardiano dichiarava a verbale che quella sera, allertato dai rumori che aveva sentito anche in precedenti occasioni, svolgendo la abituale ronda, avvistò dietro un cespuglio qualcosa che camminava carponi.
Quella volta, dichiarava di non avere con sé il cane, ma per sua affermazione poteva anche trattarsi di un animale notturno.
Altra segnalazione riportava che, facendo una ronda con il cane, avvistò qualcosa che era arrampicato su di un loculo.
Quando arrivò quella cosa scese con un salto e scappò dietro una fila di tombe. Il guardiano sciolse il cane che si diede all’inseguimento. Quando sentì il cane azzannare qualcosa gli andò dietro e invece trovò il cane azzannato con una profonda ferita al collo.
Anche su questo rapporto il guardiano riferiva che poteva tranquillamente essere stato un predatore notturno, forse una grossa volpe o qualcosa di simile.
Il cane, dopo quel episodio, non veniva più nominato per tutti gli altri rapporti.
Strano, perché aveva iniziato a descrivere una possibile scimmia arrampicata su i loculi e terminava con un animale predatore notturno, come una volpe. Qualcosa certamente non tornava.
I rapporti erano comunque tutti simili e non riportavano niente di nuovo, fino a verso la fine quando invece raccontava di un vero e proprio assalto alla cascina alloggio del guardiano.
Seguendo in linea temporale i rapporti, tutto ciò avveniva sempre in periodi dove non si registravano decessi per quel cimitero.
Quella notte il guardiano, oramai stremato da questi continui avvistamenti, raccontava di essere molto stanco e di essersi addormentato più volte. Venne però svegliato da un rumore alla porta della cascina. Non era un semplice bussare, ma erano più della unghiate di animale.
Affermava, che ancora insonnolito, stava per aprire la porta, pensando che era il cane che voleva rientrare, e non ricordandosi che invece il cane non c’era più.
Tutto questo lo pensò con il chiavistello tolto, e l’uscio aperto di uno spiraglio tanto da far entrare quello che lui descriveva come “un alito da inferno, come un animale che aveva mangiato la morte”.
Parola del guardiano.
Continua dicendo che, con una spallata, richiuse la porta e riassicurò il chiavistello e per tutta la notte unghiate alla porta e rumori continui fuori della cascina e sopra il tetto.
Dalla finestra un po’ per la condensa sui vetri, un po’ per il buio che faceva fuori ed i bagliori delle fioche luci, non riusciva altro che a scorgere alcune sagome indistinte.
Il giorno dopo sono datate le sue dimissioni e non si sapeva più che fine avesse fatto.
Brian Parker era invece un vecchietto, che aveva accettato di fare il guardiano notturno dopo aver subito l’amputazione di una mano, netta all’altezza del polso, per un incidente in fabbrica.
La sua scheda era impeccabile, gran lavoratore, persona seria e posata, sposata da tempo con due figli grandi.
L’interessante del soggetto era, che ci potevo parlare perché, dopo tre settimane di lavoro come guardiano, era impazzito e rinchiuso in un ospedale psichiatrico.
All’ospedale psichiatrico non riuscii a cavare molto dal signor Brian. Nonostante non fosse passato troppo tempo dagli eventi, era difficile riuscire a dare una interpretazione ad un racconto sconclusionato e con tante parti contrastanti.
Forse dovuto alla senilità come forse dovuto ai medicinali assunti, cercherò di dare un senso logico a quanto mi raccontò.
Il buon vecchietto raccontò come per diverse sere aveva sentito dei rumori strani e strani movimenti di notte, ma alla fine non era mai successo niente di allarmante e quindi non gli aveva prestato attenzione.
Tutto cambiò invece l’ultima sera che aveva lavorato al cimitero, dato che poi si era ricoverato e subito dopo passò alla casa di cura che lo ospitava, quando, mentre stava facendo la ronda, sentì dei rumori strani provenire da poco distante.
Girò l’angolo attraversò una siepe e nel frattempo tutto si era tranquillizzato, anche se persisteva nell’aria uno strano odore di marcio. Continuò ad avanzare, quando vide ai piedi di una cappella la soglia aperta e un uomo che stava steso in terra.
Pensò inizialmente che qualche visitatore fosse rimasto dentro oltre l’orario di chiusura a pregare o magari qualcuno, colto da malore, che nessuno aveva visto.
Avvicinandosi girò con la schiena a terra l’uomo, che non solo era morto, ma era morto, stando al suo racconto, pure da diverso tempo visto lo stato di decomposizione.
La ragione dell’odore era spiegata, anche se non era comprensibile come questo cadavere poteva trovarsi al di fuori della tomba. Lo sconvolgente del racconto non era però questo.
Lo sconvolgente del racconto, stava nel fatto che quel cadavere era mezzo consunto sia per la decomposizione, ma anche perché qualcuno se lo stava in quel momento mangiando. E non solo per i morsi che difficilmente si potevano definire freschi, ma per il fatto che poco distante dal corpo si potevano trovare altri brandelli maciullati di cadavere.
Brian pensò inizialmente a degli animali notturni, che potevano sfamarsi di un cadavere, anche se bisognava prima spiegarsi come potevano aprire una cappella, rimuovere il marmo, aprire la bara, estrarre il cadavere e banchettarci.
Come soluzione non andava certo bene.
Stando al racconto di Brian, mentre era riverso a chiedersi questo, fu assalito da dietro da un gruppo di bestie che gli venivano incontro reggendosi con le sole zampe di dietro.
Da qui in poi, pezzo più concitato della storia, Brian iniziava a divagare di aver lottato, di essersi liberato, non si capisce bene come, considerando la veneranda età.
Probabilmente i farfugliamenti erano dovuti all’età, però poi mi fece vedere, sollevandosi la maglia, un morso che ancora riportava ad un fianco, un morso violento e curato dalle infermiere per via dell’infezione.
Un morso strano, perché dato con estrema violenza ma con una dentatura nettamente differente da quella tipica di un animale.
Questo, era quanto ero riuscito a cavare dal signor Parker.
Robert Raye invece, era stato l’ultimo guardiano del trio a me fornito e anche quello che difficilmente poteva aiutarmi ai fini della ricerca, dato che era scomparso proprio, né un rapporto né niente.
Aveva resistito una settimana e poi più nulla. Non era venuto nemmeno a prendere lo stipendio.
Erano stati raccolti degli indizi interessanti, ma non bastavano per riuscire ad arrivare ad una conclusione del caso, quindi in questi frangenti, il manuale consiglia di prendere, diciamo, un po’ più di petto la situazione.
Così mi ritrovai io, ad essere il quarto della lista dei guardiani al cimitero.
Ne parlai con il sindaco, che non ebbe niente da protestare, tanto lui già mi pagava per indagare, sarebbe stato sempre un salario risparmiato.
Passai diverse sere, nella cascina dei guardiani all’interno del cimitero e solo in qualche occasione sentii degli strani rumori ma andando per ronde non trovai mai niente fuori posto.
Era anche vero che, nel periodo nel quale facevo il guardiano, c’erano stati diversi funerali e quindi come la statistica sopra riportava, in presenza di funerali l’attività notturna di queste creature, qualsiasi cosa fossero, diminuiva drasticamente.
In questo modo ebbi più tempo per pensare e, andandomi a riguardare tutte le carte dell’indagine, mi sembrò molto più chiaro il tutto.
Collegai il resoconto del guardiano, che era stato attaccato dentro la baracca, al fatto che dichiarava che l’alito di quei cosi sapeva di morte.
E se effettivamente fosse vero?
Cosa spingerebbe questi strani esseri ad attaccare addirittura il guardiano, dentro la baracca, quando in condizioni normali si nascondono.
La risposta poteva essere solo una, e il solo pensarci mi stringeva lo stomaco in un pugno.
LA FAME.
Significava che questi esseri, nei periodi nei quali non c’erano funerali, erano affamati e, non potendo nutrirsi dei cadaveri, arrivano ad attaccare anche le persone vive, basti pensare al guardiano che aveva trovato a terra il cadavere.
Invece, nei periodi di grassa, quando c’erano molti funerali, rimanevano nascosti, a nutrirsi dei cadaveri e per questo non si sentivano in giro.
All’inizio fu solo una ipotesi, ma venne comprovata subito perché uscii e andai a controllare proprio le casse dei morti recenti.
Le lastre, che ricoprivano i loculi, erano state rimosse e poi riassettate ma, ad uno sguardo attento, lo si poteva notare.
Tolsi la lastra ad un loculo e, con l’aiuto della torcia, andai a rivedere la cassa e riscontrai che il coperchio della bara era stato forzato.
Con in mente questo, feci un giro del cimitero, facendo attenzione anche ai rumori di fondo ed effettivamente mi resi conto, o forse era autosuggestione, che al mio passaggio un certo brusio di fondo si andava quietando, fino a quando non fossi passato.
Ritornai alla baracca, abbastanza sconvolto, e andai rimuginando sul da farsi.
Il guardiano scomparso era scomparso mentre lavorava, se fosse stato vittima di questi esseri non sarei riuscito a trovare un bel niente. Si sarebbero sicuramente mangiato ogni possibile traccia.
Il giorno seguente feci un giro di telefonate, a tutti quelli che come me combattono ogni giorno con ogni genere di stranezza possibile.
Ricevetti un fax da un mio vecchio amico e maestro, riportava la scritta Nachzehrer, ed ebbi terrore.
I così amichevolmente detti mangiamorte, sono degli esseri assolutamente privi di vita, privi di ogni raziocinio e incapaci di libero arbitrio.
Si muovono sospinti solamente dal loro spasmodico desiderio di nutrirsi, e quella è la loro unica esigenza.
Capita a volte, e dicendo così non vorrei spaventare nessuno, che quando si muore non tutti rimangono morti.
A volte capita che il cadavere, che niente ha a che vedere con la persona che era in vita, ma solo con il suo corpo in disfacimento dovuto alla decomposizione, si risvegli divenendo un Nachzehrer, se riesce ad uscire dalla bara sigillata e andando a nutrirsi di altri cadaveri freschi presenti in quel momento nel cimitero.
I mangiamorte sono operativi anche quando vengono liberati da altri mangiamorte, che vanno ad aprire la bara per il lauto pasto.
Di norma tra di loro non si mangiano e cooperano se serve più di un elemento per rimuovere una lastra di marmo o aprire una bara, ma arrivano anche a mangiarsi tra di loro se la carestia incombe, fino ad atti di auto cannibalismo, anche se non so se si può parlare di questo quando lo si applica ad un cadavere.
I mangiamorte, che non riescono ad aprire la propria bara e non vengono aiutati da altri pari loro, mangiano se stessi fino al completo annientamento del cadavere, per poi morire definitivamente.
Quando un Nachzehrer si risveglia sotto terra il problema non sussiste, perché queste bestie non riescono a scavare quindi i problemi vengono solo da quelli seppelliti nei loculi.
Come esseri non sono tra i più pericolosi che ci sono, se ti mordono non rischierai mai di diventare uno di loro ma al massimo di prenderti una brutta infezione.
Sono sempre della categoria non morti ma diciamo che non destano troppe preoccupazioni se non fossero estremamente schifosi.
E quando si ha a che fare con queste cose è seriamente difficile non sporcarsi.
Il passo successivo era estremamente chiaro e questa volta il sindaco ebbe maggiori remore.
Dovevo innanzitutto essere sicuro che si trattavano dei Nachzehrer e per verificarlo dovevo diventare il prossimo pasto.
Con in mano un bel fucile a canne mozze mi feci seppellire al cimitero, inserendo insieme a me nella bara della carne andata a male che produceva, in quel angusto spazio, un puzzo che mi portò più volte a vomitare, ma il tutto servì per prendere coscienza di chi mi trovavo a fronteggiare.
Inutile dire che la cerimonia la saltammo in pieno, pagai qua e là chi serviva e doveva tacere e fui infilato in un fornetto nemmeno tanto alto e facile da raggiungere.
Un po’ di training autogeno, per riuscire a sopportare quella situazione e arrivai a notte fonda.
Si andava in scena.
Nel silenzio tombale, si iniziarono a percepire i primi rumori e poi la pietra che veniva fatta scivolare lentamente dal suo alloggio.
Poi, il rumore si interrompe e si sente solo un bofonchiare di fondo, poi la bara inizia a muoversi.
Il puzzo di carne marcita era un ottimo richiamo per quei mostri e la carne si ammassava ai miei piedi insieme al vomito, come mi fecero scendere dal loculo.
Stringevo forte in mano il fucile e iniziai a sentire che delle mani, forti ma disarticolate, agganciavano il coperchio della bara cercando di forzarlo.
Al primo paio di mani se ne aggiunsero un altro e poi anche un altro, l’operazione era abbastanza concitata e anche tra di loro iniziavano ad innervosirsi ad ostacolarsi.
Ad un certo punto fui fatto cadere a terra, rischiando di far partire accidentalmente un colpo e sparandomi ad una gamba.
Quando l’operazione si ripeté, due e poi tre volte, capii che non riuscendo ad aprirla volevano semplicemente sfondarla.
Come le cerniere incominciarono a cedere forzai con un colpo ed iniziai a sparare ripetutamente su qui cadaveri ambulanti.
Erano tre e li feci secchi subito.
Il primo, perché lo presi alla testa subito, gli altri due mentre cercavano di fuggire per guadagnare la loro bara.
Una volta ammazzati per la seconda volta i Mangiamorte cadono a terra, ed agli occhi di uno che non sa come sono andati i fatti rischi pure di essere linciato per accanimento su cadavere.
Quindi la prima regola è quella di disfarsi dei cadaveri, cosa che feci subito andandoli a seppellire.
Erano semplicemente loro. Mi feci una doccia e il giorno seguente mi ripresentai al cimitero. La notte precedente avevo interrotto i bagordi in malo modo, quindi la sera seguente sarebbero usciti di certo perché la fame premeva.
Sigillai tutte le tombe con della ceralacca, per vedere quali sarebbero state aperte e la fortuna ha voluto che quel giorno stesso si fosse celebrato un nuovo funerale.
Il vecchietto in questione fu l’ultimo pasto, quello del condannato, per i Mangiamorte di quel cimitero.
Non mi presentai nemmeno al mio lavoro come guardiano, tanto ero intenzionato a lasciare campo libero per poterli scoprire tutti, e non per vigliaccheria.
Il giorno seguente mi presentai al cimitero, chiesi al sindaco di chiudere il cimitero per un paio di giorni con la scusa di una ristrutturazione.
Tornai armato e passai in rassegna tutti i loculi che sembravano essere forzati durante la notte.
I cadaveri di giorno rimangono inerti, mentre di notte, per non so quale alchimia, possono andare a guadagnarsi il cibo.
Per questo agii di giorno e feci in modo che tutti gli abitanti dei loculi che erano stati forzati non riuscissero più a muoversi.
Un lavoro da macellaio, ma era la cosa più utile allo scopo.
Un colpo in testa doveva essere sufficiente, ma con questo genere di esseri non si è mai sicuri. Quindi con una motosega passai in rassegna tutti gli arti inferiori e sigillando poi nuovamente la bara.
L’operazione intera durò un paio di giorni, ma ad oggi posso assicurare che da quel giorno in quel cimitero non vi è stata alcun tipo di segnalazione di sorta.
Non posso chiudere questo racconto senza prima avervi dato risposta riguardo Robert Raye. Durante la fase del “lavoro sporco” ritrovai il cadavere o almeno quello che ne rimaneva.
Volete sapere dove era andato a finire?
Nella tomba della signora Raye, morta un paio di anni prima.
Attenzione, quando vi dicono “Ti voglio così bene che ti mangerei”.
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