Cammina rapida e spedita per quella via di ciottoli, il bavaro del cappotto si scoraggia all'impossibilità di contrastare il freddo precoce di un novembre torinese. Lo stomaco brontola ma nemmeno lo sente, così impietrita nei sensi dal freddo e dalla routine. Troppo di fretta per fermarsi e vivere, meglio correre verso la lezione, sicuramente già cominciata, verso una seggiola scomoda quando va bene, un gradino ghiacciato nei giorni peggiori.
Quando apre la serratura malconcia del suo malconcio monolocale il tepore le sembra il regalo più geneIlroso della grigia giornata in cui ha dovuto affrontare autobus traboccanti disillusione e sudore e acqua sporca e acqua piovana e corse e ritardi e liti e mancanze.
Si mette davanti a un pc su cui guarda film scaricati in mancanza di un abbonamento rai che non può permettersi per una tv che non possiede. Mette su l'acqua ma poco dopo la spegne perchè la voglia di cucinare si spegne pochi secondi dopo quando la credenza painge la mancanza di cipolle, di passata, di sale grosso e di sale in generale. 20 minuti ed è malamente seduta sul letto ancora sfatto a masticare voracemente una margherita che e è costata gli ultimi 5 euro che giacevano da mesi nel portafoglio usurato.
Il telefono squilla, la voce è familiare, ma ha perso il suo entusiasmo, quelle conversazioni hanno perso la loro brillantezza nei rifiuti di lei, nelle conduetudini di lui, mai cambiate. Lei ancora una volta si condanna a una lunga nottedi sonno che le costa l'ennesimogiorno di vita. Non esce. Posa la cornetta e va dritta in cucina, genepy, ideal compagno di sventura che solitamente però si dilegua entro fine serata.